Bimba morta, carcere per la madre: «Omicidio volontario»

Leffe La decisione del Gip: «Esclusa la premeditazione, ipotesi di omissione». Convalidato il fermo e disposta la custodia cautelare in carcere per la 37enne.

Il gip di Milano Fabrizio Filice ha convalidato nella mattinata di sabato 23 luglio il fermo e disposto la custodia in carcere per omicidio volontario nella forma omissiva aggravato dai futili motivi per Alessia Pifferi, la 37enne che per più di sei giorni ha lasciato la figlia Diana di un anno e mezzo a casa da sola facendola morire di stenti. Il giudice ha escluso dunque l’aggravante della premeditazione contestata dalla procura e ha qualificato l’omicidio volontario nell’ipotesi dell’omissione.

«Io ci contavo sulla possibilità di avere un futuro con lui (il compagno, ndr) e infatti era proprio quello che in quei giorni stavo cercando di capire; è per questo che ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire». Lo si legge nell’ordinanza.

Alessia Pifferi, la 37enne che ha abbandonato la figlia di un anno e mezzo sola in casa per 6 giorni, non si è limitata a prevedere e accettare «il rischio» che la piccola morisse ma, «pur non perseguendolo come suo scopo finale, alternativamente» lo ha voluto, come è risultato anche da varie dichiarazioni del suo interrogatorio, tra cui, come sintetizza il gip di Milano Fabrizio Filice, anche riferimenti alla «paura» e «all’orgoglio di non chiedere aiuto alla sorella». Sorella che avrebbe potuto «in qualsiasi momento andare nel suo appartamento a soccorrere la figlia».

La donna aveva una «forma di dipendenza psicologica dall’attuale compagno (di Leffe ndr), che l’ha indotta ad anteporre la possibilità di mantenere una relazione con lui anche a costo dell’inflizione di enormi sofferenze» alla bimba. Con una «condotta dall’impatto intrinsecamente ed estremamente violento, anche se non in forma commissiva, nei confronti della persona in assoluto più vulnerabile». Lo scrive il gip. La donna è «incline alla mistificazione e alla strumentalizzazione degli affetti» e non ha «rispetto per la vita umana».

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