«Non avete idea di quanta droga circoli»
Due giovani: genitori, fate attenzione

Parlano due diciassettenni della comunità di recupero Aga di Pontirolo. «Per la droga abbiamo sacrificato ogni cosa»

Non due mondi distanti come verrebbe da pensare, ma vicinissimi, anzi, ormai intrecciati. Sono i minorenni e il mondo della droga. E la recente morte dei due giovani di 15 e 16 anni di Terni ha sbattuto in faccia a tutti questa verità.

Ma quanto accaduto non è una sorpresa, anzi. È la conferma di una situazione diffusa su cui, forse, da chi di dovere non viene prestata abbastanza attenzione. Ce lo confermano due minorenni, entrambi di 17 anni, ospiti a Pontirolo dell’Aga (Associazione genitori antidroga) che abbiamo intervistato per fotografare meglio quanto la droga sia ormai realmente presente fra i minori.

Entrambi sono stati in passato arrestati per spaccio, finalizzato a recuperare il denaro «per farsi», come raccontano senza troppi giri di parole. «Sì, ho sentito dei due giovani morti per aver assunto metadone – afferma Luca (è un nome di fantasia)– non so quale sia la loro storia, ma non è una cosa che mi stupisce, anzi: ho visto talmente tanti minorenni come me assumere droga negli ultimi anni...». Luca ha una famiglia «normale» alle spalle, «senza nessun particolare problema». Ha iniziato a fumare marijuana a 12 anni, a bere alcol a 14 e a 15 a sniffare cocaina. È stato arrestato nel gennaio 2019, dopodiché ha iniziato ad essere seguito a livello ambulatoriale dal Sert fino a che per lui si sono aperte le porte della comunità residenziale dell’Aga: «Perché ho provato la droga così presto? – dice – Inizialmente perché volevo sperimentare qualche sensazione nuova. Poi purtroppo ha iniziato a piacermi. La puoi trovare ovunque e ci sono spacciatori dappertutto che non si fanno certo problemi a vendere a minorenni. Io andavo a comprarla da un italiano e quando non c’era lui da uno straniero. Spendevo i soldi delle mance. Poi quando ha cominciato a non bastare più, ho iniziato a spacciare». E tutto ciò senza che i genitori si accorgessero di nulla: «A qualsiasi genitore – continua – consiglierei di stare attento se un figlio abbandona una passione, perché vuol dire che sta accadendo qualcosa nella sua vita. Io ho lasciato la batteria dopo averla suonata per sei anni, la pallanuoto dopo quattro, non sono più andato allo stadio con mio padre. Mi interessava solo la droga. Qui in comunità ho pianto per giorni pensando a tutto quello che ho perso negli ultimi anni. Ma non riuscivo a smettere. Quando ero felice mi drogavo perché ero felice, quando ero triste perché ero triste. Ora sono contento di trovarmi qua all’Aga e lo sono anche i miei genitori. Ma non posso far finta di niente e devo dire a chi c’è fuori che hanno solo la percezione di un quarto della droga che circola fra noi giovani».

Lo sa bene invece Andrea (altro nome di fantasia), che dal 30 dicembre 2019 è ospite della comunità educativa «Draghi randagi» dell’Aga, che si trova a fianco della comunità residenziale. Il suo arresto per spaccio risale a qualche mese prima, al 21 febbraio, «con 30 grammi di hashish in tasca». Alle sue spalle genitori separatisi quando aveva 11 anni,«dopodiché -racconta- ho iniziato a fumare spinelli. All’inizio è quanto accadeva nella mia vita ad avermi spinto a farlo: non mi piaceva. Poi ho iniziato a prenderci gusto. Spacciatori? Erano ovunque: alla stazione, al benzinaio, di fronte al fast food». Trasferitosi in un’altra regione per motivi famigliari ha iniziato anche lui a spacciare: «Avevo 12 anni –ricorda–. Lo facevo per dei ragazzi più grandi: mi mettevano dell’hashish nello zaino e mi dicevano “portalo a questa o quell’altra persona”».

Tornato in Lombardia ha cominciato a sniffare cocaina e ha continuato a spacciare: «Mi sentivo triste e abbandonato. Ma allo stesso tempo in quel momento mi piaceva quel mondo. Mi sembrava di essere il protagonista di una di quelle canzoni trap in cui si parla di droga e delinquenza. Quanto ero stupido e superficiale». La sveglia è arrivata dopo l’arresto e «ora qui all’Aga – conclude – sto capendo che si può stare bene anche senza assumere nulla. Sembra una frase banale, ma per un drogato non lo è, affatto. E a tutti i miei coetanei che lo stanno facendo voglio solo dire una cosa che non è un consiglio: sappiate che l’unica meta a cui ti può portare la droga è una realtà di solitudine e disperazione. E ai genitori che chi si droga cambia e non è possibile non notarlo. Quindi non si girino dall’altra parte per paura di affrontare la realtà, anche se dolorosa».

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