«Via all’abbattimento dei lupi»: sulle Orobie avvistamenti dal 2017

È vietato dal 1971, il ministro Cingolani apre a una deroga per prevenire i danni causati agli allevamenti. Protestano gli animalisti, le predazioni in Val Brembana.

Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha aperto all’abbattimento dei lupi, vietato in Italia dal 1971. Una dichiarazione, quella del ministro – resa alla Camera rispondendo a un’interrogazione – che ha sollevato le proteste degli animalisti.

Un «Piano lupo» che prevedeva la possibilità di abbattimento del 5% degli esemplari (nel 2020, secondo l’Istituto per la ricerca ambientale, in Italia se ne contavano circa 2.000) era stato steso nel 2019. Poi fermato per la contrarietà di alcune Regioni. Ora Cingolani auspica che «possa essere raggiunto un accordo fra tutte le Regioni, tale da contemperare sia la necessità di conservare la specie, sia la possibilità di prevedere deroghe al divieto di rimozione, nei limiti consentiti dalla normativa vigente». Un’apertura che nasce dai danni sempre più frequenti provocati agli allevamenti da parte dei lupi.

Cingolani ha spiegato che «il ministero ha promosso il “Piano nazionale di conservazione e gestione del lupo in Italia”, basato sulle migliori conoscenze scientifiche, in quanto redatto da oltre 70 esperti e condiviso con Ispra». Nei primi mesi del 2022 l’Ispra renderà noti i dati del censimento, relativamente anche ai danni causati dal predatore. «Tale indagine permetterà di analizzare il fenomeno su scala nazionale e sarà di supporto nell’individuare le aree più critiche in termini di problematiche sollevate dal lupo, nonché la disponibilità a valutare con le Regioni il sostegno a specifiche iniziative di conservazione e gestione della specie», ha concluso Cingolani. Per il ministro «potranno essere valutate azioni e interventi differenziati su base regionale e subregionale, e ciò potrà prevedere anche deroghe per la cattura e abbattimento delle specie protette». Nella nostra provincia i casi di avvistamenti di lupi risalgono soprattutto dal 2017-18, grazie a delle fototrappole. Esemplari erano stati fotografati a Valleve, Cassiglio e Serina.

A Foppolo , nell’estate 2017, il caso più eclatante: un lupo sbranò una trentina di pecore. Poi, per alcuni anni, non vi sarebbero state più segnalazioni, ma il numero, anche in Lombardia, secondo alcuni esperti, sarebbe sottostimato. Una segnalazione certa della sua presenza nella nostra provincia risalirebbe alla scorsa primavera.

Branchi si sa che stanziano nel Comasco, al confine con la Svizzera, ma anche in Val Camonica, al confine con le Orobie e verso il Mortirolo. Lo scorso settembre predazioni di vitelli appena nati, attribuite da alcuni pastori ai lupi, si sarebbero verificate a Rovetta e Gandino, anche se la Polizia provinciale non ha mai confermato, per l’impossibilità di verificare lo stato delle carcasse. Dura la reazione del mondo animalista alle parole del ministro. L’Ente nazionale protezione animali (Enpa) ha invitato il ministro a intervenire con decisione nell’applicazione di ogni strumento di prevenzione. Le ipotesi di uccisione dei lupi hanno già mosso la protesta di milioni di persone e non solo attraverso i Social, ma anche con sit-in e manifestazioni. Per l’Enpa «il Piano lupo redatto in precedenza e arenatosi a causa della contrarietà delle Regioni, conteneva un’ottima strategia di prevenzione da attuarsi con 22 azioni concrete che avrebbero eliminato ogni conflitto sociale, tutelando questa specie così preziosa e rara. Ma non contemplava l’ipotesi degli spari, fortemente sostenuta da cacciatori e allevatori estremisti e non virtuosi».

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