Logistica, l’inflazione mina la crescita: nel 2022 fatturato giù del 5,2%

L’Osservatorio PoliMi.Pesa l’aumento dei costi operativi. «Giusti investimenti 4.0, efficienza energetica e collaborazione fra tutti gli attori della filiera per uscire dalla crisi».

L’inflazione mina la crescita della logistica conto terzi. Il comparto, che vale il 43,6% del totale della logistica in Italia ed è formato da circa 84.500 imprese (30 mila in meno rispetto al 2009), nel 2022 ha raggiunto i 91,8 miliardi di euro (+2,8% rispetto all’anno scorso), ma ha di fronte un 2023 tutto in salita. I rincari erano iniziati già nel 2021, con il diesel aumentato del 13%, l’energia elettrica del +13,5%, i canoni di locazione degli immobili del 3%, sommati agli adeguamenti previsti dal contratto collettivo nazionale di lavoro (circa +1,5% all’anno). Ma la vera emergenza è arrivata nel 2022: mentre i prezzi dei noli internazionali nella seconda parte dell’anno iniziavano finalmente a scendere, l’energia elettrica ha più che raddoppiato il suo valore (+117%) mettendo in difficoltà le supply chain più energivore.

Gli aumenti dei costi operativi hanno determinato una variazione negativa del fatturato in termini reali (-5,2%) che si cumula ai problemi di capacità sia nel trasporto sia nei magazzini: mancano autisti e addetti di magazzino, ma anche competenze e spazi, sia di stoccaggio sia su aerei, container e navi.

«La logistica oggi è il settore che guida la “sfida della capacità” - spiega Marco Melacini, responsabile scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, che ha appena presentato il suo report annuale -. Nel 2022, infatti, i forti cambiamenti del settore si sono accentuati, accompagnandosi a una vera e propria scarsità di capacità operativa. Per uscire da questa situazione occorrono proprio le abilità, in questo caso intangibili, dei manager, chiamati a trovare nuovi equilibri nella valutazione degli investimenti necessari a introdurre soluzioni di logistica 4.0 o di efficienza energetica, nella trasformazione dei processi e dei network logistici, nel potenziamento della collaborazione fra gli attori della filiera».

Il nuovo Transport Index, l’indice elaborato dall’Osservatorio per monitorare l’andamento mensile del mercato, per l’ambito contract evidenzia una notevole crescita dei costi di trasporto in tutto il 2022, con impennate a marzo (+5,1% rispetto a gennaio) e giugno (+8,7%) e il picco nel mese luglio (+9,2%). Rincari dovuti soprattutto alla componente carburante, ma anche alle difficili condizioni di mercato e alla mancanza di equilibrio tra domanda e offerta.

«Nel picco della pandemia la logistica ha dimostrato resilienza, diventando un elemento cruciale per il corretto funzionamento e la continuità del business, ma nella seconda parte del 2022 ha mostrato segni di rallentamento dopo la forte ripresa 2021», è l’analisi di Damiano Frosi, direttore dell’Osservatorio Contract Logistics.

Ha giocato proprio il forte aumento dei costi di produzione, «non solo quelli di manodopera, ma soprattutto il trasporto su strada, su cui incidono l’effetto carburante e la mancanza di equilibrio domanda-offerta - spiega Frosi -. Le sfide dei fornitori di servizi logistici si rispecchiano nelle numerose operazioni di fusioni e acquisizioni che nel panorama internazionale vedono affermarsi grandi player caratterizzati da un alto livello di integrazione verticale e un ampliamento dei servizi. Per i top player sale infatti il peso degli investimenti e delle immobilizzazioni e crescono le spese in conto capitale (Capex) rispetto al fatturato e l’incidenza del costo del lavoro diretto sul fatturato.

«Il mondo della logistica - sottolinea Marco Melacini - è consapevole delle difficoltà, che saranno uno stimolo ulteriore per investimenti e ottimizzazione dei processi. Ma le aziende non devono essere lasciate sole: i loro sforzi vanno affiancati da normative e incentivi a supporto della trasformazione, come è stato fatto in passato per il piano Transizione 4.0».

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