Bar e ristoranti: il lockdown preoccupa
«Più rischi negli spazi senza controllo»

Le zone rosse dell’aggregazione più selvaggia lontane dai bar: la movida nei locali in centro a Bergamo è piuttosto popolata ma distanziata. I gestori: salute prima di tutto, ma le spese restano. Noi preoccupati per i posti di lavoro.

La movida s’è seduta al tavolino, rispettosamente ordinata. Popolata, ma distanziata. Prudente, comunque non cupa. Il sabato del centro città all’ora dell’aperitivo restituisce la fotografia di una Bergamo frequentata, dove il timore per i contagi scorre carsico ma comunque deciso, e tendenzialmente rigorosa nell’osservare le regole. Nei locali più che nelle «zone rosse» dell’aggregazione più selvaggia.

Ore 18 di sabato 17 ottobre, Propilei di Porta Nuova. Scenario en plein air, ben diverso da dehors e tavolini che devono confrontarsi con la chiusura anticipata: sui gradoni, un gruppone di una ventina di ragazzini e ragazzine – indicativamente tra i 15 e i 18 anni, le mascherine abbassate, le distanze ravvicinatissime – è accalcato a ballare, con la musica alta e gli sguardi attoniti dei passanti, nello spazio tra la porta dell’ufficio della Polizia locale e la biglietteria del Donizetti. Un’oretta più tardi quell’assembramento non ci sarà più, ma il colpo d’occhio rimane eloquente, se contrapposto alla sostanziale tranquillità dei locali.

I timori dei gestori

È dove non c’è il controllo che il rischio cresce. Da qui, tra l’altro, muove spesso il ragionamento dei gestori dei locali, chiamati a misurarsi con più nuvoloni sulla testa. Da un lato la questione della salute, prioritaria, dunque dei contagi che non frenano. Poi le prime limitazioni (re)introdotte da un primo Dpcm e dall’ordinanza di venerdì 16 ottobre della Regione. E ancora: lo spettro delle ulteriori limitazioni in arrivo col nuovo Dpcm atteso per lunedì 19. «Per come la vedo io, le questioni sono due – riflette Alberto Brambilla, titolare dello 035 Lounge Bar, in Passaggio don Seghezzi –. C’è quella della salute, che vale anche per noi: tutti, gestori e dipendenti, abbiamo famiglia e siamo preoccupati. L’altra è quella più economica: il fatturato calerà, con possibili ripercussioni sul fronte occupazionale. Nel periodo del lockdown siamo passati da 10 a 0 come incassi, ma i costi fissi sono rimasti sempre a 7,5. Un nuovo lockdown sarà davvero problematico».

«La chiusura a mezzanotte va già a squalificare i cocktail bar e i pub che vivono sulla clientela del dopocena. Peraltro, c’è un ulteriore tema – ragiona Alessandro Salamina, del Tassino Caffè di Largo Rezzara –. I locali che hanno anche la cucina possono “trasformarsi” in ristoranti, quindi potrebbero avere orari differenti. La chiusura alle 21 sarebbe il colpo di grazia, peraltro in un territorio come Bergamo dove invece c’è grande senso di responsabilità. Le prospettive di sopravvivenza per i bar sarebbero minime: l’inverno ha già di per sé costi alti, e i costi fissi rimangono, anche perché i titolari degli immobili hanno già fatto sforzi per rinegoziare una volta i canoni. Oltre a tutto ciò, l’incertezza sulle decisioni non aiuta».

Vie del centro affollate

Acquisti in via XX Settembre e aperitivo, chi passeggia e chi cerca un ristorante. Al tramonto, il centro piacentiniano scorre ancora con flussi alti, comunque presidiato dalle forze dell’ordine. Non solo per la manifestazione del collettivo della Kascina Ponchia, che s’era dato appuntamento davanti a Palazzo Frizzoni per protestare contro lo sgombero, ma anche per monitorare il rispetto delle ultime disposizioni, tra possibili assembramenti e mascherina da indossare rigorosamente.

Poco fuori l’orbita più centrale dello shopping cittadino, il via vai si riduce. In via Tiraboschi, La Caffetteria di Porta Nuova alle 18 sta già per chiudere: «Le nuove misure le ritengo più che giuste, a prescindere dall’aspetto economico: contenere i contagi è più importante di tutto – spiega il titolare, Alfio Sorti –. Se anche si dovesse chiudere ancora prima, va bene. La salute viene prima di tutti: io il Covid l’ho fatto, e ho visto tante persone care perdere la vita». Non ci sono solo i bar e i luoghi della movida più frizzante ad attendere un possibile lockdown. Anche per i ristoranti – locali meno frenetici, più intimi – sono in arrivo novità col prossimo Dpcm. «Ma dentro i locali, che siano bar o ristoranti, si è più controllati, si fanno costantemente osservare le regole. È fuori che la situazione è più selvaggia – rimarca Ernesto Valenti, titolare di Casa Ernesto, ristorante di via San Bernardino –. La chiusura anticipata sarebbe un colpo duro per tutto il settore».

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