Artigiani più cauti: pesano caro energia e materie prime

IL SONDAGGIO. Solo il 16,3% delle imprese intervistate prevede una Crescita dell’attività nei prossimi mesi. Resta il nodo personale: nel 2022 il 34,9% ha assunto.

Le piccole imprese artigiane bergamasche, nel 2022, sono cresciute in fatturato del 5% (al netto degli incrementi di prezzo determinati dall’inflazione), percentuale al di sopra della media lombarda che si ferma al 3,9%. Ma nella nostra provincia gli artigiani sono meno ottimisti sull’andamento dei prossimi mesi.

È quanto emerge dal sondaggio web di Confartigianato Lombardia che, tra febbraio e marzo, ha ascoltato, sulle criticità e prospettive 2023, l’opinione di oltre 2.000 micro e piccole aziende della nostra regione.

Due piccole imprese lombarde su 3 (65%) segnalano nel 2022 un pieno recupero dei livelli di fatturato e dei volumi di produzione pre-pandemia, sul futuro, però, sono decisamente più caute. Il 58,9%, infatti, prevede che l’attività nei prossimi mesi rimarrà pressoché stabile; il 24,8% ipotizza addirittura un peggioramento, solo il 16,3 ha prospettive di crescita.

E il dato bergamasco, anche se il 67.9% delle imprese locali è ritornato ai volumi del 2019, su questi ultimi due aspetti è ancora più grigio, se il 15,2% si prepara ad incrementare il volume d’affari, il 29,3% si aspetta un calo.

Anche sulle principali difficoltà riscontrate negli ultimi 12 mesi la nostra provincia sembra un po’ più in sofferenza: al primo posto c’è l’aumento dei prezzi delle materie prime (segnalato dall’83,6% di imprese bergamasche contro la media regionale dell’80,2%), segue l’alto prezzo di energia e gas (rilevato dal 57,8% di artigiani nella nostra provincia rispetto al 54,7% della Lombardia), che viene affrontato con investimenti green dall’11,5% degli artigiani di casa nostra rispetto alla media regionale dell’11,2%.

Al terzo posto tra le criticità c’è la mancanza di manodopera (30,6% a livello locale contro il 29,1% di media regionale). E quanto ad assunzioni si registra che a Bergamo, nel 2022, il 34,9% (30,7% in Lombardia) delle piccole imprese lo ha fatto senza particolari problemi, mentre il 79,7% (77,4% dato regionale) ha comunque assunto nuovo personale, ma riscontrando parecchie difficoltà.

Per risolvere la questione gli artigiani concordano su due strade prioritarie: migliorare l’immagine e la narrazione delle professioni artigiane rivolta ai giovani (fondamentale per il 48,1% delle piccole imprese bergamasche, rispetto al 47,8% regionali) e assicurare un livello medio retributivo in linea con l’offerta di mercato (42,8% delle aziende locali contro il 44, 1% di media lombarda)

Le criticità evidenziate hanno comportato, in particolare, riduzione dei margini (66,2% di media regionale e 63% locale) e ritardi nelle consegne (33,5% contro il 37,8% in Bergamasca), oltre al mancato aumento/riduzione del personale, come segnalano il 23,7% delle imprese lombarde rispetto al 27,8% di quelle locali.

Per quanto riguarda le opportunità future, con la ovvia eccezione delle micro e piccole imprese che intercettano la domanda turistica, sembrano riscuotere poco successo sia la risorsa rappresentata dal Pnrr che quella delle Olimpiadi invernali 2026. Nel primo caso il gradimento è maggiore, con il 15,5% delle aziende locali rispetto alla media regionale del 12,1%; mentre nel secondo caso sono considerate positivamente solo dal 4,9% in bergamasca, contro il 6,5% in Lombardia.

A livello regionale, una nota a parte la merita il settore dell’edilizia che, nel 2022, con l’83,3% di aziende che hanno recuperato i volumi di produzione pre-pandemia, è stato tra quelli con le migliori performance, insieme a installatori d’impianti, servizi informatici, legno-arredo e altri settori manifatturieri. Per le micro e piccole imprese delle costruzioni il 17% del fatturato deriva dal Superbonus 110% e il 34,4% dagli altri bonus di ristrutturazione. La percentuale di aziende che ad oggi sconta la problematica dei crediti incagliati nei cassetti fiscali si attesta al 22,4%, con un importo medio, per impresa, di 140 mila euro. Le conseguenze principali sono: ritardo nel pagamento dei fornitori (46,3%), difficoltà nel versare le tasse (35,0%) e blocco dei cantieri (26,0%).

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