Nasce la rete dei vini bio orobici: «Il motore oggi sono i giovani»

Biodistretto. Nove le aziende già certificate che hanno aderito: producono oltre 115mila bottiglie. Mauri: «Rilanciare questa tipologia di coltivazione».

Una nuova rete di vini bio è nata sotto l’egida del Biodistretto dell’Agricoltura Sociale di Bergamo. Nove aziende, attive in tutta la Bergamasca, hanno deciso di fare squadra creando un gruppo solido e unito dagli stessi valori, che è in grado di produrre più di 115mila bottiglie da 75 centilitri e 1500 bag da cinque litri ciascuna. La produzione vitivinicola bio prosegue la sua crescita anche nella Bergamasca, così come sono in aumento le etichette che rispettano il disciplinare.

Le uve devono essere coltivate senza l’aiuto di sostanze chimiche di sintesi tra concimi, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi e pesticidi in genere, così come è bandito l’impiego di organismi geneticamente modificati, mentre in cantina il processo di vinificazione utilizza solo i prodotti enologici e i processi autorizzati dal regolamento Ue 848/2018. Le aziende agricole devono osservare una serie di indicazioni, che iniziano in vigna con l’assenza di trattamenti e proseguono in cantina dove non è previsto l’utilizzo di solfiti.

Quella del biologico non deve essere una moda fine a se stessa

Alla rete di aziende vitivinicole bergamasche da agricoltura biologica certificata hanno aderito la cooperativa sociale Oikos con sede a Villa d’Almé e terreni in diverse località della provincia, la Tosca di Marco e Romildo Locatelli a Pontida, Il Cipresso di Angelica a Scanzorosciate, Cà Verde di Mauro Villa ad Almenno San Salvatore, Le Sorgenti di Giambattista Viganò a Bergamo, FronteMura di Rosella Masper a Bergamo, Cascinetto dell’Agro di Giuliano Giovanni Locatelli ad Almenno San Bartolomeo, Ronchi di Genestaro ad Ambivere e Pietramatta di Andrea Sala a Cenate Sotto.

«Il nostro obiettivo consiste nel rilanciare la produzione di vino biologico - commenta Giulio Mauri, coordinatore della rete-. Vogliamo essere di supporto alle aziende per una migliore valorizzazione del prodotto e abbiamo incontrato molte realtà dove sono presenti anche tanti giovani con le idee chiare. Nel frattempo continuiamo ad operare concretamente senza dimenticare il mondo del sociale che ci ha sempre contraddistinto e che punta ad andare incontro anche ai consumatori».

In occasione dell’iniziativa «Agricultura e Diritto al Cibo» è stato organizzato un momento di confronto, alla presenza del professor Giovanni Cefis, esperto in enologia, e dell’agronomo Angelo Divittini, che ha rappresentato anche la prima uscita ufficiale della rete di produttori di vino biologico. Nel momento di condivisione sono stati spiegati i vantaggi della produzione bio, puntando a far crescere l’awareness sull’importanza dell’alimentare sostenibile a Bergamo.

«Il vino biologico non deve essere interpretato come una moda anacronistica fine a se stessa - fa presente Angelo Divittini -, ma deve rappresentare un motore culturale accompagnato da progetti lungimiranti che entrano nella mente degli imprenditori agricoli, compresi coloro che non arriveranno alla certificazione ma nel contempo prenderanno coscienza della situazione. Studiando la salubrità del suolo e tutelando il territorio potremo ottenere derrate alimentari più sane e un ambiente più pulito dove diminuisce l’impatto antropico non solo per la parte agricola ma anche sugli effetti portati dagli insediamenti delle città».

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