Studia alla Sorbona e lavora allo storico «Café de Flore» come Emily in Paris

LA STORIA. Rebecca Ghilardi, 24 anni, è arrivata nella capitale francese come au pair. Oggi frequenta un Master in Lingue e affari europei e per mantenersi ha un contratto nel caffè di Sartre e Picasso famoso per la serie Netflix.

Una città del cuore: Parigi e un sogno che ripercorre i testi di celebri autori, vivere in una metropoli ricca di opportunità e scoperte paragonata da Honoré de Balzac, maestro del romanzo realista francese del XIX secolo a un oceano: «Gettateci una sonda e non ne conoscerete mai la profondità, vi si ritroverà sempre qualcosa d’inaudito». Questo ciò che ha guidato Rebecca Ghilardi, originaria di Telgate, classe 1999, a partire per inseguire il suo sogno parigino.

Dopo aver frequentato il liceo linguistico Giovanni Falcone e aver conseguito la laurea triennale in Lingue e letterature straniere moderne, in particolare giapponese e inglese, all’Università degli Studi di Bergamo, Rebecca decide di partire per la Francia. «Cercando sui vari siti delle università ho trovato dei corsi che potevano fare al caso mio, ma sfortunatamente, o fortunatamente con il senno di poi, potevo iscrivermi solo a partire da aprile. Essendomi laureata a novembre c’era un certo gap temporale tra laurea e nuova iscrizione alla magistrale – spiega la ragazza –: ho deciso così, nel mentre, di partire come au pair in Francia per riprendere la lingua, che avevo studiato al liceo e dunque non praticavo da tre anni». La ricerca si è focalizzata su Parigi per avere al contempo la possibilità di sperimentare la vita quotidiana in quella città. «Ho trovato una famiglia che abitava a Meaux, una cittadina a una ventina di minuti di treno da Parigi. Ho sviluppato con loro un rapporto meraviglioso, siamo ancora in contatto, la famiglia era composta dai genitori e due bambini che attualmente hanno 10 e 8 anni. L’idea iniziale era di restare da loro per circa tre mesi, in realtà ho deciso di prolungare il mio soggiorno per quasi sei mesi».

La ragazza alla pari

Rebecca si occupava dei bambini e, nel tempo libero, si recava a Parigi per esplorare la città in ogni suo piccolo dettaglio che normalmente, da turista, non si ha il tempo di osservare. «Da lì, con l’aiuto della famiglia per cui lavoravo, ho iniziato a mandare varie candidature per l’università: verso fine luglio ho avuto conferma di essere stata ammessa alla Sorbonne Université nel Master in lingue straniere applicate negli affari europei – spiega –, l’università qui è molto diversa dalla nostra in Italia. Da noi abbiamo volumi su volumi di cui a lungo andare si perde la maggior parte delle nozioni, qui l’università punta invece a farti apprendere strutturando esami divisi in esposizioni orali su progetti e una parte scritta basata solo sugli appunti del corso».

Con la conferma di ammissione parte la ricerca della casa, con le difficoltà connesse a trovare un affitto da straniero per le garanzie richieste dai proprietari e le loro perplessità se queste provengono dall’estero, e, finalmente, il trasferimento a Parigi. «Durante la triennale ho sempre lavorato, la ritengo una cosa fondamentale sia per guadagnare un po’ di autonomia che per staccare un po’ la spina, così, appena arrivata a Parigi ho ricercato un lavoro compatibile con l’obbligo di frequenza del mio Master – racconta Rebecca –: inizialmente facevo la babysitter, dopodiché nel secondo semestre ho fatto application per un ruolo che in Italia non esiste: la hostess di accoglienza nei ristoranti, quella figura che si occupa di gestire il flusso di clienti nel ristorante, la relazione con il pubblico, le prenotazioni e la fila d’attesa».

Nel Café de Flore

Uno storico caffè letterario di Parigi, il Café de Flore, situato nel quartiere di Saint-Germain-des-Prés, ha assunto Rebecca per ricoprire tale ruolo, trenta ore settimanali spartite su venerdì, sabato e domenica. «È stata per me una bellissima sorpresa, era il caffè di Picasso, Jean-Paul Sartre e vari intellettuali dell’epoca, mi ero recata più volte in questo luogo durante i miei viaggi a Parigi e non avrei mai pensato ai tempi di lavorarci un giorno – commenta –: dopo la serie tv “Emily in Paris”, l’affluenza al locale è aumentata notevolmente unendo ai clienti storici del locale, sia i turisti settoriali che quelli che l’hanno conosciuto per la serie di Netflix». Un’esperienza faticosa, ma estremamente stimolante sia sul piano lavorativo che personale: cambiare lingua con ogni turista, incontrare personaggi noti del panorama parigino: registi, fotografi che hanno vinto il premio Pulitzer, personaggi famosi francesi come l’attuale primo ministro e attori.

«È un posto come pochi – commenta –: è un mondo di incontri e di storie, si può parlare con turisti che vengono da ogni parte del mondo, così come persone ai vertici delle loro categorie professionali, mi ha dato tanto». Attualmente Rebecca sta frequentando il secondo semestre del secondo anno del Master, periodo dedicato allo stage: «Qui lo stage è ritenuto estremamente importante dal punto di vista formativo per imparare concretamente quanto studiato, inoltre è retribuito – spiega –: lo sto svolgendo presso un’agenzia di comunicazione internazionale che si occupa di lifestyle, lusso e arte. Il mio ruolo è quello di assistente addetto stampa nel mondo dell’arte. È un lavoro molto stimolante, mi hanno da subito integrata nelle mansioni quotidiane dell’agenzia formandomi e lasciandomi spazi di sperimentazione in autonomia. Sono veramente contenta di questa opportunità: l’ambito artistico mi è sempre interessato, ma l’avevo messo da parte perché da noi c’è l’idea che la cultura non ti darà mai da mangiare. Qui invece ho scoperto che l’ambito della cultura offre varie possibilità di cui non ero al corrente».

I sogni per il futuro

L’inserimento a Parigi di Rebecca è stato facilitato dalla sua esperienza come au-pair che le ha consentito di conoscere bene la città e crearsi un’iniziale rete di contatti che ha poi facilmente ampliato grazie alle conoscenze in università e sul lavoro. «Mi sono inoltre fidanzata con un ragazzo tahitiano che vive a Parigi, Mahana, l’ho conosciuto al Café de Flore, è stata una storia nata da lunghe passeggiate per Parigi parlando delle nostre vite, un po’ alla Midnight in Paris». Un’esperienza che ha ampliato gli orizzonti di Rebecca, portandola a cambiare visione del mondo: «Sto organizzando una gita a Bergamo con le mie amiche francesi perché è una bellissima città che voglio mostrare loro, inoltre rimarrà sempre nel mio cuore perché Bergamo per me vuol dire la mia famiglia, gli amici, ma è più un senso di appartenenza alle origini, non vedo un ritorno a Bergamo nel futuro. Terminato il mio Master, manca ormai solo la tesi, vorrei partire nuovamente per fare un’esperienza lavorativa non per forza in Francia, ma nel mondo: Australia, Nuova Zelanda o chi lo sa, oppure rimanere a Parigi e fare questa esperienza successivamente – rivela la ragazza –. Qui, a differenza dell’Italia, non c’è l’idea di ricercare un lavoro fisso per la vita, ma cambiare e sperimentare per trovare ciò che rende felici». Il futuro è ancora un foglio bianco tutto da scrivere con l’idea di partire e continuare a esplorare a seconda di dove porteranno le occasioni. «Voglio ringraziare i miei genitori che mi hanno permesso di inseguire i miei sogni, senza di loro nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile – aggiunge Rebecca –: se due anni fa qualcuno mi avesse detto che a oggi sarei stata a Parigi, studiando alla Sorbonne e lavorando al Café de Flore e per un’agenzia con sede sugli Champs-Élysées lo avrei preso per pazzo. Il mio consiglio per chiunque abbia anche solo un piccolo barlume di spirito di partire è di farlo».

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