Impiantisti e posatori, caccia agli apprendisti

Effetto del boom dei lavori legati alla casa. «Mestiere meno pesante ma più tecnico». Il nodo salario.

AAA Idraulici, parquettisti, posatori, impiantisti, cercansi. Quello che sembra un annuncio è il reale problema con cui si stanno misurando anche le imprese artigiane orobiche in questo momento: la difficoltà di reperire manodopera. Chi ha esperienza è oberato di lavoro, mentre gli apprendisti sono merce sempre più rara. I ragazzi che escono dalle scuole non sono sufficienti a coprire le richieste delle imprese, alle porte delle ditte non c’è traccia di code di chi cerca lavoro. La situazione è seria, conferma Confartigianato Bergamo: «Ci sono alcune figure professionali che mancano sistematicamente, in particolare saldatori, sistemisti, frigoristi. Ma negli ultimi due mesi le richieste riguardano il settore edile e l’area casa». Una «fame» di manodopera legata, in questo caso, al buono stato di salute del settore grazie anche agli incentivi per la riqualificazione e l’efficientamento energetico. Ma l’edilizia e in generale le attività legate alla casa non sono i soli settori che evidenziano la carenza di figure professionali ad hoc. «Sono estremamente richiesti - fanno sapere da Confartigianato - anche operai specializzati nell’ambito metalmeccanico e nei settori chimico, della gomma e delle materie plastiche».

Manca ricambio generazionale

Non esistono numeri per misurare l’aumento del fenomeno, la tendenza è rilevabile a livello soggettivo attraverso l’incremento delle domande rivolte dai professionisti alle proprie associazioni e consorzi di riferimento. «Era un problema noto già prima della pandemia, ora è esploso» spiega Alex Baroni presidente del Caib, il Consorzio artigiani installatori idraulici bergamaschi e titolare dell’Idraulica F.lli Baroni di Telgate . «Si cercano apprendisti nelle scuole e anche attraverso le agenzie ma non basta. Per alcune professioni, purtroppo, sta venendo a mancare un ricambio generazionale».

Dall’altra parte della medaglia, quella vista dai giovani che si affacciano al mercato del lavoro, forse pesa il fatto che il contratto di apprendistato, della durata di 5 anni, non è tra i più appetibili. Nei primi sei mesi generalmente la mensilità percepita corrisponde a circa il 60% dell’effettivo stipendio lordo di riferimento (quello al quinto livello) e raramente supera i mille euro al mese. Nei semestri seguenti, comunque, la percentuale aumenta gradualmente.

Per fare un esempio: secondo la tabella retributiva dell’artigianato edile pubblicata sul portale di Fillea Cgil, la retribuzione base minima per chi inizia con contratto d’apprendistato è di 895 euro. «I compensi si potrebbero alzare e su questo si può aprire un ragionamento - ammette Baroni, - ma occorre anche capire che in questo settore la professionalità si matura con anni di esperienza e non è possibile rincarare sul cliente finale il costo di un operaio che ancora è in formazione pur lavorando. La nostra professione è cambiata molto, il lavoro non è pesante come anni fa ma sono richieste una formazione tecnica e tecnologica sempre maggiore».

Rete di mutuo soccorso

La soluzione, dunque, non sembra immediata e i professionisti spesso sopperiscono con la collaborazione. «Il consorzio in questo senso è di grande aiuto - spiega Paolo Figueras titolare della ditta Idraulica Figueras di Seriate - permette di mettersi in contatto fra professionisti e, in base alle disponibilità e alle necessità, darsi una mano reciprocamente».

Certo, la carenza di nuove leve, in prospettiva, rischia di diventare un grosso problema. «Il lavoro è sempre più complesso a livello tecnologico - precisa Figueras - si opera su impianti misti ed è necessario un continuo aggiornamento per stare al passo. Con i ritmi di lavoro così alti, non è semplice». «La pandemia - conclude - ha insegnato molto: chi ha saputo aggiornarsi lavorando, per esempio, su impianti di sanificazione e depurazione, ha acquisito nuove competenze che ora può spendere e non si è mai fermato».

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