Brennero, transito «da prenotare»? Secco no dagli autotrasportatori

La proposta rigettata. Come al cinema, al museo o a teatro. Peccato che in autostrada i camionisti non ci vanno per divertirsi. L’idea del presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, di istituire un sistema di prenotazione per regolare il flusso dei mezzi pesanti in transito sull’A22 verso il Brennero, ha mandato su tutte le furie l’intera categoria degli autotrasportatori.

Non bastavano i divieti di transito notturni imposti dall’Austria ai Tir, contro i quali l’Italia ha chiesto di avviare una procedura europea d’infrazione, e la «beffa» è che il nuovo attacco al settore dell’autotrasporto arriva proprio dall’interno dei confini nazionali, anche se – vale la pena ricordarlo – non sarà così facile da mettere in pratica. Prenotare il transito in autostrada per trasportare in Austria e Germania le merci nel tratto di A22 che insiste sul territorio della provincia autonoma di Bolzano allungherebbe i tempi di consegna, andando ad incidere in maniera pesante sull’efficienza dei trasporti e sulla competitività delle aziende, non solo di quelle dell’autotrasporto.

Centinaia di Tir da Bergamo

Il tema è caldo anche in provincia di Bergamo, da dove partono ogni settimana alcune centinaia di Tir, che lavorano per società di svariati settori, diretti in Austria: «Sarebbe un danno enorme per loro e per le aziende committenti, che vedrebbero dilatarsi i tempi di consegna, con ripercussioni difficilmente immaginabili sulle loro attività – spiega Doriano Bendotti, segretario provinciale Fai Bergamo, la Federazione degli Autotrasportatori –, ed è assurdo che una proposta del genere arrivi proprio da una provincia italiana». Le ragioni che hanno spinto l’amministrazione bolzanina di Arno Kompatscher a chiedere uno studio di fattibilità in merito alla proposta di adottare un sistema di regolamentazione dei flussi di traffico sull’A22, sono di carattere ambientale; «peccato però che vadano a scontrarsi con il trattato europeo che prevede la libera circolazione delle merci – puntualizza Bendotti –. È una proposta intollerabile, che andrebbe ripagata con la stessa moneta per i turisti altoatesini che scendono al mare in estate. Senza dimenticare che tanti Tir trasportano merce destinata proprio alle aziende della provincia di Bolzano».

Con una ventina di transiti alla settimana verso la Germania, la ditta bergamasca Trasporti Rondi è tra quelle che sarebbero più penalizzate dalla prenotazione dell’A22: «Non è affatto una soluzione – spiega il titolare, Stefano Rondi –. Senza contare il dispendio di energie per chi organizza le spedizioni. Noi facciamo quella tratta da tantissimi anni fin da quando, per passare, si dovevano acquistare gli “eco punti”. Piuttosto, si dovrebbe fare qualcosa per poter viaggiare la notte in Austria».

Sergio Zambetti è un «padroncino», parte da Casazza tre volte alla settimana per alla volta di Bressanone e della Val Pusteria. Per lui, come per centinaia di suoi colleghi bergamaschi, la prenotazione dell’A22 sarebbe un inferno: «Si creerebbero colonne in autostrada, più di quante ce ne sono già – dice –. Arrivare a Bressanone diventerebbe quasi impossibile, anche perché i Tir sulle statali non possono viaggiare. È un provvedimento assurdo, che punta a colpire chi transita sull’A22 per andare in Austria e in Germania, ma che penalizzerebbe anche noi colpirebbe anche noi».

Ritardi e perdita competitiva

Inutile girarci intorno: il rallentamento delle consegne (perché di questo, alla fine, si parla), farebbe perdere competitività alle imprese di più comparti. «Oggi la logistica funziona sulla tempestività dei trasporti – dice ancora il segretario della Fai –; non siamo noi a decidere quando e dove portare le merci, ma i committenti; prenotare il transito in autostrada sarebbe ingestibile».

Una criticità in più che si sommerebbe ai tanti altri disagi di cui soffrono gli autotrasportatori, dalle difficoltà di trovare personale per un ricambio generazionale, ai costi dei carburanti: «Abbiamo pochi camion e pochi autisti – ricorda Bendotti –. La rivoluzione logistica di questi anni ha messo il settore in difficoltà e il rincaro di gasolio e metano è, tra le voci di spesa, quella che è schizzata in alto più delle altre. Non dimentichiamo, poi, che le Alpi rappresentano un problema in più per l’Italia, che è il secondo Paese manufatturiero d’Europa».

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