Export orobico, 12,8 miliardi in nove mesi: Germania e Cina sostengono la ripresa

Il valore delle esportazioni supera anche il dato pre-pandemìa. Nel terzo trimestre crescita del 16,6% secondo il report dell’Istat. Il presidente Mazzoleni: «La nostra è tra le sette province italiane che più ha contributo al risultato nazionale».

Chiamiamolo pure il bene rifugio delle aziende bergamasche. Perché l’export - ormai da anni - rappresenta, salvo rare eccezioni, una certezza per le realtà del nostro territorio. E anche nel terzo trimestre di quest’anno si confermano le previsioni favorevoli dei mesi precedenti: i prodotti made in Bergamo approdati all’estero registrano infatti un valore complessivo di 4,2 miliardi di euro, secondo quanto rileva l’Istat, in aumento del 16,6% rispetto allo stesso periodo del 2020. Una cifra che porta il dato delle esportazioni del periodo gennaio-settembre a 12,8 miliardi, superiore non solo al risultato dei primi nove mesi del 2020 (più 22,7%), ma anche a quello dell’analogo periodo del 2019 (più 5%), antecedente allo scoppio della pandemìa. In quanto a crescita, Bergamo batte anche la Lombardia, che, con i suoi 99 miliardi di export, registra un più 21,3%.

Del resto, come precisa in una nota il presidente della Camera di commercio di Bergamo, Carlo Mazzoleni, «se l’intero Nord-Ovest tira la volata dell’export nel trimestre, Bergamo è tra le sette province italiane che hanno dato i contributi più positivi al risultato nazionale».

C’è chi guarda (molto) lontano

Le mete principali sono sempre le stesse, ma non mancano «incursioni» in paradisi lontani come le Figi (26.446 euro il valore dell’export; pari a zero le importazioni), o come le Isole Cayman (40.262 euro e nessun prodotto importato in Bergamasca), rivelando un’attitudine spiccata delle bergamasche verso il commercio estero. La destinazione che rende di più, a livello di macroarea, è il Vecchio Continente, diviso tra Paesi che fanno parte dell’Unione europea (27) post Brexit (7,6 miliardi il valore dell’export orobico) e Paesi extra Ue (5,1 miliardi). A seguire l’America del Nord con 1 miliardo e 38 milioni e in quarta posizione i Brics, acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, a quota 928 milioni. L’unica area geografica in territorio negativo è il Medio Oriente, dove il nostro export scende a 455 milioni, in calo del 4,5%.

I primi tre Paesi

Per quanto riguarda i singoli Stati, la Germania resta la meta più gettonata per le merci provenienti da Bergamo, che superano i 2 miliardi, in crescita di ben 22,7 punti percentuali. Sul podio salgono anche Francia (più 24%, pari a un miliardo e 415 milioni) e Stati Uniti (895 milioni, in crescita del 16%). La Cina si colloca in penultima posizione, ma il flusso delle merci orobiche registra un incremento di oltre 48 punti percentuali, portando il suo valore a 455 milioni.

Nel trimestre luglio-settembre, le importazioni sono state pari a 2.764 milioni (più 38,5%) e il saldo della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 1.459 milioni, inferiore al saldo del trimestre corrispondente dell’anno scorso (1.626 milioni).

I settori trainanti, come si legge nella nota camerale, sono rappresentati in primis dai macchinari (1 miliardo e 38 milioni, più 8,7%), dai prodotti chimici (635 milioni, più 33,5%), dai metalli di base (532 milioni, più 17%), dagli articoli in gomma (410 milioni, più 19,5%), dai mezzi di trasporto (390 milioni, più 15%), dagli apparecchi elettrici (290 milioni, più 23%), da tessile e abbigliamento (257 milioni, più 18,7%) e dagli alimentari (245 milioni, più 7,4%).

Per dirla con Mazzoleni, siamo di fronte a «un altro trimestre di crescita per le esportazioni bergamasche, non solo rispetto all’anno scorso – dove le variazioni sono a due cifre – ma anche nei confronti del 2019, che ha preceduto lo scoppio della pandemìa».

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