Lavoro più mobile con tante dimissioni: «Cresce il turnover» - Il report

INDAGINE CONFINDUSTRIA. Le uscite volontarie passano dal 4,8 al 6,5% in soli due anni: più colpite le realtà piccole. Ricuperati: «Cambiati i valori e le priorità dei lavoratori».

Continua a crescere il numero di lavoratori che lasciano il lavoro, anche volontariamente, alla ricerca di un’occupazione che rispecchia meglio le proprie aspirazioni e un luogo di lavoro più sostenibile. Un tema che negli ultimi mesi è diventato di fortissima attualità e che è confermato anche dai risultati de «L’Indagine sul lavoro 2022» condotta dal sistema Confindustria a cui hanno portato il loro contributo anche 118 imprese orobiche con quasi 28mila addetti di ogni dimensione e settore.

Quello che emerge è un mercato del lavoro performante e dinamico, con il fenomeno del turnover volontario in crescita, che si lega strettamente alle opportunità create dalla positiva fase economica e come detto, alla propensione delle persone a cercare, spesso le migliori condizioni.

«L’insieme delle risposte – sottolinea la presidente di Confindustria Bergamo Giovanna Ricuperati – mette innanzitutto in evidenza la grande attenzione delle imprese alle risorse umane, considerate, in una visione di lungo periodo, il cuore di ogni sviluppo aziendale. Questo in uno scenario caratterizzato dalla scarsità e difficile reperibilità, sia delle figure professionali, oggi sempre più mobili, sia di personale meno qualificato, che le aziende lamentano in misura crescente, aggravate dalla crisi demografica.

Dall’indagine emerge un tasso di turnover pari al 23,6%, calcolato come il rapporto tra la somma di assunzioni e cessazioni, comprensive di dimissioni, pensionamenti e in minima parte licenziamenti, avvenute durante l’anno e il totale di dipendenti in organico a inizio periodo. Un dato sostanzialmente allineato a quello regionale (23,7%) e in crescita di tre punti rispetto allo scorso anno.

Tale incremento è interamente dovuto alla dinamica del tasso di assunzione, salito in un anno dal 10,4% al 13,6%, mentre il tasso di cessazione è stabile. L’incremento del turnover volontario, che considera solo le uscite per dimissioni del dipendente, è salito dal 3,6% nel 2020 al 4,8% nel 2021 fino al 6,5% nel 2022. All’interno invece del turnover generale non volontario vi è infatti anche una componente residuale rappresentata dall’adesione dei lavoratori ai piani aziendali di incentivazione per favorire i pre-pensionamenti (0,7%).

Si cerca la grande opportunità

«Si parla spesso del fenomeno delle grandi dimissioni – rileva la presidente – ma nel nostro territorio, più correttamente i dati concorrono a disegnare un quadro di “grandi opportunità”: un mercato del lavoro vivace e attrattivo, dove il fenomeno delle dimissioni non avviene al buio, ma è legato alle prospettive di nuovi impieghi più soddisfacenti e migliori condizioni di lavoro». Scorporando il dato, emergono alcune specificità per dimensione e settore. In rapporto alla forza lavoro iniziale, i lavoratori che nel 2022 hanno scelto di uscire volontariamente dall’azienda sono infatti il 9,8% nelle realtà piccole e medie, mentre nelle grandi imprese la quota scende al 5,8%. Il tasso è inoltre poco più alto nei servizi, il 6,5%, mentre nell’industria il tasso di turnover volontario è pari al 6,1%, sostanzialmente in linea con il dato medio.

«Notiamo – aggiunge la presidente – una variabilità in funzione della dimensione aziendale e in parte anche del settore. È un segnale di attenzione per le aziende più piccole che sempre più dovranno affrontare questa sfida nella sfida con tutti gli strumenti necessari».

Ricuperati conferma l’elemento chiave: «Negli ultimi anni i valori e le priorità dei lavoratori sono mutati in modo sostanziale, inducendo le imprese a un profondo cambiamento e ripensamento sulla propria attrattività. Temi come l’allineamento tra i propri valori personali e quelli dei datori di lavoro, la pianificazione delle carriere, non solo dei profili più alti, la condivisione di obiettivi a lungo termine e le migliori condizioni di lavoro anche sul lato economico sono diventati realtà per ogni impresa». Infine per la presidente, «un ambiente di lavoro accogliente, che beneficia dello scambio di esperienze e competenze fra giovani e anziani, non è un’utopia ma dovrà sempre più diventare realtà».

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