
Economia / Bergamo Città
Giovedì 09 Ottobre 2025
«Un autunno fiacco per le nostre imprese.
Il rischio è cambiare l’ordine delle priorità»
L’INTERVISTA. La presidente di Confindustria: imprenditori bergamaschi reattivi, sono alla ricerca di nuovi business. «Serve tempo per recuperare lo “strappo” sulla governance della Camera, ma per noi l’obiettivo è il bene del sistema».
«Fiacco, è un autunno fiacco per la nostra economia. Certo, ci salva l’export, il più 4,5% nei primi sei mesi ci ha dato un po’ di fiducia ma i dati aggiornati sull’impatto dei dazi di Trump ancora non li abbiamo. A questo si aggiunge una situazione geopolitica che si fa di giorno in giorno più incerta e pesante con il rischio di dover cambiare l’ordine delle priorità. Le nostre imprese dimostrano però una capacità di risposta alle difficoltà davvero incredibile».
Obiettivi, sfide. I due termini che Giovanna Ricuperati, presidente di Confindustria Bergamo, utilizza di più. Niente calo di attenzione, ci tiene a rimarcare, anche se il suo mandato è quasi alla fine. Il 3 novembre la sua ultima assemblea pubblica. A gennaio si entrerà nel «semestre bianco» che precede la scelta del suo successore. Per i bilanci però è presto, avverte.
«In assemblea lanceremo messaggi positivi, di progettualità, perché questo ci chiedono le nostre imprese. Per loro è un momento molto delicato ma non si fermano. Investono, cercano nuovi mercati, la crescita dell’export nei Paesi arabi ne è la conferma. Positivo, in questo senso, l’accordo sul Mercosur, mercato da 300 milioni di persone. C’è anche la ricerca di nuovi business e noi su questo li stiamo supportando».
In che modo?
«Lavorando al rafforzamento delle filiere strategiche. Oltre alla meccatronica, l’aerospazio e la difesa, la componentistica elettrica. Anche intorno al tema del nucleare c’è crescente interesse. Ci sono poi sfide da cogliere come l’innovazione, soprattutto da parte delle imprese più piccole e l’Intelligenza artificiale».
Dire Intelligenza artificiale è dire tutto e niente. Nel concreto?
«Partiamo dalle persone. L’Intelligenza artificiale è un fattore di attivazione fondamentale ma richiede prima di tutto una “piattaforma” umana preparata che deve essere pronta ad accogliere la sfida. Il governo inglese ha lanciato un piano statale di formazione, che impatterà su tre quarti della forza lavoro, per innalzare ad un livello minimo la comprensione sulle dinamiche dell’IA. Questa è la strada che intendiamo seguire».
In che modo?
«Stiamo lavorando sul nostro territorio per traghettare queste competenze nelle nostre aziende utilizzando il sistema dell’innovazione su cui posiamo contare: da Confindustria servizi a Intellimech, per citare i soggetti principali a cui aggiungere il sistema della formazione».
Dopo l’esclusione dalla governance della Camera di commercio , in queste partite strategiche Confindustria ballerà da sola oppure sposerete scelte di sistema?
«Su queste partite non si può ballare da soli. L’ecosistema innovativo che ci sta particolarmente a cuore va al di là delle scelte di governace del momento. Abbiamo progettualità attive con l’Università che rafforzeremo. Lo stesso con gli Its, gli Istituti tecnici superiori. Sono i due grandi mondi della conoscenza e della formazione con cui stiamo collaborando. Stiamo valutando la realizzazione al Km Rosso di un progetto che sviluppi e metta in rete ricerca, imprese e formazione, così da essere capaci di attrarre giovani, studenti, lavoratori specializzati, ricercatori, professori. In questo quadro, l’Università, e in particolare la Facoltà di Ingegneria, ha un ruolo decisivo ma serve anche un collegamento più forte con tutta la formazione tecnica».
L’approdo al Kilometro Rosso della facoltà di Ingegneria ora a Dalmine oggi è più vicina?
«Da tempo il rettore Sergio Cavalieri richiama l’attenzione sulla mancanza di spazi adeguati per la facoltà di Ingegneria, in particolare per quanto riguarda i laboratori. Sostenere l’Università nella ricerca della soluzione migliore è una nostra responsabilità».
Ma la parola Camera di commercio non la pronuncia…
«Il rinnovo della governance della Camera di commercio è stato un momento delicato delle relazioni tra associazioni,in particolare con Imprese & Territorio. Serve tempo. Detto questo, per noi l’obiettivo resta il bene del sistema. Non possiamo permetterci che ci siano ostacoli o limiti a questo obiettivo».
Aver accettato, dopo l’iniziale resistenza, la presidenza di Bergamo Sviluppo, è segno di distensione?
«È il segnale di una persona giusta al posto giusto. Miriam Gualini ha le competenze umane e professionali per poter affrontare il tema dell’innovazione e quindi abbiamo ritenuto che fosse doveroso presidiare quella posizione».
Anche il futuro della Fiera fa parte delle scelte strategiche. Per ora Confindustria ha deciso di stare alla finestra, ma a breve si dovrà decidere in che modo gestirla. Entrerete in partita?
«La Fiera ha una sua valenza di carattere generale sul territorio e una sua operatività. Noi vogliamo focalizzare l’attenzione anche sulla sua capacità di essere un volano importante per lo sviluppo industriale e per la valorizzazione delle filiere. Un esempio di approccio vincente è rappresentato dall’Industrial Valve Summit, attraverso cui abbiamo saputo far emergere un settore chiave per il nostro territorio ed è diventata oggi un riferimento fieristico internazionale per il comparto. È però un approccio che non si improvvisa, perché servono visione strategica, analisi, competenze e obiettivi chiari, evitando di disperdere risorse ed energie senza risultati tangibili».
Come giudica l’attuale gestione?
«Vediamo una programmazione molto ricca ma fatichiamo a individuare quali sono gli obiettivi strategici alla base di alcune scelte».
Che Confindustria consegnerà a chi prenderà il suo posto?
«Un’associazione che ha aperto strade nuove, su due argomenti in particolare: l’attrattività delle persone e la governance delle aziende. L’apertura di un primo corso Its in Etiopia e di due corsi con studenti internazionali a Bergamo, intesi come bacino da cui attingere persone e competenze non solo dall’Africa, è una strada che non può fermarsi. Abbiamo poi messo al centro il tema della governance delle imprese, in passato l’unico problema era il passaggio generazionale. Oggi la disponibilità ad aprirsi al capitale, ad abbandonare la dimensione familiare non è più un tabù. Il movimento di cessioni e acquisizioni nell’ultimo periodo è la dimostrazione che abbiamo visto giusto».
Tutte queste operazioni vanno lette in maniera positiva o negativa?
«In maniera positiva se l’apertura al capitale stimola la crescita di un business che rimane sul territorio. Vediamo storiche aziende bergamasche rafforzarsi grazie all’arrivo di una managerialità importante. Quanto più il nostro territorio è aperto e managerializzato, tanto più attirerà investimenti. Lo dimostrano le multinazionali qui da anni, come Abb e Schneider. Creano occupazione di qualità, portano valore, conoscenze. Un bene per tutti».
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