Buoni pasto, stop all’accettazione il 15 giugno: non sarà possibile spenderli nei pubblici esercizi, alimentari e supermercati

La protesta Per sensibilizzare sulle commissioni elevate e le difficoltà di chi aderisce alla rete. Un mercato che a Bergamo vale 70,3 milioni di euro e interessa 58.200 lavoratori beneficiari e 800 tra pubblici esercizi, alimentari e gdo.

Per tutta la giornata del 15 giugno i pubblici esercizi e i negozi di alimentari non accetteranno alcun pagamento tramite buoni pasto. Ascom Confcommercio Bergamo aderisce all’iniziativa, promossa a livello nazionale da Fipe- Federazione italiana pubblici esercizi, Fida- Federazione italiana dettaglianti alimentari, Federdistribuzione, Confesercenti, Coop e Ancd- Associazione nazionale cooperative dettaglianti Conad. Dal 9 giugno, saranno in distribuzione le locandine da esporre nei locali e negli esercizi che accettano i ticket, per dare notizia alla clientela della protesta.

Un blocco necessario per far arrivare alle istituzioni l’appello, troppe volte ignorato, per una strutturale riforma di un sistema che, per via di commissioni al 20% (la media è di oltre il 18% del valore facciale del ticket), non è più economicamente sostenibile. A questa iniziativa aderiscono anche le imprese della distribuzione commerciale, dai piccoli esercizi di vicinato fino a supermercati e ipermercati della distribuzione organizzata.

«Con questa giornata di sospensione del servizio vogliamo sensibilizzare i lavoratori e più in generale i consumatori sulle gravissime difficoltà che le nostre imprese vivono quotidianamente a causa delle elevate commissioni che dobbiamo pagare sui buoni pasto. – dichiara Diego Rodeschini, presidente Gruppo Bar Caffetterie Ascom Confcommercio Bergamo-. Parliamo di una vera e propria tassa occulta che supera anche il 20% del valore del buono, in un momento di grande difficoltà, con consumi ancora decisamente sottotono in pausa pranzo». A rischio è la stessa spendibilità dei buoni per chi ne dovrebbe beneficiare: « La nostra è una protesta che ha l’obiettivo di salvaguardare la funzione del buono pasto perché se si va avanti così sempre meno aziende saranno disposte ad accettarli, a discapito dei lavoratori che vedrebbero così perdere di ulteriore valore quello che dovrebbe essere un benefit. Insomma, il buono pasto rischia di diventare davvero inutilizzabile - continua Rodeschini -. C’è bisogno di una vera riforma che renda il sistema economicamente sostenibile anche per le nostre imprese che in fin dei conti sono quelle che danno il servizio ai lavoratori. Ma è altrettanto urgente far si che la prossima gara Consip da 1,2 miliardi di euro non venga aggiudicata con la logica del massimo ribasso e gli sconti delle precedenti perché saremo sempre noi esercenti a pagarli».

Alla protesta aderiscono anche i negozi di alimentari e market e supermercati: «La situazione è diventata insostenibile ed è giusto dare un segnale in vista della prossima gara d’appalto- commenta Luca Bonicelli, presidente del Gruppo Gastronomi Salumieri e negozi alimentari Ascom Confcommercio Bergamo-. Bisogna sensibilizzare sulle difficoltà che l’accettazione di ogni singolo buono porta agli esercenti, tra commissioni sempre più insostenibili, difficoltà nei rimborsi e condizioni sempre svantaggiose per chi li accetta in un rapporto di forza che vede le aziende emettitrici dettare in modo unilaterale le regole di mercato. È un servizio che molti negozi vogliono fornire alla clientela, ma che mette a dura prova i nostri conti».

I numeri dei buoni pasto a Bergamo

Il numero degli esercizi che accettano i buoni pasto a Bergamo e provincia, secondo la stima di Ascom Confcommercio Bergamo, supera quota 800 tra ristoranti trattorie, bar e negozi di alimentari e gdo. Il valore del mercato dei buoni pasto è in crescita anche a Bergamo come per il resto dell’Italia, grazie all’aumento dei lavoratori beneficiari (58.200, 1000 in più rispetto al 2021). e anche del valore medio del buono (1207 euro annuo per lavoratore pari a 5,36 euro medio al giorno). Il valore nominale dei buoni percepiti è di oltre 70,3 milioni ( in crescita di oltre 4 milioni rispetto al 2021). La spesa, secondo la stima Ascom Confcommercio Bergamo, avviene per un valore nominale di 52,7 milioni di euro nei pubblici esercizi e di 17,6 milioni di euro negli alimentari e gdo.

Antonio Terzi, presidente Confesercenti Bergamo, commenta : «Un moto di protesta trasversale per tutelare un importante servizio di cui beneficiano milioni di lavoratori, ma non più sostenibile dalle imprese che già stanno attraversando un periodo molto difficile. È importante che venga rispettato il valore nominale del ticket e che ci siano tempi certi per il rimborso dello stesso».

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