Al professor Garattini il premio De Sanctis: «Il Paese ha bisogno di molta più ricerca»

LA CERIMONIA A ROMA. Il fondatore dell’Istituto Negri: «Abbiamo grandi difficoltà rispetto all’estero e troppa burocrazia. Dobbiamo trattenere i giovani, perché perdiamo i migliori».

Roma

Un riconoscimento all’eccellenza scientifica che si traduce in cura, speranza e futuro. È la prima edizione del Premio De Sanctis per la Ricerca, promosso dalla Fondazione De Sanctis in collaborazione con il ministero dell’Università e della Ricerca e intitolato a Giovanni Scambia, ginecologo oncologo del Policlinico Gemelli scomparso lo scorso febbraio. La cerimonia si è svolta giovedì 23 ottobre alla Sapienza Università di Roma, alla presenza, tra gli altri, della rettrice Antonella Polimeni e del presidente del Premio, Gianni Letta. Tra le eccellenze, Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, insignito per la carriera. «Speriamo che premi come questo aiutino a far capire che il Paese ha bisogno di molta più ricerca - ha dichiarato Garattini -. Abbiamo grandi difficoltà rispetto all’estero e troppa burocrazia. Dobbiamo trattenere i giovani, perché perdiamo i migliori».

«Speriamo che premi come questo aiutino a far capire che il Paese ha bisogno di molta più ricerca - ha dichiarato Garattini -. Abbiamo grandi difficoltà rispetto all’estero e troppa burocrazia. Dobbiamo trattenere i giovani, perché perdiamo i migliori».

Un riconoscimento anche per Roberto Burioni, ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, per aver difeso il rigore scientifico e la divulgazione accessibile. «Ho fatto del mio meglio per comunicare fiducia nella scienza. In un momento in cui la scienza ottiene grandissime vittorie, come sconfiggere una pandemia o sta cominciando a sconfiggere i tumori - ha sottolineato -, assistiamo paradossalmente a un sentimento di diffidenza verso quello che è il patrimonio più importante dell’umanità».

Tra gli altri premiati, Maria Leptin, presidente del Consiglio Europeo della Ricerca, per la promozione di una ricerca libera e interdisciplinare; Domenica Lorusso, ordinario di Ostetricia e Ginecologia di Humanitas University, per la ricerca clinica oncologica; Maurizio D’Incalci di Humanitas University per la farmacologia molecolare; il Pta Lab-Team Università di Bologna Fabit per l’eccellenza nella ricerca peptidica; e Giovanna Lattanzi del Cnr per il contributo alla genetica molecolare e alle malattie rare.

Il premio per il biologo Sammy Basso

Un premio alla memoria è stato infine dedicato al biologo Sammy Basso, per il suo messaggio universale di forza e amore per la scienza. «Ha dedicato tutto alla ricerca, fino all’ultimo giorno - hanno ricordato i genitori ritirando il premio -. Per Sammy non è mai stato semplice tutto quello che ha fatto, ma l’ha fatto veramente con il cuore e pensando veramente agli altri. Speriamo che il suo esempio spinga tanti ragazzi a credere nella scienza, a continuare a lottare e portare avanti quello che si sono prefissati nella loro vita».

Impegnata in missione umanitaria a Gaza, per dare a studenti e ricercatori palestinesi una prospettiva di vita, un futuro di libertà e di dignità negli atenei e laboratori italiani, il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha inviato un messaggio di vicinanza: «Oggi - si legge nel messaggio - non celebriamo solo la scienza, ma il coraggio, la dedizione e l’umanità di chi ogni giorno sceglie di mettere la conoscenza al servizio della vita. La ricerca è una forma di pace, perché costruisce futuro e restituisce speranza. In questi giorni difficili, mentre continuo la mia missione in Medio Oriente per portare aiuto e accoglienza a studenti e ricercatori palestinesi, sento ancora più forte il valore di questo premio: un riconoscimento alla ricerca che unisce, che cura, che costruisce ponti tra persone e Paesi. A tutti i premiati va la mia gratitudine: siete la prova vivente che la scienza, quando è libera e sostenuta, può diventare la più alta forma di umanità».

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