Economia / Isola e Valle San Martino
Venerdì 05 Dicembre 2025
Pali da slalom e 58 chilometri di reti: Liski in campo per Milano Cortina
LE COMMESSE. L’azienda di Brembate fornirà materiali in 13 sistemi dei giochi invernali. Le installazioni richiedono in tutto 70 giorni. «Ora l’obiettivo è il settore delle 4 ruote».
«Forniremo tutto, tranne la neve». È la sintesi che risuona negli uffici della Liski di Brembate, azienda che «vestirà» le piste delle gare di sci alpino delle prossime Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano Cortina 2026. Dai paletti per lo slalom alle reti di protezione, dai materassi di sicurezza fino alle strutture del traguardo e alle casette di partenza, la firma sarà bergamasca. Una produzione che si affianca all’attività ordinaria e che impegna da un anno e mezzo l’azienda, supportata da una rete di terzisti bergamaschi. Tutto sarà pronto entro l’8 gennaio 2026, data dell’avvio ufficiale dell’allestimento delle piste.
La commessa olimpica
La commessa olimpica si traduce in cifre imponenti. Liski fornirà materiali in 13 siti olimpici e paralimpici per un totale di 2.260 pali da gara, 1.940 teli, oltre 58 chilometri di reti, 2.100 metri lineari di materassi protettivi. A questi si aggiungono 16.400 pettorali, otto casette di partenza e tralicci d’arrivo. Otto i tecnici fissi sui campi gara e un periodo di allestimento di 40 giorni per le Olimpiadi, più altri 30 dedicati specificamente alle Paralimpiadi.
Liski evoca l’intento delle origini, quel rendere «lisci» e veloci gli sci trattati con le storiche candelette
Numeri di rilievo per un’azienda che mantiene caratteristiche da Pmi familiare. Con un fatturato 2024 che si attesta sugli 8 milioni di euro - 80% deriva all’estero - e 25 dipendenti, la società affonda le sue radici nel 1970, quando il fondatore Ruggero Parigi iniziò a produrre resine per la riparazione degli sci. Un legame con le origini inciso nello stesso nome aziendale: Liski evoca l’intento delle origini, quel rendere «lisci» e veloci gli sci trattati con le storiche candelette.
«Continuiamo a produrle tutt’ora per una micro nicchia di mercato», spiega il direttore operativo Carlo Fernandez, ma il core business si è evoluto drasticamente. Oggi l’azienda è guidata da Diego Osvaldo Parigi, figlio del fondatore, e ha diversificato verso la sicurezza passiva (sistemi di protezione) e l’attrezzatura per sport invernali ed estivi. A svelare la presenza dell’azienda sulle piste e sui campi è un marchio di fabbrica cromatico. «Oltre alle tecnologie, abbiamo registrato l’utilizzo del verde», sottolinea Fernandez. Le attrezzature hanno infatti perlopiù colori dettati dai regolamenti, ma la firma verde è nei dettagli: tappi, puntali, snodi, come quelli che nel calcio collegano i pali del calcio d’angolo al terreno: se in qualche partita di Champions League sono verdi, vuol dire che sono made in Brembate.
La sesta esperienza olimpica
Per Liski, Milano Cortina rappresenta la sesta esperienza a cinque cerchi, un percorso iniziato con Torino 2006 e proseguito attraverso Vancouver (Canada), Sochi (Russia), Pyeongchang (Corea del Sud) e Pechino (Cina). La riconferma non è un atto dovuto: ogni
Il vero scoglio sarà la distanza tra le piste: spostare un tecnico da Bormio a Cortina può richiedere un’intera giornata di viaggio.
comitato organizzatore ha facoltà di scelta, rendendo ogni quadriennio una nuova conquista commerciale. L’edizione italiana presenta vantaggi e ostacoli nuovi. «La sfida è semplificata dall’assenza di barriere linguistiche e dallo stesso fuso orario», ammette Fernandez. Il vero scoglio sarà la distanza tra le piste: spostare un tecnico da Bormio a Cortina può richiedere un’intera giornata di viaggio.
L’edizione 2026 sarà anche vetrina di innovazione sostenibile. I pettorali sono in poliestere 100% riciclato e, in partnership con Tecnica, Liski ha sviluppato materassi nei quali la componente di gommapiuma è ricavata dal riciclo delle solette interne degli scarponi, oltre che da materassi.
Innovazione sostenibile
Mentre i camion si preparano a lasciare la Bergamasca verso le vette olimpiche, l’azienda ora attiva anche nel MotoGp sogna di aprire una nuova frontiera ingegneristica e sbarcare nelle 4 ruote. Si tratta dello sviluppo, ancora nelle fasi embrionali, di un sistema di materassi di protezione universale, in grado di sintetizzare le esigenze diverse e rigorosissime di entrambe le federazioni. «Sarebbe un grande passo avanti – conclude Fernandez – che consentirebbe ai circuiti di non dover smontare e rimontare ogni volta le protezioni al cambio di utilizzo tra moto e automobili».
© RIPRODUZIONE RISERVATA