Affitti brevi, rincari in vista per almeno 1.700 alloggi

IN BERGAMASCA. Cedolare secca, la Manovra prevede l’aumento dell’aliquota al 26% per la locazione di più appartamenti. Confesercenti: «Scelta giusta».

Il reale perimetro di applicazione verosimilmente lo si capirà solo quando la norma diventerà concreta. Salvo sorprese nei lavori in aula, la manovra porterà con sé anche un inasprimento della cedolare secca sugli affitti brevi per chi affitta più di un appartamento. Il testo varato dal governo – e che dovrà essere approvato dalle camere – indica infatti che l’aliquota è «innalzata al 26%», rispetto al 21% di base, «in caso di destinazione alla locazione breve di più di un appartamento». Di più: l’interpretazione più restrittiva del testo fa intendere che, in caso di più appartamenti messi in affitto breve, tutti gli appartamenti (e non solo quelli dal secondo in poi) avranno la cedolare secca al 26% (anziché al 21%).

La norma va sostanzialmente a incidere su quel proliferare di affitti brevi turistici osservato negli ultimi tempi soprattutto nelle città d’arte. Nel calderone della «nuova» cedolare secca potrebbero rientrare – ma va valutata la forma giuridica di ciascuna situazione – bed and breakfast e (soprattutto) quegli appartamenti messi in affitto anche tramite piattaforme on line. E non sono pochi, in Bergamasca.

Basta spulciare i dati di Insideairbnb.com, portale che monitora le offerte su Airbnb: in tutta la provincia di Bergamo sono 3.119 le strutture censite su Airbnb, di cui 2.490 «appartamenti interi» (il resto delle strutture si riferisce a singole camere); solo in città le strutture sono 1.164, di cui 867 «appartamenti interi». Ma quanti degli «host» di Airbnb – cioè chi affitta le strutture sul portale – che hanno più di un appartamento? In tutta la Bergamasca gli «host» che mettono in affitto un solo appartamento sono 1.374, dunque ci sono 1.745 strutture (il 55,9% del totale) che fanno riferimento a «host» con più di un appartamento nel «portafogli»; in città la forbice si allarga, perché solo 384 strutture fanno capo a un «host» con una singola struttura, mentre le altre 780 (il 67%, due su tre) fanno capo a un «host» che ha un bouquet di più strutture. È proprio su chi affitta più di un appartamento che incide l’aumento della cedolare secca.

Per Paolo Prestini, presidente di Aigo Confesercenti Bergamo, associazione di categoria dell’ospitalità e ricettività diffusa ed extraalberghiera, «l’incremento della cedolare secca su chi mette in affitto breve più di un appartamento è una scelta giusta e condivisibile. Si è creata una situazione di concorrenza sleale tra chi ha dipendenti in regola, ha una tassazione più elevata e una normativa stringente, e chi invece paga imposte più basse, o che in diversi casi opera in una situazione di oscurità. Il punto dirimente è però un altro: bisogna distinguere tra chi svolge queste attività occasionalmente, e allora è giusto che abbia delle agevolazioni, e chi invece svolge a tutti gli effetti un’attività ricettiva. C’è anche un altro tema: la ricettività extra alberghiera era nata anche con l’idea di avere un contatto meno arido e più informale con il proprietario, ma questo boom delle piattaforme on line è andato esattamente nella direzione opposta. Spesso i proprietari di questi appartamenti non si vedono mai».

«La cedolare secca è il regime più tipico tra chi è lavoratore dipendente e al tempo stesso mette in affitto un appartamento come casa vacanze o per affitti brevi, anche se il proprietario può scegliere altre soluzioni, per esempio legate all’attività di una partita Iva – specifica Stefania Giossi, responsabile Servizi per le imprese di Confesercenti Bergamo –. Saranno da osservare gli effetti concreti di questa novità: qualcuno in regime di cedolare secca potrebbe in realtà cambiare regime, individuando soluzioni più convenienti».

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