Green pass, un’app per i controlli:
ecco come funziona e chi può usarla

Si chiama «VerificaC19» e legge il Qr code. Ecco le figure individuate dal governo che possono verificare il certificato.

Si chiama «VerificaC19» l’app che permetterà, nomen omen, di verificare la validità dei green pass. Contestualmente al nuovo decreto il governo ha sviluppato un’applicazione semplice dedicata a gestori e lavoratori delle attività in cui occorrerà vagliare il possesso della certificazione verde. «Tale applicazione consente di verificare l’autenticità e la validità delle certificazioni senza la necessità di avere una connessione internet (offline) e senza memorizzare informazioni personali sul dispositivo del verificatore – spiega il governo –. L’applicazione è conforme alla versione europea, ma ne diminuisce il numero di dati visualizzabili dall’operatore per minimizzare le informazioni trattate».

È possibile scaricare gratuitamente l’app sia dal PlayStore di Google (per dispositivi Android, «minimo» versione 8) sia dall’AppStore di Apple (per iPhone con iOS versione 12.1 o superiore). Il procedimento per utilizzarla è basilare: una volta aperta la app, si clicca su «avvia scansione» e, attraverso la fotocamera, si va a inquadrare e quindi a leggere il Qr code che identifica ciascun green pass. Il «lettore» funziona sia inquadrando il codice Qr generato dalle varie app per il green pass («Immuni», «Io»), sia scansionando il Qr code sul green pass cartaceo che si può stampare per esempio dopo averlo scaricato dal sito www.dgc.gov.it (tramite Spid). Da una prima verifica, l’app sembra invece non leggere invece il Qr code delle «ricevute» cartacee rilasciate dai centri vaccinali dopo l’inoculazione: non sarebbe comunque un problema, perché in una prima fase transitoria basta la semplice lettura «classica» (cioè senza Qr code) dei dati riportati in quel documento.

«L’app “VerificaC19” – spiega il governo sul portale www.dgc.gov.it – applica le regole per verificare che la certificazione sia valida. L’app mostra graficamente al verificatore l’effettiva validità della certificazione nonché il nome, il cognome e la data di nascita dell’intestatario della stessa. L’interessato, su richiesta del verificatore, esibisce un proprio documento di identità in corso di validità ai fini della verifica di corrispondenza dei dati anagrafici». Ma chi può controllare il green pass? Sono cinque le figure individuate: «I pubblici ufficiali nell’esercizio delle relative funzioni. Il personale addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi. I soggetti titolari delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi per l’accesso ai quali è prescritto il possesso di certificazione verde Covid-19, nonché i loro delegati. Il proprietario o il legittimo detentore di luoghi o locali presso i quali si svolgono eventi e attività per partecipare ai quali è prescritto il possesso di certificazione verde Covid-19, nonché i loro delegati. I gestori delle strutture che erogano prestazioni sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali per l’accesso alle quali in qualità di visitatori sia prescritto il possesso di certificazione verde Covid-19, nonché i loro delegati».

Intanto, il mercato nero del green pass s’è già attivato: in particolare attraverso alcuni canali Telegram, vengono vendute (prezzo: 100 euro circa, addirittura con «offerte famiglia») delle certificazioni che riportano Qr code e dati anche di chi non ha ricevuto il vaccino o non si è sottoposto a un tampone con risultato negativo. Una pratica illegale, e su cui si sono già accesi i riflettori della polizia postale.

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