La truffa della Land Rover
sparita e l’utenza in Pakistan

Ecco come funzionava la truffa delle auto vendute in una sedicente salone a Desenzano. Il racconto delle vittime.

Come per il grande trasformista Fregoli, il loro segreto era agire in fretta, anche se il contesto è delinquenziale, non artistico: otto giorni di «lavoro», più di 200 mila euro incassati, sette auto vendute fittiziamente, attraverso inserzioni apparentemente autentiche pubblicate su siti specialistici, a ignari acquirenti che poi non le ritrovavano più. Una concessionaria allestita con tutti i crismi nel giro di una settimana in un capannone pagato in affitto con due assegni scoperti, è la contestazione, di cui rimangono solo i sigilli. Da lunedì 13 gennaio i fratelli Principe e Fardi Horvat (di Trescore e Montello) sono ai domiciliari su ordinanza di custodia cautelare, in attesa di essere sentiti dal gip, martedì a Brescia.

Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alle truffe delle auto insieme ad altre quattro persone di etnia rom. Per ora il legale dei due Horvat, l’avvocato Pierfranceso Mussumeci, non commenta in attesa di studiare meglio gli atti, ma intanto emergono dettagli curiosi sull’«arte» della truffa contestata al gruppo, dispiegata con «semplici ma raffinati raggiri» secondo la definizione degli inquirenti. È il caso della Land Rover Evoque 2.0 TD4, nera, notata da un acquirente di Reggio Emilia su un sito specializzato il 28 settembre 2018. L’uomo contatta uno dei tre numeri di telefono presenti sull’inserzione e il giorno dopo prende appuntamento nella sede dell’autosalone «Autoclub» a Desenzano del Garda. Ad accoglierlo trova il sedicente venditore (Michel Bertoli, amministratore della società aperta da pochi giorni), che gli mostra e fa provare l’auto. Il prezzo: 3 mila euro d’acconto, con assegno, e 25 mila euro da saldare con bonifico entro il 5 ottobre, data di consegna. Affare fatto, assegno e contratto firmati.

Ma il primo ottobre l’acquirente riceve una chiamata di sollecito: può anticipare il bonifico per accelerare le pratiche? Certo, il bonifico viene effettuato. Il giorno dopo l’uomo torna alla concessionaria per accertarsi che sia tutto in regola e vede uscire dal locale i carabinieri. «Solo un controllo», gli spiegano i militari ma l’uomo comincia a preoccuparsi. E l’allarme cresce quando il 4 ottobre, non ricevendo i documenti dell’auto, l’uomo chiama la concessionaria dove gli rispondono che il titolare non c’è e la consegna sarebbe slittata di una settimana. Insospettito, l’uomo contatta i carabinieri e viene a sapere di essere vittima di una truffa: della Land Rover non c’è più traccia, dell’autosalone nemmeno. Chiuso con i lucchetti. Addio soldi e Land Rover.

L’auto risulterà poi venduta a Frosinone per 28 mila euro, dopo sei passaggi di proprietà in tre mesi, molti dei quali tra gli stessi indagati. E l’utenza telefonica? Quella a cui rispondeva il sedicente titolare dell’autosalone è risultata intestata dal 17 agosto 2018 a tale Khan Gul Nawab, classe ’74, nato e residente in Pakistan, inesistente nella banca dati dello Sdi e del Punto Fisco e con domicilio in una misteriosa «via Monza». Un’anagrafica improbabile, è il sospetto degli inquirenti, almeno quanto la residenza a Milano di Huojin Yaozu, nato in Cina ne ’69, intestatario di un ’altra utenza dell’AutoClub. Anche lui inesistente nelle banche dati.

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