Commissioni buoni pasto, tetto massimo del 5%

La trattativa Le commissioni sui buoni pasto destinati ai dipendenti pubblici avranno un tetto massimo del 5%. Con l’approvazione del Dl «Aiuti di Stato» è diventata legge la novità che riguarda bar, ristoranti, esercizi di vicinato, supermercati e ipermercati, in vista delle gare per l’acquisto dei ticket.

Il valore annuale complessivo dei buoni pasto spesi tra città e provincia è di oltre 70,3 milioni di euro e, secondo le stime di Ascom, il dato 2022 risulta in crescita di oltre 4 milioni di euro rispetto allo scorso anno. In Bergamasca sono interessati 58.200 lavoratori e 800 esercenti che accettano i buoni pasto.

Il rientro dallo smart working e il ritorno di volumi importanti di buoni pasto aveva allarmato gli operatori, obbligati a sostenere commissioni anche superiori al 20%. «Questo è il primo risultato del lavoro che ha visto unite le associazioni della ristorazione e del commercio per rispondere al disagio di migliaia di imprese costrette a pagare una tassa occulta – commentano Ascom e Confesercenti -. Si parla di un valore pari a centinaia di milioni di euro per assicurare il servizio ai lavoratori che utilizzano ogni giorno il buono pasto».

In attesa della prossima gara Consip, c’è piena soddisfazione per una battaglia che va avanti da diversi mesi. «È un primo importante risultato raggiunto. Dare sostenibilità all’esercente significa migliorare la qualità del servizio e aumentare il valore reale del buono anche per il lavoratore - sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Chi si aggiudicherà le prossime gare pubbliche per i buoni pasto non potrà più imporre agli esercenti una commissione maggiore del 5%. La prossima gara Consip del valore di oltre 1,2 miliardi di euro sarà il banco di prova per valutare l’efficacia della nuova normativa nel segnare una profonda discontinuità con le precedenti gare che hanno portato a commissioni addirittura superiori al 21 per cento».

Anche il direttore di Confesercenti Bergamo, Filippo Caselli, esprime soddisfazione «per il ritorno ad una misura più equa delle commissioni. In tempi di costi e burocrazie crescenti è assolutamente positivo che si inizi a ragionare in termini di tutela degli operatori commerciali, abbandonando l’idea che tutto si sistemi in maniera autonoma, e riconoscendo che ogni settore necessita di margini minimi che ne garantiscano la sopravvivenza».

Ora rimane la necessità di una riforma strutturale del sistema dei buoni pasto «per intervenire anche sulle gare private che oggi non sono interessate dal provvedimento appena approvato e che, tuttavia, valgono due terzi del mercato – concludono Ascom e Confesercenti -. Occorre adottare modelli di regolazione mutuati da altri Paesi europei, mettendo al centro la salvaguardia del valore reale del buono pasto, da quando viene acquistato dal datore di lavoro (che gode di importanti vantaggi con la decontribuzione) a quando viene speso dal lavoratore (che a sua volta beneficia della defiscalizzazione)».

© RIPRODUZIONE RISERVATA