Dai 10 milioni (di lire) al boom low cost
Il mezzo secolo di sfide dell’aeroporto

Il primo Cda aveva 8 componenti ed era presieduto da Attilio Vicentini. Nel 1972 il volo per Roma. I rapporti spesso complessi con Milano, la tragedia delle Azzorre, i voli charter, le merci e l’intuizione Ryanair.

Attilio Vicentini, Carlo Pesenti, Aldo Davanzali, Angelo Bartoli, Aldo Farina, Carlo Andrea Coltri, Luigi Ciocca e Bernardo Sestini: ecco il primo Consiglio d’amministrazione della società per l’aeroporto civile di Bergamo Orio. In una parola sola, Sacbo.

L’atto di nascita formale è datato 16 luglio 1970 «presso la Camera di Commercio dove sono stati discussi i problemi inerenti l’aeroporto e i servizi Bergamo-Roma affidati ad Itavia» si legge su L’Eco di Bergamo del giorno dopo. I primi soci sono Camera di Commercio, Aeroclub, Unione Industriali, Italcementi, Itavia, Banca Popolare di Bergamo, Banca Provinciale Lombarda e Credito Bergamasco. Provincia e Comune aderiranno in un secondo momento, non perché non credessero al progetto, ma per questioni di natura economica.

La contrarietà di Sea

Il capitale sociale iniziale è di 10 milioni di lire, ma già nel 1971 viene deliberato un aumento fino a 200 milioni necessario alla realizzazione dell’aerostazione. Il primo presidente è Attilio Vicentini che ricopre analogo ruolo nella Camera di Commercio, ma fondamentale si rivelerà anche il ruolo di Carlo Pesenti, presidente di Italcementi, che a metà anni ’50 si era speso per l’ammodernamento di un altro scalo, quello di Linate, scontrandosi con la resistenza della milanese Sea che nel 1957 ottiene anche la gestione dello scalo cittadino.

Pesenti non si perde d’animo e nel 1968 diventa tra i protagonisti del Comitato promotore di un nuovo aeroporto a Bergamo: ipotesi che vede Sea ovviamente contraria. Il primo obiettivo è un volo per Roma e nel Comitato ci sono nomi che hanno fatto la storia dell’economia bergamasca: oltre a Vicentini e Pesenti, Emilio Mazzoleni, il sindaco Giacomo Pezzotta, Bernardo Sestini e Gianni Porfidia, primo cittadino di Orio al Serio. Una corsa contro il tempo per evitare intromissioni dei (soliti) bresciani con lo scalo di Ghedi.

Un’altra data chiave è il 16 luglio del 1971, un anno dopo la nascita di Sacbo, quando dal ministero arriva il via libera ai voli civili gestiti da Itavia. Il 21 marzo del 1972 il primo Dc9 Itavia lascia la pista di Orio diretto a Ciampino con 18 passeggeri a bordo. L’avventura dello scalo bergamasco prende il volo quel giorno. Il primo anno di attività si chiude a quota 127.286.

La concessione e l’ampliamento

In parallelo comincia a crescere anche il traffico merci, ma il vero nodo da sciogliere dopo il via all’attività di aviazione civile è quello della concessione, ovvero il titolo che garantisce alla società la gestione dello scalo per tot tempo e quindi la programmazione degli investimenti sempre più necessari.

L’iter dura tre anni e si conclude a pochi giorni da fine 1975: 30 anni a fare data dal 9 gennaio 1976. Due anni dopo l’Aeronautica militare rimane con il solo distaccamento addetto alle telecomunicazioni e servizi di volo e questo consente a Sacbo di cominciare a pensare in grande e ampliare i collegamenti, mentre la Regione inserisce Orio nel sistema aeroportuale lombardo.

Il «Programma Orio 80» porta all’allungamento fino a 2.200 metri della pista, ma il 27 giugno del 1980 le cose cambiano. È il giorno del disastro di Ustica che travolge Itavia. A dicembre la compagnia interrompe l’attività e Orio si ritrova a terra. A salvare Sacbo ci pensano gli istituti di credito che a fine 1981 sottoscrivono un (primo) aumento di capitale. L’anno dopo il traffico riprende, forte di voli charter (soprattutto per destinazioni religiose) e merci: una scelta, quest’ultima, che sarà la fortuna di Sacbo negli anni difficili. Nel 1986 viene comunque inaugurata l’aerostazione per gli arrivi internazionali e Orio si ricava uno spazio sempre più ampio come terzo scalo lombardo e primo per i voli dirottati da Malpensa e Linate.

Verso fine anni 80 cominciano ad aumentare i voli di linea: Alitalia va e viene (una costante), ma passano da qui anche Sabena, British, Swissair, Alinord e tante, tante altre. Il decennio si chiude però con una tragedia, quella del volo per Santo Domingo della Indipendent Air che si schianta contro la montagna nelle isole Azzorre con 144 persone a bordo. Nessuna si salva.

Ecco tutti i presidenti

Gli anni ’90 vedono la realizzazione della nuova aerostazione in più lotti e l’ingresso della milanese Sea in società. Dhl sceglie lo scalo bergamasco come suo hub e nel 1993 arriva ai vertici di Sacbo un uomo che ne scriverà la storia: Ilario Testa. Una carriera lunga così tra la Dalmine e l’Argentina a fianco della famiglia Rocca e poi il ritorno a casa. È il quinto presidente dopo Attilio Vicentini (1970-76), Giuseppe Brizio (1976-83), Giovanni Cavalli (1983-92), e Luciano Taddei (1992-93).

La svolta di Sacbo arriva durante le sue 5 presidenze consecutive e in anni non semplici. I rapporti spesso tesissimi con Sea che arriva a detenere il 49,98% delle quote di Sacbo e la Provincia (allora a guida leghista) che non vuole entrare nel Patto di sindacato che raggruppa i soci bergamaschi: si rivelerà uno strumento fondamentale per la gestione dell’aeroporto e il mantenimento di un controllo bergamasco.

E ancora, la scelta di puntare ulteriormente sulle merci e l’intuizione geniale (insieme all’allora direttore commerciale Francesco Fassini) di scommettere su una compagnia emergente che Milano non voleva e che voleva volare. O meglio, far volare tutti a prezzi stracciati: Ryanair. Ma anche la scelta di figure-chiave come Emilio Bellingardi, un Cda diventato l’autentico Senato di Bergamo con figure come Emilio Zanetti, Cesare Zonca, Mario Ratti, Roberto Sestini, solo per fare dei nomi. E come dimenticare progetti d’ampliamento dello scalo, perseguiti anno dopo anno, rilanciati con le presidenze successive e sempre in corso. Anche oggi.

Testa rimane per 15 anni ai vertici di Sacbo, fino al 2008, poi tocca a Ratti: dal 2011 al 2017 a Miro Radici, per due anni a Roberto Bruni e dall’ottobre 2019 a Giovanni Sanga, appena riconfermato presidente. I 127.286 passeggeri del primo anno di attività del piccolo aeroporto sono diventati 13 milioni 857mila 257: terzo in Italia, anche per le merci. E la storia continua.

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