Club di sostenibilità: 7 aziende orobiche nell’esclusivo B Corp

NUMERO CHIUSO. È una delle certificazioni più ambite e difficili da ottenere: in Italia solo 231 gli attestati. Ogni tre anni la verifica del rispetto dei requisiti.

Trovare un equilibrio fra economia ed etica. È la filosofia B Corp, una delle certificazioni più ambite e difficili da ottenere. La B sta per «Benefit for all», benefici per tutti. Tutto è partito dalla ong B Lab, nata nel 2006 negli Stati Uniti, un movimento che conta ormai oltre 7 mila imprese certificate nel mondo.

L’Italia è avanti: nell’Unione europea è seconda solo alla Francia, che di B Corp ne conta 304. Un sistema solido e ben strutturato, che oggi occupa oltre 16.000 persone, generando un fatturato che supera i 10,9 miliardi di euro. Le B Corp italiane sono 231, il 38% delle quali in Lombardia, prima regione della Penisola con 88 società certificate, seguita dall’Emilia-Romagna con 32 e dal Veneto con 29.

Quali sono le sette aziende bergamasche certificate B Corp

A Bergamo le B Corp sono sette, diversificate per settore e dimensione. C’è un gigante del comparto alimentare come Bonduelle Italia, quartier generale a San Paolo d’Argon, accanto alla piccola Back Label, che produce abbigliamento sportivo e per il tempo libero in vicolo San Giovanni, nel pieno centro di Bergamo. Ci sono l’antico Linificio e canapificio nazionale fondato a Villa d’Almè nel 1873 e la giovanissima Zot Srl di Bergamo, ener-tech nata nel 2020 con la mission di promuovere il consumo di energia da fonti rinnovabili. C’è Evogy di Seriate, provider innovativo di servizi che punta a ridefinire il modo di utilizzare l’energia attraverso la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale, ma anche Lampa di Grassobbio, specializzata nella produzione di accessori per abbigliamento, calzature e pelletteria dei più importanti marchi internazionali del lusso. E sempre al settore moda appartiene anche la visionaria Miomojo, sede in via Autostrada, che disegna e produce accessori moda cruelty-free.

I tratti comuni delle aziende B Corp

Il comun denominatore di queste realtà apparentemente così diverse è la volontà di impegnarsi a generare un impatto positivo sull’intero ecosistema economico, ambientale e sociale, con un’attenzione particolare al miglioramento continuo delle performance. Tra le 88 B Corp lombarde, infatti, il 50% di quelle che si sono ricertificate ha registrato un punteggio superiore rispetto alla certificazione precedente.

«Ogni tre anni dobbiamo riverificare il nostro punteggio su governance, dipendenti, ambiente, clienti e comunità con l’obiettivo di alzarlo», conferma Filippo Perricone, fondatore di Back Label, certificata nel 2021, che recentemente ha organizzato un incontro fra le B Corp bergamasche nel suo laboratorio dove si realizzano capi in fibre naturali, «non solo cotone biologico, lana e cashmere, ma anche bambù, proteine del latte, alghe ed eucalipto», racconta sua sorella Alessandra, responsabile commerciale e impact manager del marchio che vende in tutto il mondo attraverso spa e boutique di hotel e resort cinque stelle lusso.

Ricerca e sviluppo sulle materie prime è un altro elemento che accomuna le B Corp orobiche. «È una scelta di campo naturale», puntualizza Claudia Pievani, fondatrice di Miomojo, che ha deciso di realizzare «nella variante vegana tutto quello che finora è stato prodotto con pelli animali. Siamo partiti con il poliestere riciclato, ma da qualche anno usiamo pelli vegetali derivate dalla mela e dal cactus».

Non solo prodotto e processo sostenibili, ma anche attenzione alle persone e al territorio. «Abbiamo nel Dna il rispetto per l’ambiente, per le comunità e per i luoghi che ospitano le nostre realtà produttive - aggiunge l’amministratore delegato del Linificio e canapificio nazionale Pierluigi Fusco Girard -. Essere diventati B Corp ci responsabilizza a fare ancora di più e meglio».

«Quello delle B Corp è un circolo virtuoso - conclude Filippo Perricone -. Ora noi stessi stiamo chiedendo ad altre aziende con le quali lavoriamo di diventare B Corp, per far sì che tutta la filiera rispetti gli stessi standard etici».

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