I birrifici artigianali crescono: oltre 10 milioni di fatturato

In Bergamasca. In provincia una quindicina le aziende e una produzione annua di 20 mila ettolitri, coltivati a luppolo 4 ettari.

Il settore brassicolo cresce anche in Bergamasca con una quindicina di birrifici e una produzione annua stimata in 20 mila ettolitri che portano ad un fatturato complessivo di oltre 10 milioni e 4 ettari di campi si coltivano a luppolo. «Negli ultimi dieci anni in Italia - fa presente Coldiretti - sono triplicati i birrifici artigianali, che superano la quota record di 1085 realtà nel 2022 e fanno volare le esportazioni con un balzo del +12%, con un indotto che genera 93 mila posti di lavoro». Si tratta di una crescita che ha fatto salire anche la domanda di materie prime 100% made in Italy, come il luppolo, che ha raggiunto un milione di metri quadrati coltivati, ai quali si aggiungono i 300 milioni destinati all’orzo per la produzione di malto, che copre quasi il 40% del fabbisogno nazionale con circa 83mila tonnellate.

Nel 2022 i consumi nazionali di birra hanno superato il record storico di oltre 35 litri pro capite per un totale di 2 miliardi di litri e un fatturato di 9,5 miliardi di euro. Quasi 2 boccali su 3 sono riempiti con produzioni nazionali, secondo il Consorzio della birra italiana, nato con l’appoggio di Coldiretti. «Il successo della birra italiana dimostra la capacità innovativa dei nostri imprenditori di investire e conquistare nuovi settori - afferma il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini -, valorizzando le qualità e la biodiversità del made in Italy». Un settore che ha visto recentemente scendere al suo fianco anche la Regione che a dicembre ha approvato una legge per la promozione della filiera brassicola lombarda. Il provvedimento si propone di tutelare e promuovere, anche attraverso l’istituzione di un marchio specifico, i birrifici artigianali che operano in Lombardia.

Tra le giovani realtà nate in Bergamasca c’è il birrificio agricolo Pagus di Rogno, fondato nel 2017 da Stefano Visinoni e Gabriele Fontana. Nel 2020, durante il primo lockdown, hanno deciso di utilizzare l’acqua della sorgente che sgorga in una miniera di Schilpario: è così nata la birra «Fréra» che, dopo essere stata imbottigliata, viene riportata nella miniera per la conservazione. Completano la gamma di prodotti la «Brown Ale», con il mais nero spinoso di Esine e la «Luppolo Fresco», con il prodotto appena raccolto a mano.

«Produciamo mediamente 70 mila litri di birra ogni anno – commentano Stefano Visinoni e Gabriele Fontana -. Facciamo parte del Consorzio Birra Italiana, di Campagna Amica, di Coldiretti e del progetto camerale «Bergamo città dei mille sapori». Coltiviamo direttamente orzo, frumento, farro e luppolo e abbiamo trasformato il luppoleto in un luogo dove socializzare». Il birrificio ha lanciato una campagna di adozione delle piante di luppolo e ha deciso di mettere sott’olio le potature in avanzo. Tutta l’energia utilizzata per la produzione proviene da fonti rinnovabili, mentre gli scarti di produzione non vengono buttati, ma destinati all’alimentazione animale o, nel caso delle trebbie, trasformate in prodotti da forno o formaggi. Completano il progetto, la coltivazione naturale e l’obiettivo di un packaging plastic free. Per l’attenzione alla sostenibilità il Birrificio Pagus è stato tra i 10 finalisti dell’«European Beer Star» nella categoria «Future Awards».

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