Occupati nel turismo, Bergamo sorride: terza in Lombardia

LO STUDIO ASCOM. Nel 2022, prima ancora dell’anno da Capitale della Cultura, dipendenti in crescita: il 92% in bar e ristoranti. Prevalenza di donne e under 40.

Bergamo sale sul podio per numero di occupati nel settore del turismo, terza in Lombardia dopo Milano e Brescia. E torna ai livelli pre-pandemia. È quanto emerge dall’indagine presentata da Ascom e realizzata dal Centro studi Federalberghi nell’ambito della XV edizione dell’Osservatorio sul mercato del lavoro nel turismo in Italia che, per il primo anno, dedica un focus alla provincia orobica. La ricerca, che si rifà a dati Inps del 2022, ha preso in esame quasi tremila imprese turistiche per una media di 25.640 dipendenti. Lo studio evidenzia come il lavoro nel turismo bergamasco abbia ripreso quota. Un recupero che riguarda soprattutto ristoranti e bar, dove lavora il 92% degli addetti. Prova ne sono i picchi di occupazione raggiunti nei mesi di maggio, giugno e settembre, la stagione dei dehors e delle aree esterne, in cui l’impiego di personale aumenta.

L’identikit

La crescita dei lavoratori del settore del turismo negli ultimi dieci anni è stata tale da ricollocare molte persone in uscita dai settori manifatturieri e da dare lavoro anche a una consistente quota di studenti universitari, fa notare il direttore di Ascom Bergamo Oscar Fusini. Donna, di nazionalità italiana e under 40: è l’identikit prevalente dell’addetto nel turismo di casa nostra. Il 66% degli occupati è donna, media nettamente superiore a quella regionale (54%). Basso

invece il numero di dipendenti stranieri, sono il 19%, a fronte di una media regionale del 30. Più della metà degli addetti ha meno di 40 anni e il 33,5% è under 30. «Un dato positivo riguarda la precarietà, che non è alta – sottolinea Enrico Betti, responsabile dell’Area Lavoro Ascom –. I lavoratori a tempo pieno sono il 40% (contro il 50% a livello regionale) e i contratti a tempo indeterminato riguardano il 72% degli occupati».Gli addetti con contratto a tempo determinato non stagionali sono il 27% e quelli stagionali solo l’1,1%, il che significa che «a Bergamo i contratti di lavoro sono più stabili e c’è minore ricorso allo stagionale rispetto al resto della regione».

I comparti

Il 92,5% degli occupati nel settore turismo nella provincia di Bergamo riguarda i pubblici esercizi. Nei servizi ricettivi è impiegato il 5,9% dei dipendenti. Molto più contenuto il contributo di agenzie di viaggio e tour operator (1,1%), stabilimenti termali (0,4%) e parchi divertimento (0,1%), gli altri comparti indicati nello studio. Nel 2022 le imprese orobiche del turismo con dipendenti erano 2.700 nel comparto dei pubblici esercizi e 188 nei servizi ricettivi, 79 le agenzie di viaggi, 3 gli stabilimenti termali e altrettanti i parchi divertimenti. La media di addetti va dai 31,2 degli stabilimenti termali agli 8,8 nei pubblici esercizi; 8,1 nei servizi ricettivi, 6,9 nei parchi divertimento e 3,7 nelle agenzie di viaggi e tour operator.

Il post pandemia

Nel complesso, nel turismo l’occupazione è aumentata nel 2022, raggiungendo i livelli del 2019. È cresciuta del 7,4% tra il 2022 e il 2019 in bar e ristoranti, mentre è ancora sotto la media del 5% nelle strutture ricettive. Ancora lontani dai livelli pre-Covid gli altri ambiti. Il recupero è in parte nei contratti a tempo indeterminato (+3,6%), mentre è più alto in quelli a tempo determinato (+11,3%) e stagionali (+5,4%). «Gli effetti della pandemia hanno accentuato la stagionalità e creato una forte disparità negli esercizi ricettivi – rileva la ricerca –; se nel 2019 la differenza tra valore di occupazione minimo e massimo era del 124%, nel 2020 è diventato del 203%, per poi calare leggermente al 144% nel 2021 e nel 2022 assestarsi sul 128%». Considerato il record di presenze di turisti sul territorio orobico nel 2023, con una crescita dei visitatori del 40%, anche grazie al titolo di Bergamo Brescia Capitale della Cultura, si prevede che i numeri dell’anno che si è appena concluso saranno ancora positivi e di pieno recupero, anche per il settore alberghiero. «In attesa di altre buone notizie, il nostro auspicio – dichiara il direttore Fusini – è che in futuro vengano adottati per le lavoratrici modelli di gestione compatibili con la vita familiare, cresca l’impiego degli stranieri e gli studenti universitari possano essere maggiormente coinvolti nel mondo del lavoro del turismo».

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