Strachitunt, è boom di richieste: «Obiettivo +10% di produzione»

Gioiello caseario. Il formaggio Dop della Val Taleggio fatica ad esaudire le richieste: la Coop Sant’Antonio ha deciso di incrementare il numero delle forme.

Aumenta la produzione di Strachitunt, il formaggio che nasce in Val Taleggio, riconosciuto Dop nel 2014, anche per la crescente richiesta sul mercato. La Cooperativa Sant’Antonio di Vedeseta, dopo aver inaugurato ad ottobre 2021 la nuova sede, punta infatti a incrementare del 10% il numero di forme, crescendo così di almeno 500 unità l’anno.

Le richieste di mercato guidano i piani di sviluppo per questo raro formaggio a due paste, antenato del gorgonzola, sempre più apprezzato dagli appassionati non solo bergamaschi, ma anche del resto di Lombardia e di molte parti d’Italia.

«Durante la pandemia abbiamo lanciato un appello per vendere le forme che avevamo in magazzino – commenta Flaminio Locatelli, presidente della Cooperativa Sant’Antonio di Vedeseta e storico produttore, figlio di Guglielmo Locatelli, considerato il «papà» dello Strachitunt -. In poche settimana abbiamo esaurito le scorte e dal 2020 un crescente numero di consumatori ha apprezzato il formaggio, affezionandosi al territorio». Tanto da salire in valle per una gita che vale l’acquisto del famoso erborinato. In tanti utilizzano il canale on line che permette di ricevere direttamente a casa il pacco refrigerato: un servizio introdotto durante il lockdown che dà soddisfazioni agli operatori.

In un anno la cooperativa produce più di 6 mila forme di Strachitunt da 5 chili, oltre a 20 mila taleggi di montagna e altre specialità casearie

La Coop Sant’Antonio, che conta sette soci conferitori e una trentina di soci, è la principale datrice di lavoro della zona e muove una buona fetta dell’economica in valle. In un anno la cooperativa produce più di 6 mila forme di Strachitunt da 5 chili, oltre a 20 mila taleggi di montagna e altre specialità casearie. L’attività ha attirato anche giovani agricoltori e allevatori, che hanno scelto di proseguire la strada tracciata dai genitori, o di iniziare da zero l’avventura con nuove stalle.

Tutto ha inizio con le due cagliate fatte di solo latte crudo di vacca bruna, caglio e sale. Le due paste, lavorate una la sera ed una la mattina successiva con diverso grado di acidità, vengono poi mischiate negli stampi. Il loro incontro crea l’ambiente ideale allo sviluppo delle muffe per l’erborinatura, che è sempre spontanea, vera peculiarità dello Strachitunt, formaggio a crosta lavata e dalla stagionatura minima di 75 giorni, in grado di regalare un gusto pieno ed aromatico, intenso, con caratteristiche note di fieno.

Stiamo sistemando la nuova stalla che verrà pronta entro la primavera del prossimo anno e ospiterà 60 vacche da latte

I progetti della cooperativa sono già proiettati al 2023. «Stiamo sistemando la nuova stalla che verrà pronta entro la primavera del prossimo anno e ospiterà 60 vacche da latte – conclude Locatelli, durante il sopralluogo al caseificio, accompagnato da Alvaro Ravasio, presidente del Consorzio Tutela Strachitunt, Giovanni Malanchini, consigliere regionale segretario dell’ufficio di presidenza, e da Bortolo Ghislotti che si occupa dei nuovi impianti -. Il nostro obiettivo consiste nel renderci autosufficienti per la produzione di energia elettrica». Sul tetto della nuova stalla sono già installati pannelli solari che forniranno energia al caseificio: un modello di efficienza made in Bergamo che prosegue sulla strada tracciata dagli antichi casari con l’obiettivo di preservare la tradizione e custodirne l’originalità, la genuinità delle materie prime e del processo produttivo.

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