Scuola, aule Covid per evitare i contagi
E sulle quarantene deciderà Ats

In ogni istituto una stanza dove, alle prime avvisaglie, isolare i casi positivi. Trasporti, mascherine e ingressi restano le principali incognite da chiarire.

Ogni scuola avrà una «aula Covid», una stanza dove poter isolare studenti, docenti o membri del personale che dovessero presentare improvvisamente febbre o sintomi influenzali. In quel caso la dirigenza della scuola dovrà contattare la famiglia, il medico di base e Ats, che dovrà verificare la situazione e avrà il potere di decidere sulle misure, precauzionali e non, da applicare al gruppo classe o eventualmente a gruppi di studenti più piccoli. Le situazioni, quindi, verranno valutate caso per caso. Perché se il protocollo per la ripartenza di settembre, firmato la settimana scorsa da Ministero dell’Istruzione e organizzazioni sindacali, disegna una cornice entro cui la scuola dovrà essere capace di muoversi, bisognerà immergersi nella quotidianità delle cose per capire come sarà la nuova realtà scolastica.

Il protocollo

Il protocollo ha messo nero su bianco le indicazioni di massima entro cui dovranno muoversi le scuole per l’organizzazione del prossimo anno scolastico: ingressi scaglionati, accessi alternativi, percorsi per raggiungere le classi diversificati, distanziamento fisico, turni per la mensa e cibo in monoporzioni. «Il protocollo ci dà delle indicazioni – dice Gloria Farisé, dirigente dell’Istituto Falcone di Bergamo – che poi noi dobbiamo rielaborare e adattare ai singoli istituti. L’attuazione pratica dei principi è importante ma difficoltosa. Abbiamo molta burocrazia di cui occuparci: dobbiamo occuparci di aggiornare tutti i protocolli, le linee guida, i patti di corresponsabilità con le famiglie; e dobbiamo fare in modo che il personale possa essere adeguatamente formato. Dobbiamo anche decidere come integrare la didattica tradizionale con quella a distanza, che abbiamo imparato negli ultimi mesi. Nella nostra offerta formativa, per esempio, abbiamo corsi pomeridiani che non credo potremo fare in presenza, quindi li faremo a distanza. Sono tutti progetti da costruire». In effetti il protocollo non ha aggiunto novità rispetto a quanto era già stato ventilato nelle ultime settimane. «Noi avevamo già ipotizzato quello che sarà il nostro protocollo per settembre – spiega Antonio Signori, dirigente scolastico del liceo classico Sarpi –, lasciando alcuni temi in sospeso. Tra gli altri c’è, per esempio, il comportamento da tenere nei confronti del personale docente fragile, che verrà chiarito solo con comunicazioni successive, così come solo a fine agosto verranno chiarite le modalità di utilizzo delle mascherine: sappiamo già che docenti e Ata saranno obbligati a utilizzarle, e infatti abbiamo già provveduto ad acquistarne parecchie, ma bisogna capire come funzionerà con gli studenti. L’incognita maggiore, infine, rimane quella del trasporto, le cui modalità non sono ancora state chiarite completamente».

Ingressi e assembramenti

Per i dirigenti scolastici comunque le preoccupazioni rimangono tante, soprattutto per chi si troverà a dover gestire istituti che contano oltre 1.400 iscritti. «Le preoccupazioni ci sono – dice Maria Peracchi, dirigente scolastica al Romero di Albino –, soprattutto per quanto riguarda la questione assembramenti in entrata e in uscita. Con 1.464 studenti la situazione non sarà facile da gestire: abbiamo organizzato 10 ingressi differenti e 10 uscite, ma le pertinenze e i cancelli non potranno essere così numerosi, saranno solo tre. E anche spezzando gli ingressi su due turni i numeri dei ragazzi sono sempre tanti. Anche per l’uscita pensiamo di suonare due volte la campanella. Ma i ragazzi manterranno il metro di distanza nel percorso da scuola al bus e viceversa? Nel protocollo non ci sono grandi novità, ma cose che un po’ abbiamo già sperimentato con l’esame di Maturità. In più cercheremo di differenziare gli intervalli e i turni in mensa. Aumenteremo i distributori automatici. Sarà una scuola compartimentata, i ragazzi non potranno liberamente circolare nell’edificio, ma dovranno stare nella porzione di scuola riservata alla propria classe. Sarà sicuramente una scuola diversa da quella che abbiamo sempre vissuto. Noi stiamo lavorando e facendo il possibile per portare tutti a scuola, perché crediamo che questo sarà fondamentale, ma la situazione è incerta e sarà necessario che ognuno metta in campo un grande senso di responsabilità».

Sindacati soddisfatti

L’accordo trovato con la firma del protocollo ha soddisfatto pienamente anche le organizzazioni sindacali che da tempo chiedevano un documento con indicazioni precise da seguire. «Finalmente si è arrivati a un documento condiviso, che è da maggio che invochiamo – dice Elena Bernardini, segretario provinciale di Flc Cgil –. Le scuole hanno già avviato tante attività: incontri con trasporti ed enti locali, ristrutturazioni dei locali o reperimento di locali esterni. Tutto questo è iniziato senza avere una cornice dettagliata entro cui potersi muovere. Il documento non dà soluzioni, ma incanala le decisioni da prendere nella giusta direzione e diventa un punto di riferimento su cui lavorare, una prospettiva certa». Se per Loris Renato Colombo, di Snals Bergamo, «si tratta principalmente di un accordo politico, di una cornice entro cui le scuole dovranno sapersi muovere», per Salvo Inglima, segretario provinciale di Cisl Scuola, «l’accordo ha diversi punti che ci lasciano molto soddisfatti: viene garantito il tempo scuola, anche se con la possibilità di rimodulare le unità orarie e con la possibilità di forme di recupero diverse, attraverso la didattica integrata, che non ridurranno il monte ore; la didattica a distanza verrà regolata con la contrattazione nazionale; il personale assente potrà essere sostituito anche per periodi di assenza inferiori ai sette giorni. Sono state anche previste risorse aggiuntive sugli organici: 50 mila docenti in più in tutt’Italia sono poca roba, ma si tratta comunque di un segnale positivo».

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