Giustizia, solo tre rinforzi a Bergamo
«Il ministero snobba la mole di lavoro»

L’affondo del presidente della Corte d’Appello: «Da tenere in maggior conto i fascicoli sopravvenuti». Tribunale e Procura sopra la media dei fascicoli iscritti.

Quello di considerare il numero dei fascicoli pendenti e non quello dei sopravvenuti per distribuire le risorse in tribunali e procure è «un messaggio culturale sbagliato». Perché, spiega al nostro giornale il presidente della Corte d’appello di Brescia Claudio Castelli, «passa il concetto che più creo pendenze e più ho la possibilità di avere rinforzi in organico». L’aritmetica giudiziaria che destinerà a Bergamo tre soli magistrati (2 in tribunale e 1 in Procura) dei 400 che il ministero ha in animo di assumere in tutta Italia, ha lasciato l’amaro in bocca a tutti gli addetti ai lavori bergamaschi, a cominciare dal presidente del tribunale Cesare de Sapia, la cui insoddisfazione ieri tracimava da queste colonne.

Piazza Dante, sede della magistratura requirente bergamasca, è in testa alla classifica del distretto bresciano (Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova) riguardante i procedimenti iscritti per ogni magistrato: 887 nel 2018, ben sopra la media nazionale (623). Anche il nostro tribunale è sopra la media italiana: 791. «In tutti gli uffici giudiziari del distretto, a parte Cremona, si registra un dato molto superiore alla media», chiosa Castelli. Se si seguisse il suo ragionamento, i rinforzi arriverebbero più copiosi: «Brescia dovrebbe avere 20 magistrati in più in tribunale e 9 in più in Procura, mentre a Bergamo ci dovrebbero essere 9 giudici in più in tribunale e 8 magistrati in più in Procura», calcola. Invece, nisba. «Ma è pur vero - ammette il presidente - che non possiamo applicare questa media in modo matematico. C’è da tenere infatti conto che ci sono zone in cui si registra una forte presenza di criminalità organizzata e dunque vanno potenziate al di là dei numeri. Però, fra l’applicazione matematica e le briciole, ci sarà pure una via di mezzo. Perché i rinforzi di organico destinati al nostro distretto nel 2016 (ed è una delle ragioni per cui a questo giro il ministero è stato parco nei nostri confronti, ndr) non sono stati sufficienti».

Procura, pendenze sopra la media

Ma la cosa curiosa, capace di rendere ancor più indecifrabile la decisione del ministero di spedire in piazza Dante un solo magistrato, è che la Procura di Bergamo è sopra la media nazionale anche come fascicoli pendenti al 31.12.2018. La Procura, che nel distretto bresciano ha comunque il numero più positivo, è a 941 fascicoli per ogni magistrato (579 in Italia). Come si spiega questa pendenza consistente? Il dato è interpretabile in almeno 4 modi. 1) La Procura si sta trascinando una mole di arretrato ereditata negli anni che rende difficoltoso lo smaltimento. 2) L’elevato numero di sopravvenienze va ad accumularsi a questo arretrato. 3)Molti procedimenti, soprattutto quelli delle citazioni dirette, vengono trattenuti e fatti «morire» in fase di indagine in virtù delle disposizioni che sconsigliano la richiesta di rinvio a giudizio (o quella di archiviazione) se il reato si prescrive entro i due anni. 4) Sempre i fascicoli delle citazioni dirette rimangono parcheggiati perché è lunga l’attesa per la fissazione della data del processo (a Bergamo si fissano udienze al 2021, a Brescia nel 2023).

Ci sono due indici che mostrano la capacità di smaltimento. Il Clearence rate (CR), ossia il rapporto tra procedimenti iscritti e definiti (analizzato nel periodo 2016-2018), per la Procura di Bergamo indica 1,08 per ogni magistrato, di poco sotto la media nazionale (1,09). Vuol dire che ciascun magistrato riesce aritmeticamente a licenziare il fascicolo sopravvenuto nel periodo. In questo caso l’arretrato resta più o meno della stessa mole. In linea sono anche i CR del tribunale civile e di quello penale.

Il Disposition time (DP), vale a dire il rapporto tra i procedimenti pendenti (al 31.12.18) e definiti nel periodo 2016-18, vuole il tribunale di Bergamo sotto la media nazionale: 304 per il civile (369 in Italia), 172 per il penale (367).

Le osservazioni da inviare al Csm

A tentare di spiegare i criteri di assegnazione - con qualche malumore, viste le anemiche destinazioni al nostro distretto - è lo stesso Castelli. «Moltissimo peso è stato dato alle Corti d’appello - analizza -, perché i tempi qui sono doppi rispetto ai procedimenti in primo grado». Dunque, è qui che è andata a ricadere una buona fetta del potenziamento di organico deciso dal ministero. «Inoltre - aggiunge Castelli sono state privilegiate le strutture metropolitane come Roma, Napoli, Milano, perché il 39% dei processi avviene in questi distretti. Del numero di abitanti non s’è invece tenuto conto, ma in questo senso il ministero non ha torto: conterebbero di più le sopravvenienze». Già, se il ministero si fosse degnato di tenerne conto.

Ora Castelli, come ogni presidente di Corte d’appello, invierà osservazioni al Csm. Perché in gioco c’è un pacchetto di 30 magistrati che il ministro ha tenuto come riserva e che verrà spartito alla luce delle considerazioni spedite da ogni distretto.

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