Franchising orobico meglio del pre-Covid: «Più ricavi e addetti»

Il settore. Le reti a Bergamo sviluppano un giro d’affari superiore alla media nazionale nell’ultimo biennio. Fusini (Ascom): «Prevale la voglia di rimettersi in gioco».

Nonostante l’andamento economico sfavorevole a Bergamo, il settore franchising gode di buona salute, con numeri che hanno ormai superato quelli del pre-Covid. Negli ultimi due anni infatti, secondo la recente ricerca di Assofranchising Confcommercio, sono 11 le reti di impresa bergamasche che hanno sviluppato in franchising il loro business in altri territori, in Italia e all’estero. Il numero è uguale a quello del 2019 anno precedente allo scoppio della pandemia, ma sono fortemente in crescita il giro d’affari, che passa da 68,5 milioni a 108,8 milioni di euro con una crescita del 58,7%; il numero di punti vendita in franchising cresciuti da 214 a 306 (+43,0%) e degli occupati saliti in 48 mesi da 515 a 736 (+42,9%).

Fusini: «Il franchising made in Bergamo ricalca le qualità della migliore imprenditorialità nostrana che sono da sempre visione, capacità e sviluppo del business con passi successivi adeguati e ben calibrati»

Bergamo, mantenendo il numero dei suoi franchisor, ha ottenuto una performance molto più positiva di quella nazionale, che nel biennio ha subito la riduzione del -2,6% delle insegne operative. Nettamente migliori anche gli altri numeri, con l’aumento del giro d’affari del 58,7% rispetto al +10,4% del dato nazionale; dei punti vendita (+43,0% contro +6% nazionale) e del numero di addetti (+42,9% contro il +9,7% nazionale). In provincia di Bergamo hanno sede 11 reti delle 955 italiane operative pari all’ 1,15%, di poco inferiore al numero del totale delle imprese attive rispetto al dato complessivo nazionale.

I franchisor orobici hanno una dimensione più piccola rispetto alla media dove operano reti in franchising costituite nelle città metropolitane. Bergamo rappresenta infatti solo lo 0,38% del fatturato complessivo del comparto (108,7 milioni contro i 28,8 miliardi a livello nazionale) e lo 0,31% degli addetti (736 contro i 238.194 a livello nazionale). I punti vendita bergamaschi sviluppano infatti business più contenuti con una media addetti di 2,41 per punto vendita contro la media nazionale di 4 addetti.

«Ottima performance»

«I numeri della ricerca di Assofranchising–Confcommercio - spiega il direttore di Ascom Bergamo Oscar Fusini -, segnalano l’ottima performance del franchising sviluppato da imprenditori bergamaschi. L’aver mantenuto il numero delle reti nel biennio certamente più difficile della storia moderna del commercio segnala le grandi capacità imprenditoriali. Sorprendenti sono i numeri di queste imprese che in un periodo così difficile hanno messo a segno crescite verticali del giro d’affari, punti vendita ed addetti».

«Sostanziale tenuta nel primo anno, il 2020, ossia quello del lockdown, e straordinaria crescita di quello successivo, il 2021, dove il franchising orobico ha saputo interpretare al meglio la voglia di rimettersi in gioco di molti imprenditoria livello nazionale»

Nell’anno 2020 non c’ è stata rilevazione dei dati bergamaschi, per cui, guardando al risultato finale legato al 2021, «possiamo solo presuppore - aggiunge il direttore di Ascom Bergamo - che il risultato di questa portata sia frutto di una sostanziale tenuta nel primo anno, il 2020, ossia quello del lockdown, e di una straordinaria crescita di quello successivo, il 2021, dove il franchising orobico ha saputo interpretare al meglio la voglia di rimettersi in gioco di molti imprenditoria livello nazionale». Per Fusini, «il franchising made in Bergamo ricalca le qualità della migliore imprenditorialità nostrana che sono da sempre visione, capacità e sviluppo del business con passi successivi adeguati e ben calibrati e che rappresentano il modello di sviluppo del franchising che offre maggiore solidità alla rete».

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