Bper, chiudono 3 filiali in città. Sindacati: no a desertificazione

LA SVOLTA. Stop il 15 dicembre in Santa Caterina, Camozzi e Ruggeri da Stabello e per 4 minisportelli di Adrara, Bariano, Casirate e Suisio: personale spostato.

Non è un terremoto, ma va però a toccare filiali storiche di Bergamo città e di alcuni comuni della provincia, la nuova ondata di chiusure di filiali decisa da Bper Banca, ben 130, (comprese anche alcune di Banco di Sardegna, tutte con decorrenza 15 dicembre), che è stata oggetto martedì di un incontro tra i vertici della banca e i sindacati in cui si è anche discusso del nuovo modello operativo denominato B-Customer e di tutte le riconfigurazioni organizzative che lo stesso determinerà (decorrenza 8 gennaio).

Le filiali che chiudono nella bergamasca

La Bergamasca era già stata coinvolta a gennaio con lo stop degli sportelli a Bergamo città (uno), Telgate, Valbrembo, Comun Nuovo e Berbenno. Stavolta invece le chiusure riguardano, da metà dicembre 3 filiali in città e 4 minisportelli in provincia. Per il capoluogo, come detto, lo stop riguarda filiali importanti, come quella ex Ubi in Borgo Santa Caterina 6 (clientela spostata in via Suardi), che da sempre rappresenta un punto di riferimento per i risparmiatori del quartiere e non solo, così come le altre due filiali scelte per lo stop, in via Ruggeri da Stabello 22 (sempre con spostamento clientela in via Suardi) e l’altra ex filiale Ubi di via Camozzi 81 (clientela spostata in piazza Matteotti).

Per quanto riguarda la provincia, previste le chiusure dei minisportelli di Adrara San Martino (che si riconverte su Sarnico), Bariano (Romano di Lombardia), Casirate d’Adda (Treviglio) e Suisio (Calusco d’Adda).

Il personale sarà tutto riassorbito

L’azienda, che non ha voluto commentare a caldo l’esito della riunione, ha comunque confermato il riassorbimento di tutto il personale, che per queste 7 chiusure provinciali equivalgono a una trentina di dipendenti, senza alcuna ricaduta sui livelli occupazionali.

La contrarietà dei sindacati

Le sigle sindacali hanno però manifestato «contrarietà rispetto all’ulteriore processo di desertificazione bancaria, messo a terra con parametri di riferimento talmente generici da poter riguardare ogni filiale del gruppo, la specializzazione dei ruoli nel nuovo modello che prelude ad ulteriori pressioni commerciali, il mantra dell’acquisizione di nuova clientela declinato in ogni salsa e la sovrabbondanza di “controllori e motivatori” rispetto a coloro che poi portano a casa il risultato».

Per Giovanni Salvoldi segretaio generale First-Cisl Bergamo, «prosegue quel processo, che ormai pare inarrestabile, di chiusura sportelli e progressivo allontanamento dal territorio e soprattutto dalle periferie. Oltre al disagio per la clientela, non dimentichiamoci delle ricadute sui lavoratori e in particolare, per quanto riguarda la qualità della vita lavorativa a fronte della riduzione del personale, con molte uscite e poche assunzioni in provincia».

Concorda Giuseppe Galleri delegato Fabi Bergamo di Bper: «Colpisce il fatto che la chiusura abbia riguardato filiali storiche, in cui c’è un senso di appartenenza da parte dei risparmiatori, specie per Borgo Santa Caterina. Purtroppo la desertificazione continua, come peraltro avviene anche per altri istituti. A noi preme tutelare la mobilità professionale e territoriale». Alla trentina di spostamenti si aggiungeranno entro fine 2023, una quindicina di esodi legati a prepensionamenti.

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