Per gli operatori del sociale una busta paga più pesante

L’ACCORDO. Rinnovo del contratto delle cooperative, circa 200 in provincia.Oltre 10mila i lavoratori interessati. Previsto un aumento di 120 euro mensili

«L’accordo per il rinnovo del contratto della cooperazione sociale è un risultato importante, è un primo passo verso il giusto riconoscimento economico ai lavoratori». Omar Piazza, vicepresidente di Confcooperative Bergamo commenta così l’intesa tra sindacati e centrali cooperative (Federsolidarietà Confcooperative, Legacoop sociali e Agci imprese sociali) per il rinnovo del contratto dei lavoratori delle coop sociali, 400mila in Italia, oltre 10mila in provincia di Bergamo per poco meno di duecento cooperative.

I punti dell’intesa

Punti salienti dell’intesa firmata il 26 gennaio - che sarà sottoposta al voto dei lavoratori nelle prossime settimane dopo le assemblee organizzate dai sindacati - sono la previsione di un aumento di 120 euro mensili al livello C1, da riparametrare per gli altri livelli contrattuali, dal gennaio 2025, l’introduzione della quattordicesima mensilità al 50% e l’innalzamento dell’importo per la sanità integrativa che raggiunge i 120 euro annui.

Nell’ottica della valorizzazione delle socie e delle lavoratrici, viene estesa al 100% l’integrazione economica della maternità. «Un ulteriore elemento che qualifica, anche sul piano valoriale, l’intesa» commentano i firmatari. A questo si aggiunge L’impegno comune tra sindacati e cooperative per appalti e tariffe adeguati, la lotta alle false imprese e al dumping salariale trova una sua risposta anche nel contratto attraverso un nuovo osservatorio sugli appalti e sulla definizione di una possibile gradualità più aderente alle realtà aziendali e al mancato riconoscimento degli aumenti contrattuali. Per quanto riguarda la cooperazione sociale di inserimento lavorativo (realtà in aumento anche in provincia), oltre a una più cogente definizione dei suoi campi di applicazione vengono inseriti nuovi profili professionali in modo da rendere sempre più aderente alle reali attività svolte dai soci il dettato contrattuale. Trovano soluzione il tema del tempo di vestizione e quello delle cosiddette notti passive, attraverso un adeguamento degli importi del servizio.

«Ora la palla passa alle istituzioni, enti locali e Regioni che dovranno adeguare le tariffe dei servizi per dare modo alle cooperative di avere le risorse necessarie per pagare i soci lavoratori». «Inimmaginabile - aggiunge Piazza - che il costo del rinnovo contrattuale ricada sulle sole cooperative stesse». Una revisione dei contratti d’appalto che potrebbe ripercuotersi poi su un ritocco dei costi dei servizi agli utenti finali, a partire dal rialzo delle rette, ad esempio, nelle strutture socio sanitarie per anziani e disabili? «Naturalmente ci auguriamo che non si innesti questo automatismo» precisa il numero due di Confcooperative che ha partecipato direttamente alla complessa trattativa, iniziata nel 2022 per il rinnovo del contratto scaduto nel 2019. «E’ compito della politica - aggiunge - trovare il gusto equilibrio tra la qualità dei servizi destinati per la gran parte a soggetti fragili e il giusto riconoscimento economico a chi e ogni giorno svolge un lavoro delicato e importante per le famiglie e la collettività, pensiamo, ad esempio a quanti operano nelle scuole come assistenti educatori o si occupano della tutela dei minori».

Per Piazza, poi, il rialzo delle buste paga può aiutare a rendere più attraente sul mercato del lavoro la professione di operatore sociale. «Oggi le cooperative fanno molta fatica a reperire personale, gli aumenti salariali possono dare una grossa mano».

© RIPRODUZIONE RISERVATA