Parità di genere in azienda, sgravi e premi se certificata

Previsto dal Pnrr. La certificazione potrà essere rilasciata alle imprese nel momento in cui attesteranno l’esistenza e l’efficacia delle politiche di parità di genere sul luogo di lavoro.

In Italia il tasso di occupazione femminile è intorno al 49%, rebus sic stantibus si stima che ci vorrebbero circa sessanta anni per raggiungere il tasso medio europeo pari al 63%. Ben venga quindi qualunque strumento nuovo che acceleri il processo, incentivando le aziende ad assumere le donne, a parità dignità salariale, ovviamente. Uno di questi è la Certificazione della parità di genere che, introdotta dal Pnrr, potrà essere rilasciata alle imprese nel momento in cui attesteranno l’esistenza e l’efficacia delle politiche di parità di genere sul luogo di lavoro.

«Lo scopo di questa certificazione è quello di assicurare una maggiore partecipazione delle donne nel mercato del lavoro e ridurre il significativo gender gap in termini remunerativi e di posizionamento delle donne all’interno dell’impresa» precisa Elena Rubini, presidente del comitato pari opportunità dell’Ordine dei commercialisti di Bergamo. Il «nobile» scopo comporterà per le aziende diversi vantaggi. Innanzitutto, uno sgravio contributivo dell’1%, che potrà essere cumulato fino a 50mila euro all’anno. In secondo luogo, darà diritto a un punteggio premiale per la concessione di aiuti di stato e/o finanziamenti pubblici in genere. Da ultimo, si acquisiranno maggiori punti da utilizzare nei bandi di gara per l’acquisizione di servizi e forniture.

I commercialisti avranno un importante ruolo di affiancamento all’impresa, soprattutto, nella prima fase del processo che prevede la raccolta di tutte le informazioni e le documentazioni necessarie per avviare la richiesta di certificazione. Predisposta tutta la documentazione l’impresa dovrà presentare la domanda di certificazione ad un ente abilitato che verificata la correttezza dei documenti e il rispetto dei parametri ne rilascerà l’attestazione.

Gli ambiti di valutazione sono sei: cultura e strategia, governance, processi di human resource, opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda, equità remunerativa, e, infine, tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro. In pratica, tutti i principali ostacoli di comportamento e trattamento economico che finora hanno penalizzato il lavoro femminile.

«Personalmente – commenta Elena Rubini – penso che la certificazione di parità di genere rappresenti un argomento di grande attualità non solo in termini di adempimenti ma anche di carattere culturale. Vorrei inoltre specificare che il punto di partenza per parlare di parità di genere è quello di diffondere la cultura della tutela antidiscriminatoria a 360° gradi intendendo per tutela non solo relativo al genere femminile come spesso si pensa, ma qualsiasi forma di discriminazione si venga a creare: età, razza, scelte e orientamenti personali».
C. S.

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