Giubileo dei giovani, Beschi: «La condivisione vince la solitudine»

LA MESSA. L’esortazione del Vescovo ai giovani: «La speranza è un dono contagioso da mettere in circolo». «Non lasciamoci travolgere dall’indifferenza, apriamo vie d’amicizia». La preghiera in Piazza San Pietro.

Nuovo giorno e nuovi passi da compiere per i pellegrini bergamaschi. Il terzo giorno del Giubileo dei Giovani inizia all’insegna della speranza, tema dell’Anno Santo e filo rosso che accomuna tutti i pellegrini. Nella parrocchia del Santissimo Redentore di Val Melaina a Roma, il Vescovo Francesco Beschi ha presieduto la Messa giubilare e rivolgendosi ai giovani bergamaschi ha sottolineato come «non si spera solo per se stessi».

La speranza, dono contagioso

La speranza è un dono contagioso da condividere e da mettere in circolo: ha esordito così il Vescovo Francesco guardando ai 260 giovani che in questi giorni stanno vivendo nel pieno spirito del pellegrino. Materassino, sacco a pelo e spirito di adattamento sono ormai elementi ordinari nelle quotidianità dei giovani. E nell’ordinarietà irrompono la straordinarietà del Vangelo e le parole di monsignor Beschi che sanno risignificare ogni fatica, sorriso e momento di questo Giubileo.

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Aprire il cuore alla speranza, a Gesù

«Nella Messa giubilare – spiega il Vescovo Francesco – siamo chiamati ad aprire il cuore alla speranza. E qual è la nostra speranza? È Gesù. Nella vita tante persone hanno rappresentato per me la speranza: loro, però, sono segno di una speranza più grande. Vi confesso che io non so come sarò davanti alla morte, ma finora ho avvertito che questa speranza chiamata Gesù è più forte di ogni buio, peccato e mancanza. Il Signore sposta la pietra del sepolcro vincendo la morte e fa lo stesso con i macigni che ci soffocano: sposta ogni pietra dal nostro cuore».

I giovani e la condivisione

In questi giorni di Giubileo, i giovani stanno sperimentando una dimensione importante: la condivisione. É un aspetto fatto di sudore, sostegno, riflessioni, pensieri e preghiera. «Uno degli aspetti più belli del Giubileo è la condivisione. State vivendo la stessa speranza, provando gli stessi sentimenti e siete animati dalla mia stessa ricerca di fede. Questo ci dona forza perché la condivisione vince la solitudine e ci sentire meno soli nella nostra missione.

«Perché noi siamo qui per scegliere la speranza. È una scelta difficile che va fatta e messa in pratica ogni giorno».

Perché noi siamo qui per scegliere la speranza. È una scelta difficile che va fatta e messa in pratica ogni giorno. Questa decisione ci espone e costa, ma noi scegliamo di non rassegnarci alla violenza, di non darla vinta alla pandemia della solitudine, di non alimentare la globalizzazione e non lasciarsi travolgere dall’indifferenza. Noi scegliamo la speranza per aprire vie di amicizia e valorizzare i giovani, ultimi, emarginati e ogni uomo e ogni donna. Resistiamo al sentimento dell’odio ed esercitiamo il comandamento dell’amore».

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Superare la paura

Dopo aver consegnato un’altra caratteristica dello stile del pellegrino, il Vescovo Francesco si è rivolto ancora una volta ai giovani per esortarli a superare ogni paura. «Non dobbiamo avere paura del Paradiso – ha aggiunto –. Parliamone e pensiamoci senza paura perché è il compimento della nostra speranza. Scegliamo la speranza, ma vi siete mai chiesti cos’è? Ve lo racconto facendomi aiutare da Dante, il sommo poeta. Nella Divina Commedia, quando incontra San Giacomo, quest’ultimo lo interroga chiedendogli “Cos’è la tua speranza?”. La risposta di Dante arriva precisa e puntuale: sperare é un attender certo. Lasciamo illuminare la nostra vita, i nostri giorni e le nostre gesta da questa certezza dalla fonte inesauribile».

La terza giornata di pellegrinaggio

Dalle parole si è passati alle azioni compiute lungo la giornata tra catechesi, altri passi di pellegrinaggio e incontri caratterizzati dai colori di bandiere vicine e lontane. Tutto vissuto non solo con molta intensità, ma anche con maggiore consapevolezza perché le parole ascoltate a Messa hanno preso corpo. Un altro giorno trascorso tra le vie di Roma che ha visto i bergamaschi radunarsi nel pomeriggio alla professione di fede intitolata «Tu sei Pietro» organizzata dal Dicastero dell’Evangelizzazione e dal Servizio nazionale di Pastorale Giovanile. Il momento è stata pensato come una festa e un momento per ritrovarsi in preghiera con i giovani italiani. In una piazza San Pietro gremita hanno professato la loro fede per poi tornare all’alloggio e consegnare la giornata a Dio con la compieta: altri piccoli pezzi di speranza sono stati aggiunti al bagaglio.

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