L’inflazione si è «cronicizzata», non calano i prezzi degli alimenti

I DATI ISTAT. La variazione su base annua è a +0,4%, a ottobre era a +1,5%. Per una famiglia tipo la «spesa extra» si attesta intorno ai 105 euro l’anno.

Dopo la grande rincorsa, la progressione dell’inflazione sembra aver trovato un freno. O meglio: è come se si fosse «cronicizzata», stabilizzata, con prezzi che non scendono ai livelli precedenti a quello dello scoppio della guerra in Ucraina. La conferma è anche nei dati locali diffusi ieri dall’Istat e riferiti all’andamento dei prezzi a novembre: la variazione tendenziale (cioè l’inflazione su base annua) in Bergamasca si attesta ora al +0,4%, contro il +1,5% di ottobre, mentre la variazione congiunturale (l’inflazione su base mensile) è pari al -0,6%, ancor più marcata del -0,3% riferito a ottobre.

Su base annua restano sempre in crescita alcune delle voci più significative, come i prodotti alimentari e le bevande analcoliche (+3,1%) – anche se frenano nell’ultimo mese (-0,4%) – e i trasporti (+4,4%). Considerando appunto la «cronicizzazione» dell’inflazione, l’Unione nazionale consumatori ha stimato quanto ancora incida il lieve ma costante aumento dei prezzi: secondo le stime, l’inflazione annua dello 0,4% si traduce in Bergamasca in una «spesa extra» pari a 105 euro all’anno per la famiglia-tipo (Bergamo è 48a in Italia, in testa c’è Bolzano con +425 euro). A proposito di rincari, la Uil Bergamo aderirà alla manifestazione indetta per martedì a Roma dalla Uil nazionale e dall’associazione dei consumatori Adoc contro il «caro Iva» sui prodotti per l’infanzia e l’igiene intima femminile, dopo che nella legge di Bilancio è stato previsto l’aumento dell’Iva dal 5% al 10% per questi acquisti.

Un provvedimento che – attacca la Uil – «fa cassa alle spalle delle donne, dei disabili e degli anziani»: per Pasquale Papaianni, coordinatore della Uil Bergamo, è invece «necessario promuovere misure che incoraggino e incentivino le nascite, in un territorio nel quale in maniera preponderante occorre fare i conti con il carovita e con la spirale inflazionistica». Il raddoppio dell’Iva sui prodotti per l’infanzia, stima la Uil, «comporterà per le famiglie con bimbi un aggravio di oltre 300 euro l’anno – segnala Ivana Veronese, segretaria confederale del sindacato –. Saranno inoltre colpite anche le famiglie con persone anziane e disabili, nonché ovviamente le donne».

Lo «stop» dei mutui

L’onda lunga del caro prezzi, amplificata dalla lunga fase di rialzo dei tassi da parte della Bce, si scorge anche da un altro punto di vista: quello del mercato immobiliare, con una brusca frenata dei mutui dopo il boom post Covid.

Lo racconta la rilevazione di «Kiron Partner», società di mediazione creditizia del «Gruppo Tecnocasa», che ha rielaborato i dati della Banca d’Italia sui finanziamenti per l’acquisto di abitazioni: nel primo semestre 2023 in provincia di Bergamo sono stati erogati mutui per 445,3 milioni di euro, in calo del 30% rispetto allo stesso semestre del 2022; analogamente, in Lombardia nel primo semestre 2023 sono stati erogati mutui per 5.291 milioni di euro, in calo del 28,3%.

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