Il caro energia frena l’artigianato: bene legno e arredo

Manifattura. Pinetti (Confartigianato): l’export traina il fatturato delle aziende orobiche della subfornitura. «Ok il mercato Ue, Usa e Medio Oriente in crescita».

Se il 2022 si era aperto con l’incognita legata ai costi dell’energia – che avevano iniziato ad aumentare in modo consistente da qualche mese, ma che sarebbero poi esplosi – ma con una prospettiva di crescita economica in parte poi vanificata dalle conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina- , il 2023 è iniziato all’insegna della prudenza, in particolare per il settore manifatturiero ancora alle prese con il caro energia.

A evidenziarlo è il centro studi di Confartigianato che ha messo in evidenza come sulle prospettive della manifattura nei prossimi mesi pesino alcuni fattori critici, quali la pressione dei costi dell’energia, dei trasporti e del credito, le incertezze per gli investimenti, il rallentamento del commercio internazionale, il lento ritorno alla normalità nelle forniture di materie prime lungo le filiere globali e la persistente difficoltà di reperimento del personale specializzato. La produzione nel complesso del trimestre settembre-novembre 2022 segna, infatti, un calo dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti. La produzione manifatturiera, al netto degli effetti di calendario, diminuisce del 2,2% in termini tendenziali.

La fase di recupero dopo la crisi da Covid-19 nei maggiori settori dell’artigianato registra un recupero in doppia cifra per Legno con un più 15,2% e altre manifatturiere

con +11,1%; seguono mobili con +7,7%, vetro, ceramica, cemento con +5,3%, alimentari con +3,3% e i macchinari con un incremento dell’1,4%. Recupero da completare, invece, per le aziende che si occupano della riparazione macchinari (-0,1%) e della produzione dii prodotti metallo (-1,4%). Segnano un maggiore ritardo, i comparti della moda, con il tessile a -6,3%, pelle a -11,2%, abbigliamento a -29,2%. «Per la moda - si legge nel report del Centro studi - va consolidato, meglio se accelerato, il recupero dell’ultimo anno per poter almeno avvicinare in tempi accettabili i livelli produttivi pre pandemia».

Una fotografia «che rispecchia la realtà bergamasca dell’artigianato», conferma Lorenzo Pinetti, vicepresidente di Confartigianato Bergamo. «Tuttavia, malgrado il pessimismo degli ultimi mesi per le prospettive - aggiunge - ora il sentiment di gran parte degli artigiani orobici del manifatturiero è abbastanza positivo, gli ordinativi sono ripartiti, in particolare per chi lavora nel comporto della subfornitura e può contare su una buona parte di business dedicato all’export». Segnali di ripresa, dopo un fine anno al rallentatore, per il mercato dell’automotive, di cui beneficiano sia le aziende metalmeccaniche che quelle della gomma-plastica. «Numeri promettenti anche per il 2023 - aggiunge il numero due di Confartigianato Bergamo - arrivano dalla nautica, in questo caso a essere coinvolte sono le imprese artigianali del legno - arredo ma pure del tessile». «Per quanto riguarda l’export - prosegue Pinetti - positivi i segnali che arrivano dai mercati europei,Francia, Germania e Regno Unito, in particolare. In crescita gli Stati Uniti a cui si stano affacciando sempre più le realtà manifatturiere artigianali bergamasche più strutturate, così come tutti i paesi del Medio Oriente dove il made in Italy va sempre forte».

Tra le rotte più promettenti, la Cina. «Un mercato ancora in difficoltà, il problema Covid non è superato, inutile negarlo. Sono reduce da una fiera a Parigi, l’assenza dei buyer cinesi non è passata inosservata, mentre sono tornati gli americani dopo tre anni di assenza».L’incognita resta la bolletta energetica che nel 2022 ha eroso non poco anche i ricavi delle imprese artigiane. «Fortunatamente il grande lavoro fatto dal nostro Consorzio energia ci ha messo al riparo dalle fiammate di prezzi - sottolinea Pinetti - Positivo il fatto che molti imprenditori abbiano approfittato di questo momento per programmare investimenti ad hoc sull’efficientamento energetico così da mettersi al riparo da nuove crisi».

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