Criterio antivirus sparito in cinque giorni
Sequestrate circolari al ministero

A Roma i pm hanno acquisito due documenti sulle linee guida per i casi sospetti: nel primo c’è, nel successivo no.

«Una persona che manifesta un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato, senza tener conto del luogo di residenza o storia di viaggio, anche se è stata identificata un’altra eziologia che spiega pienamente la situazione clinica».

È uno dei criteri elencati nella circolare del ministero della Salute del 22 gennaio 2020 per identificare i casi sospetti di Covid-19. Sopravvissuto solo cinque giorni, perché nella seguente circolare ministeriale, datata 27 gennaio, di questo parametro non c’è traccia. Restano quelli riferiti a infezioni respiratorie acute abbinate a viaggi o residenze in Cina, a contatti con casi sospetti o confermati di Covid-19 e addirittura al fatto di aver visitato o lavorato «in un mercato di animali vivi a Wuhan». Criteri labili e già superati a quella data, che indirizzavano l’attenzione soprattutto sui cittadini cinesi, secondo quanto raccontato da alcuni medici sentiti come persone informate dei fatti dagli inquirenti della Procura di Bergamo, come ha riportato ieri il nostro giornale. Se il parametro fosse stato mantenuto nella circolare successiva si sarebbe potuto intercettare il virus con almeno tre settimane di anticipo, senza arrivare al 23 febbraio, giorno in cui all’ospedale di Alzano furono scoperti i primi due pazienti positivi della Bergamasca? È la domanda che si stanno ponendo in piazza Dante.

I due documenti risultano tra le carte che il pool di magistrati, guidato dal facente funzioni Maria Cristina Rota, in missione a Roma la scorsa settimana, ha acquisito nella sede del ministero della Salute. Non è confermato ufficialmente (i verbali sono secretati), ma pare che tra le domande rivolte al ministro Roberto Speranza ci fosse anche quella sul motivo per cui il criterio è rimasto in funzione per soli cinque giorni.

Dunque, ospedali, enti e strutture sanitarie, erano impossibilitati a intercettare casi di coronavirus in base a quei parametri labili e superati? Non è assodato. Anche perché nelle carte dell’inchiesta è finito un altro documento - acquisito all’inizio dell’indagine quando i carabinieri del Nas di Brescia s’erano presentati in Regione per acquisire atti - che sembra ricalcare lo spirito della circolare ministeriale del 22 gennaio. È una nota regionale che invita a «tenere in conto in particolare l’attuale stagione influenzale: si precisa, come confermato dall’Istituto superiore di Sanità nella riunione del 29 gennaio 2020, che anche in presenza di identificazione di altre diagnosi eziologiche (es. influenza) è necessario testare egualmente per 2019-nCov il caso sospetto».n 

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