Carovita, nella Bergamasca un salasso da 500 milioni: «Sarà un Natale magro»

Incidono i rincari di gas, luce e carburanti: ogni famiglia spenderà 1.300 euro in più. I consumatori: «Il governo intervenga».

Stangata in vista per le famiglie bergamasche, attesi rincari per 500 milioni di euro. L’aumento dei prezzi, che sta colpendo i beni di prima necessità, fa già sentire i suoi effetti sui costi relativi all’energia e ai generi alimentari. In base alla stima di Adiconsum Lombardia, ogni nucleo familiare composto da tre persone, si troverà a sborsare 1.300 euro in più, spalmati su 12 mesi. Nello specifico, 410 euro (per un totale che, moltiplicato per le 450mila famiglie bergamasche supera i 180 milioni) serviranno per pagare la bolletta elettrica, 370 euro (165 i milioni che usciranno dal portafogli delle famiglie orobiche) saranno destinati al pagamento del gas per riscaldamento e cucina, mentre 205 euro per nucleo familiare (che fanno 90 milioni di euro sulle famiglie bergamasche) rappresentano i costi derivanti dall’aumento del carburante.

L’impennata dell’inflazione pesa anche sui generi alimentari, che rischiano di colpire per altri 90 milioni di euro le tasche delle famiglie di Bergamo e provincia. Il forte rialzo dell’elettricità si è già fatto sentire a ottobre e novembre, con il rischio concreto di una perdita del potere di acquisto, proprio sotto Natale, da parte dei consumatori. Siamo alle porte del periodo invernale, che di certo non agevolerà la situazione, a causa dei maggiori costi da preventivare anche sul riscaldamento. «Ancora una volta la forte crescita è da attribuire in prevalenza all’impennata dei prezzi dei beni energetici e per l’abitazione (+11% ) – commenta Mina Busi, presidente di Adiconsum Bergamo –. Sulla spinta dell’aumento dei costi di trasporto (+8,1 %) salgono anche i prezzi dei prodotti di prima necessità, come gli alimentari (+0.9%), con rincari previsti anche per beni ad alta frequenza di acquisto, servizi ricettivi e di ristorazione, servizi sanitari e spese per la salute e istruzione. Con queste percentuali l’inflazione raggiunge anche nel nostro territorio i livelli più alti dal 2012 – prosegue Busi –. Inoltre, il significativo aumento dei costi dell’energia, avrà ulteriori conseguenze negative sul fronte della povertà energetica, fenomeno purtroppo in forte crescita. Oltre che a monitorare e controllare l’andamento dei prezzi, in primis quelli dell’energia e dei beni alimentari, per scongiurare fenomeni speculativi, è urgente che il governo intervenga mettendo all’ordine del giorno una riforma del sistema di tassazione su bollette (a partire da una attenta revisione dei famigerati oneri di sistema) e sui carburanti (con una revisione delle accise), che ormai è diventata improrogabile – conclude Mina Busi –. Nel frattempo, dobbiamo imparare a monitorare le offerte dei vari centri per cercare di risparmiare e utilizzare nel periodo invernale tutti gli accorgimenti per evitare sprechi energetici».

Anche Federconsumatori Bergamo scende in campo a difesa delle famiglie, con una verifica sul campo per capire gli effetti che l’aumento dei prezzi sta portando nella nostra provincia. «Stiamo raccogliendo ed elaborando i dati sui prezzi alimentari e sulla benzina nella Bergamasca – conferma il presidente Umberto Dolci –. Grazie ai nostri controlli siamo in grado di calarci nella situazione reale e, successivamente, di saper rispondere nel miglior modo possibile sulle stangate che purtroppo ci aspettano da qui ai prossimi mesi. Le prime bollette hanno già sentenziato importanti rincari, ma purtroppo siamo solo all’inizio. Al momento l’unica soluzione percorribile per calmierare i prezzi, almeno per l’energia, è che il governo intervenga e si impegni seriamente per aiutare le famiglie, che rischiano di andare veramente in difficoltà – prosegue Dolci –. Alcuni aumenti sono già parecchio evidenti, ma su altri risultano in parte mascherati. Abbiamo infatti notato come sugli alimentari, da alcuni mesi, si stia andando a modificare la quantità di prodotto nelle confezioni. Per fare un esempio, se prima un pacco da 500 grammi di biscotti costava 4 euro, oggi a prezzo invariato ci vengono venduti tre etti di prodotto. Gli aumenti negli alimentari sono in parte mascherati dalle offerte, ma il consumatore compra se ha bisogno di prodotti e non a caso». Alimentari ed energia rischiano dunque di rappresentare il classico tallone d’Achille per le categoria più fragili. «La cosa peggiore è rappresentata dai costi fissi, distribuiti fra luce, gas e acqua, che colpiscono indistintamente tutti i cittadini – conclude Umberto Dolci –. Certo è, che 50 euro per un pensionato che riceve 500 euro al mese, non sono la stessa cosa rispetto a chi ne percepisce 3mila. Molti parlano di disparità, ma qui si tratta di una vera e propria ingiustizia sociale, sulla quale occorre intervenire al più presto. I maggiori costi vengono sempre scaricati sul consumatore finale, ma indipendentemente dal suo reddito. Se da un lato possiamo rinunciare a certe spese, dall’altro assistiamo a spese necessarie e indispensabili, come gli alimenti e il riscaldamento».

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