Il franchising cresce con food e servizi, cala l’abbigliamento

SCENARIO. Più negozi a livello nazionale e provinciale. In Bergamasca in un anno i ricavi da 108 a 190 milioni. Fusini: «Modello che riduce la componente di rischio».

Seguendo il dato nazionale, che fa segnare un +2,2 arrivando a oltre 61 mila punti vendita, anche a Bergamo il franchising è in crescita, sia sul fronte del fatturato, sia su quello delle catene con sede in provincia e degli affiliati a catene di altre città che aprono nel nostro territorio. È quanto emerge dal «Rapporto Assofranchising Italia 2023–Strutture, Tendenze e Scenari» curato da Nomisma.

In particolare, risultano 22 le insegne franchisor con sede legale in provincia di Bergamo, con un giro d’affari complessivo di oltre 190 milioni di euro rispetto ai 108 milioni del 2022 (+56%), con 615 punti vendita franchising e 841 punti vendita diretti. I dati riflettono lo sviluppo già riscontrato nei mesi immediatamente seguento alla pandemia, anche se cambiano le modalità e l’ubicazione degli insediamenti.

In assenza di nuovi grandi insediamenti commerciali per quanto riguarda i settori, a movimentare le aperture a Bergamo sono il food e i servizi. Qualche difficoltà si registra invece sul versante della vendita dei prodotti casa e dell’abbigliamento, quest’ultimo storico settore da cui il franchising ha preso il volo negli anni Settanta-Ottanta, con Bergamo tra le piazze più dinamiche e un imprenditore come Antonio Percassi tra i precursori assoluti del ramo, aprendo ovunque negozi a marchio Benetton.

Le nuove aperture si concentrano soprattutto nei centri storici più grandi, Bergamo e Treviglio in primis e nei progetti di rigenerazione intervenuti.

«Il numero dei punti vendita degli affiliati così alto – spiega il direttore di Ascom Bergamo Oscar Fusini -, ci fa dire che le percentuali di crescita siano in linea con il dato nazionale (con una crescita di oltre 2 punti percentuali). Dal punto di vista dei franchisor ci sono più imprenditori bergamaschi che stanno guardando ad un modello di sviluppo sovra provinciale dei loro prodotti, mentre, per quanto ci risulta, anche se non c’è un dato certo, intravediamo una crescita di franchisee dopo la pandemia soprattutto in aree extraurbane».

Fatturato inferiore alla media

Secondo a quanto risulta al direttore di Ascom Bergamo, «gli affiliati ai franchisor bergamaschi, per la tipologia di attività, sviluppano comunque un fatturato inferiore a quello medio, con un numero di addetti stimato inferiore a quello nazionale (2,46 persone per punto vendita), che cresce di poco rispetto allo scorso anno». Fusini sottolinea poi un aspetto dinamico da non sottovalutare: «Dopo la forte contrazione registrata nelle reti negli anni difficili del Covid, il franchising sta crescendo a ritmi superiori rispetto al commercio tradizionale indipendente. Come confermano i dati nazionali, in questo scenario economico, il franchising è infatti un modello che può contribuire alla riduzione della componente di rischio per coloro che desiderano avviare un’attività imprenditoriale, potendo contare su un articolato portafoglio “standardizzato” di prodotti e servizi».

Tornando ai dati Nomisma nazionali, il fatturato del comparto nel 2022 ha superato i 30.9 miliardi di euro (+7,1% rispetto al 2021). Detto della crescita dei punti vendita in franchising che toccano quota 61.162, sono in aumento anche gli addetti occupati che raggiungono i 252.848 (+6,2% rispetto al 2021). Complessivamente rimangono stabili le insegne operative in Italia (954 in totale ), dopo la vistosa contrazione avvenuta durante la pandemia nel 2020 (-103) e la successiva nuova crescita nel 2021 (+78). Una stabilità che deriva dal forte turn-over, che ha visto la cessazione di alcune insegne storiche nell’ambito dell’abbigliamento per bambini e bar-gelateria e parallelamente la crescita di nuovi brand, soprattutto nell’ambito della ristorazione, dei prodotti per la casa e dei servizi.

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