Iscrizioni alle superiori, per i licei + 5%. Piace l’informatica e torna l’agricoltura

Il trend non si ferma. Il calo delle iscrizioni nei «tecnici» è proseguito anche per l’anno scolastico 2021/2022: i nuovi studenti degli istituti tecnici della Bergamasca sono infatti scesi da 3.702 a 3.484, 218 in meno, cioè con una contrazione del 5,89%.

Il travaso è pressoché speculare verso i licei: 219 iscritti in più (+5,06%), dai 4.329 dell’anno scolastico 2020/2021 agli attuali 4.548. È uno dei dati contenuti nel nuovo documento di «Programmazione dell’offerta formativa» redatto dalla Provincia di Bergamo, bussola per orientare le scelte di «disegno» dell’istruzione superiore nel territorio; giovedì si è riunito il «tavolo», a stretto giro verrà redatto il decreto del presidente della Provincia con l’approvazione del piano di offerta formativa 2022/23 e la pubblicazione del tradizionale «atlante delle scelte».

Il tavolo tecnico

«Abbiamo approntato questi dati per sottoporli al tavolo tecnico dell’istruzione, che deve valutare le nuove richieste di indirizzi alla luce di un quadro completo di informazioni», premette Silvano Gherardi, direttore del Settore Sviluppo di Via Tasso. «C’è stato ancora uno spostamento di iscrizioni dai percorsi tecnico-professionali verso i licei – sottolinea Claudio Cancelli, consigliere provinciale delegato all’Istruzione –. Questo non è un bene: è un problema di valorizzazione dei percorsi professionali che non sempre viene colta da parte delle famiglie».

Anche nelle scuole superiori a indirizzo professionale si è rilevato un calo delle nuove iscrizioni (-6,62%, dai 1.163 iscritti dello scorso anno agli attuali 1.086), mentre regge la formazione professionale in senso stretto (+2,02%, da 2.230 a 2.275 iscritti). «Considerata la realtà territoriale bergamasca in termini di occupabilità e richiesta delle aziende – riflette Cancelli –, riteniamo che la formazione professionale e l’istruzione professionale possano ancora giocare ruoli importanti».

Il documento della Provincia fotografa in profondità il mondo dell’istruzione superiore. Guardando al tipo di liceo, crescono in particolare le iscrizioni in quelli delle scienze umane (+16,11%), e pure per i licei delle scienze umane con opzione economico-sociale (+14,66%), oltre che negli artistici (+16,91%); praticamente invariati gli iscritti agli scientifici (-0,50% per lo scientifico «puro», +1,31% per quelli con l’opzione delle scienze applicate) e ai linguistici (+1,82%), le flessioni maggiori si registrano in proporzione nei «rami» già di per sé meno frequentati: il liceo musicale e coreutico vede calare del 16,67% le iscrizioni, mentre nel liceo delle scienze umane «quadriennale» l’erosione delle iscrizioni è addirittura del 27. «Dopo anni di crescita, il linguistico s’è attestato e sembra che abbia ceduto il passo alle scienze sociali», evidenzia Anastasia Longaretti, responsabile del Servizio Istruzione della Provincia, che partecipa alla redazione del documento.

Flussi in entrata

Capitolo tecnici: crescono quelli dell’informatica-telecomunicazione (+23%) e quelli a indirizzo grafica e comunicazione (+23,5%), cala sensibilmente l’iscrizione all’istituto tecnico quadriennale in costruzioni, ambiente e territorio (-32%, da 34 a 23 iscritti). «Effettivamente sui quadriennali non c’è stata tutta quella adesione che magari ci si aspettava negli anni passati», nota Cancelli. Nella formazione professionale, «si segnala una crescita importante nei corsi legati all’agricoltura» rimarca Longaretti.

Punto rilevante è l’attrattività, cioè la differenza tra flussi in uscita (residenti in Bergamasca che si iscrivono fuori provincia) e flussi in entrata (residenti fuori provincia che si iscrivono in Bergamasca): a fronte di 414 uscite per il 2021/22, si osservano 887 entrate.

Da questa base di partenza, lo sguardo al futuro si basa «sull’obiettivo di non frammentare troppo la suddivisione degli alunni – spiega Longaretti –. Si cerca, dove possibile, di inserire nuovi corsi anche per non concentrare nuovi alunni sulla città». «Un altro elemento di criticità – aggiunge Cancelli – è legato al fatto che alcuni indirizzi, seppur non tantissimi, riescono a costruire un primo biennio ma poi non vedono, per ragioni di numeri, la prosecuzione sul terzo, quarto e quinto anno, con la necessità di riorientare gli studenti». Capitolo occupabilità dopo il diploma: «Tendenzialmente è abbastanza buona – osserva Cancelli –, ma la porzione a tempo indeterminato è decisamente bassa».

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