Superbonus, con la stretta sui crediti in Bergamasca 2.500 cantieri a rischio

L’agevolazione. Dopo lo stop alla cessione deciso dal Governo, è questa la stima di Ance sul settore in provincia. Pesenti: «Bisogna consentire alle banche di ampliare la capacità di acquisto utilizzando i debiti da F24».

Lo stop immediato alla cessione dei crediti e allo sconto in fattura decretato dal governo in materia di Superbonus è diventato motivo di scontro politico e non solo. I costruttori edili di Ance hanno bollato la decisione governativa come un «blitz» che avrà ripercussioni sui cantieri e sui posti di lavoro. Si cerca ora una soluzione in extremis, con il tavolo convocato lunedì 20 febbraio a Roma con le associazioni di categoria e le ipotesi al vaglio per porre rimedio al caos dei crediti incagliati. Un quadro a tinte fosche che, secondo le stime di Ance Bergamo , potrebbe tradursi nella chiusura di ben 2.500 cantieri solo nel territorio orobico. Un tracollo da evitare in un settore strategico per l’economia del territorio. I contenziosi sono dietro l’angolo, tra venditori e compratori, privati e ditte incaricate di eseguire i lavori con i crediti bloccati. E si moltiplicano le ipotesi allo studio per non rendere vana, con il blocco della cessione dei crediti, un’agevolazione fiscale che, nella sua versione originaria, consisteva nella detrazione del 100% delle spese sostenute per interventi finalizzati all’efficienza energetica degli edifici, scesa al 90% per i lavori iniziati dopo il 1° gennaio 2023.

L’invito di Ance

Il presidente di Ance Bergamo (costruttori edili), Vanessa Pesenti, invita a riflettere: «Auspichiamo che il confronto di domani (oggi, ndr) tra il governo e le associazioni di categoria possa aprire a una revisione della norma e individuare delle soluzioni che evitino il tracollo delle nostre aziende. Sarebbe davvero un colpo mortale per un settore che nella Bergamasca traina lo sviluppo economico e che in questi anni, grazie soprattutto agli incentivi fiscali, è decisamente in fase di ripresa. Il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri – aggiunge Pesenti – rappresenta una scelta scellerata per imprese e famiglie e anche per quella svolta “green” con la riqualificazione degli immobili esistenti, che, a parole, tutti dichiariamo di sostenere. Ma che diventa irraggiungibile senza un sistema di incentivi e strumenti finanziari adeguati».

Negli ultimi tre mesi del 2022 dati positivi

Secondo Ance Bergamo, negli ultimi tre mesi del 2022 i dati sono migliorati rispetto all’anno precedente: Cassa edile evidenzia un aumento della massa salari del +8,2%, dei lavoratori del +5,6% e delle imprese del +8%. «Ma il blocco della cessione dei crediti rischia di far saltare moltissimi interventi di ristrutturazione in programma – spiega Pesenti –. Il decreto, così com’è, lascia la possibilità di ristrutturare solo a chi ha un reddito sufficiente a sostenere le spese subito, mentre blocca i ceti meno abbienti. Nella nostra provincia sarebbero a rischio chiusura circa 2.500 cantieri, senza contare i danni dovuti ai crediti incagliati». L’associazione dei costruttori edili rilancia una proposta, avanzata anche da Abi (l’Associazione delle banche): «Occorre consentire immediatamente alle banche di ampliare la propria capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dalle banche. È inoltre necessario – precisa Pesenti – consentire l’applicazione dello sconto in fattura a tutte le ipotesi di acquisto di fabbricati demoliti e ricostruiti in chiave antisismica (il cosiddetto “sismabonus acquisti”), per le quali non sia stato ancora stipulato un preliminare registrato. Questo decreto legge incide sul passato e rischia di azzerare anche il futuro delle nostre imprese, lavoratori e famiglie. Il percorso da intraprendere è proprio l’esatto opposto: rendere strutturali i vari bonus edilizi, reintroducendo la possibilità dello sconto in fattura e della cessione del credito».

Le ricadute sul sistema economico

Secondo le stime di Ance, il 47% delle risorse spese per il Superbonus rientra sotto forma di Iva, Ires, Irap, contributi Inps e In ail, e 1 miliardo di investimenti nelle costruzioni genera 3,5 miliardi di ricadute sul sistema economico. Il Superbonus al 110%, introdotto nel luglio 2020, ha subito forti ridimensionamenti nel 2023 legati agli alti costi per lo Stato e alle numerose frodi sulla cessione del credito e gli sconti in fattura. Con il decreto legge approvato nell’ultimo Consiglio dei ministri e pubblicato il 17 febbraio, non è più possibile cedere appunto il credito del Superbonus né beneficiare dello sconto in fattura. Questo almeno per chi non ha (al 17 febbraio) già deliberato i lavori e presentato la Cila (comunicazione inizio lavori): per questi, il Superbonus resta comunque operativo, ma torna ad essere una normale detrazione rimborsata in 4 anni dallo Stato. Per i lavori in condominio c’era tempo fino al 31 dicembre 2023 per ottenere il 110% presentando la Cila entro il 31 dicembre 2022 e deliberando i lavori entro il 18 novembre 2022.

© RIPRODUZIONE RISERVATA