Vinitaly, l’export è ok ma il vino orobico deve crescere in Italia

L’EVENTO. I produttori rivedono le strategie di vendita.Valcalepio: «Consolidare i consumi grazie ai ristoranti». Moscato di Scanzo: «Forte crescita delle visite in cantina».

Il vino orobico punta a crescere sul mercato interno, sfruttando anche l’onda del turismo, mentre per l’export, che continua a crescere, lo sguardo cade soprattutto in Europa. L’edizione 2024 del Vinitaly che si è aperta domenica restituisce una fotografia comune a tutti i produttori bergamaschi. Il sogno di sbarcare negli Usa resta nel cassetto: a fronte delle incertezze logistiche ma anche geopolitiche e comunque legate a dazi e tasse, si preferisce puntare ai consumi local. Milano, ma anche Bergamo stessa, sono per esempio due piazze decisamente interessanti, per incrementare la vendita di vini orobici.

«Speriamo che la Gdo esca presto dalla crisi e che si ricominci a bere vino rosso (i consumi sono in calo costante negli ultimi dieci anni, ndr) – commenta Marco Locatelli, presidente del Consorzio Tutela Valcalepio, presente a Verona con l’azienda Tosca di Pontida, insieme a Sergio Cantoni, direttore della Cantina Sociale Bergamasca -. Ma puntiamo forte sui ristoranti, perché fungano sempre più da ambasciatori del territorio con un giusto ricarico sulle etichette in modo da invogliare bergamaschi e turisti all’acquisto».

Per l’estero si guarda invece prevalentemente all’Europa e nello specifico a Germania e Nord Europa. «Giusto proseguire le vendite all’estero, tenendo presente logistica e accise, ma prima di tutto concentriamoci sui consumi locali – conferma Emanuele Medolago Albani dell’omonima azienda di Trescore Balneario -. Notiamo che negli ultimi anni si sono avvicinati al vino bergamasco anche consumatori delle regioni vicine alla nostra e risultano in aumento anche le visite in cantina». Franco Plebani, dell’azienda Il Calepino di Castelli Calepio, concorda sul fatto che «è fondamentale ripartano i consumi interni perché l’estero è impegnativo e gli importatori si concentrano sulle denominazioni più conosciute, mentre sugli altri vini si rischia di dover svendere il prodotto, quando le maggiori soddisfazioni arrivano dall’Italia». All’unisono, anche Maurizio Ginami dell’azienda Tallarini di Gandosso, si augura in un rilancio dei consumi «nella ristorazione ma anche per eventi e matrimoni. Se invece guardiamo oltreconfine, preferiamo concentrarci su paesi confinanti come la Svizzera».

Diego Locatelli Caffi, dell’omonima azienda agricola di Chiuduno, sottolinea come «dobbiamo stare al passo con i tempi, considerando che il consumo nei giovani è cambiato e la ristorazione di livello chiede prodotti di qualità e diverse referenze». A Vinitaly la Tenuta Castello di Grumello ha ricevuto la visita di alcuni buyer cinesi, già in contatto con l’azienda: «Siamo presenti nella ristorazione di alto livello con prodotti selezionati e negli ultimi sei mesi abbiamo registrato un aumento delle visite in cantina (+40%) - commenta Stefano Lorenzi -. I consumi locali sono importanti, mentre esportiamo in Benelux e Nord Europa».

La musica non cambia con i produttori di Moscato di Scanzo, che negli ultimi tempi hanno notato un deciso aumento della richiesta di visite in cantina. «L’export è importante, ma prima di tutto il Moscato di Scanzo va promosso a livello locale e nazionale, partendo dai ristoranti dove può essere servito anche a bicchiere – fa presente la presidente del consorzio, Francesca Pagnoncelli Folcieri -. Dobbiamo diventare più attrattivi facendo cultura con l’enoturismo: molte aziende si stanno attrezzando per accogliere visitatori in cantina». La conferma arriva dal produttore De Toma, che ha una cantina tutta nuova a disposizione, così come Casina Martinelli e Sereno Magri, che aprono le loro porte nel centro di Scanzo. «Quando i turisti assaggiano i nostri vini – osservano – quasi sempre chiedono di spedirli all’estero».

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