Economia green, opportunità per alzare la qualità del lavoro

IL CONVEGNO CGIL . Al centro la sfida della sostenibilità e le riconversioni. Il futuro dell’automotive: 2.500 realtà e 14mila addetti in Bergamasca.

Può una sostenibilità ambientale seria ed efficace creare un’economia green che valorizzi la qualità del lavoro? Attorno a questo tema, la Cgil provinciale di Bergamo ha organizzato ieri, presso la Borsa Merci, un convegno dal titolo «Una sfida Sostenibile. Transizione green, qualità del lavoro», un appuntamento moderato dalla giornalista de L’Eco di Bergamo Benedetta Ravizza che ha visto la partecipazione di Agostino Piccinali, presidente Gruppo Meccatronici di Confindustria Bergamo, Paolo Malighetti, professore del Dipartimento di Ingegneria Gestionale all’Università degli Studi di Bergamo e, dallo stesso dipartimento, il ricercatore Daniele Landi, oltre che Marco Toscano, segretario generale della Cgil di Bergamo.

Centro mobilità con UniBg

Il convegno ha voluto calamitare l’attenzione sulla nuova sfida green che, se ben progettata, può rivelarsi anche una transizione verso un lavoro di qualità, con nuovi ambiti occupazionali e nuovi scenari legati allo sviluppo di diversi settori, tra cui uno spazio importante se lo ritaglia la manifattura, con l’automotive sugli scudi. Grande attenzione è stata posta naturalmente anche sul ruolo della ricerca. L’Università degli Studi di Bergamo è infatti tra partner protagonisti del Centro nazionale sulla mobilità, un progetto che dal 2022 riunisce 25 enti pubblici – università e centri di ricerca nazionali tra i quali il Politecnico di Milano – e 24 imprese e che proseguirà fino al 2025.

L’ateneo bergamasco coordinerà in particolare l’aspetto dedicato alle tecnologie «light and active mobility», a supporto della progettazione di veicoli leggeri e della mobilità attiva e assistita. Tali soluzioni, che verranno predisposte tenendo conto della sicurezza, dei consumi energetici contenuti e dell’ampliamento degli ambiti di utilizzo, saranno infatti centrali per il futuro della mobilità green, soprattutto quella urbana.

Il centro nazionale indagherà anche soluzioni relative alla mobilità aerea, al trasporto marittimo e ferroviario e al settore automotive. Un processo che pone fin da ora delle urgenze, a Bergamo come in tutto il mondo: la riconversione di alcune filiere, la formazione degli addetti e lo sviluppo di nuove tecnologie attente all’ambiente. Così oltre alla mobilità sostenibile, il settore automotive sarà tra quelli più coinvolti e interessati dalla sfida sostenibile.

Il peso della filiera del motore

L’ultimo dato Istat del 2020 censisce infatti in provincia di Bergamo 2.522 unità locali e 14mila addetti nella filiera automotive individuata con i codici ateco, con un peso del 2% rispetto ai valori nazionali. «La tutela dell’ambiente – ha sottolineato il segretario Marco Toscano – deve garantire anche una sostenibilità economica, con la salvaguardia dei posti occupazionali e con un’adeguata riconversione. I sindacati possono e dovranno vivere da protagonisti questo processo».

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