Gas, il prezzo risale: «C’è speculazione e pagano le aziende»

LO SCENARIO. Pesa la crisi nel Mar Rosso che riduce le consegne malgrado le scorte in Italia siano adeguate. Confindustria: «Importante diversificare le fonti».

Torna a correre il prezzo del gas europeo alla Borsa di Amsterdam: mercoledì 31 gennaio il contratto future Ttf a fine giornata ha chiuso con un rialzo del 2,2% a 30,2 euro al megawattora. Numeri ancora lontani da quelli di ottobre quando la quotazione è passata dai 38 euro al megawattora di venerdì 6 ottobre ai 53 euro della settimana seguente per poi iniziare la discesa durata fino a martedì. Comunque, numeri decisamente al di sotto dei picchi a tre cifre del 2022 quando interi settori hanno rischiato di vanificare tutti gli sforzi di rilancio post pandemia.

La crisi nel Mar Rosso

Un borsino, quello del gas, estremamente sensibile alle variabili meteorologiche (con un’ondata di freddo i costi schizzano) ma soprattutto alle crisi geopolitiche. E quella in corso nel Mar Rosso, aggravata dagli attacchi dei ribelli Houthi e dalle decisioni delle compagnie di navigazione di evitare il Canale di Suez, sta generando turbolenze significative. Il passaggio di gas naturale liquefatto dal Qatar attraverso Suez è crollato. A gennaio l’Ispi stima che l’Italia ha visto una riduzione delle consegne di gas qatarino del 70% rispetto alla media del 2023. «Il Qatar conta per circa il 10% del gas consumato in Italia - evidenzia il report dell’Istituto per gli studi di politica internazionale - ma al momento il nostro Paese non corre rischi di breve periodo, grazie a stoccaggi molto elevati per questo periodo».

E se da una parte non c’è eccessiva preoccupazione per il rischio di restare con i rubinetti vuoti come avvenuto nel 2020 in concomitanza dello scoppio le guerra in Ucraina, è altrettanto evidente che la voce «gas» è in cima all’agenda di tutti gli imprenditori dei settori più energivori dell’economia orobica, dalla metallurgia al tessile, dalla carta alla gomma e plastica.

«Tema cruciale per le imprese»

«Il prezzo del gas, così come in generale il prezzo dell’energia, resta un tema cruciale per le imprese - conferma il direttore di Confindustria Bergamo, Paolo Piantoni - Se è vero che, rispetto alla situazione di un anno fa, le condizioni generali sono nettamente migliori e la catena di fornitura è riuscita a reagire al venire meno della rete russa attivando nuove fonti di approvvigionamento, le numerose crisi internazionali in atto contribuiscono a definire scenari sempre complessi e soggetti a repentini mutamenti». «In una situazione sempre tesa - aggiunge - trovano inoltre spazio fenomeni speculativi che finiscono per alimentare spirali negative. Di qui l’importanza di una politica energetica nazionale attenta alla diversificazione delle fonti e alle necessità del mondo manifatturiero che rischia di subire nuovi pesanti conseguenze».

Concorda Olivo Foglieni, amministratore delegato della Fecs di Ciserano. La sua azienda che lavora l’alluminio, consuma dai 15 ai 20mila metri cubi di gas all’anno. «C’è tanta speculazione, con le scorte oltre il 70% e la richiesta in diminuzione perché l’economia rallenta, l’aumento del prezzo del gas ha principalmente cause esogene» spiega. «L’unico modo per uscire da questa spirale è spingere sulla transizione energetica per renderci il più possibile autonomi». Proprio con questo obiettivo Foglieni è pronto a cogliere le opportunità previste dal nuovo Piano 5.0 da 13 miliardi che premia la digitalizzazione e il contenimento dei consumi. «Attualmente autoproduciamo il 30% dell’energia consumata, l’obiettivo è portare la quota al 60%, una soglia di sicurezza che garantisce la competitività dell’azienda». Tradotto in soldoni, si parla di un investimento di 5-6 milioni. «Il Piano rappresenta una grande opportunità anche per le piccole imprese per le quali le agevolazioni possono arrivare fino al 40%».

«Sono ormai quattro anni che anche noi piccoli imprenditori siamo costretti a prestare la massima attenzione a tutto quello che succede nel mondo perché le conseguenza le subiamo immediatamente» dice Giorgio Besenzoni che guida l’omonima azienda di accessori nautici di Sarnico, 25 milioni di fatturato, 80 dipendenti. «Abbiamo un forno che consuma 1 milione di Kwh l’anno, chiaro che la bolletta del gas è importante. Un aumento eccessivo dei costi di produzione incide poi sulla competitività del nostro business che, a fronte di previsioni ancora buone; deve misurarsi con il rallentamento di molti mercati, quello tedesco in primis come ho potuto constatare al recente salone nautico di Düsseldorf dove è stato registrato un calo dei visitatori».

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