Antisemiti, se cresce la miccia dell’odio

Non è una novità, ma a preoccupare è la crescita. Già nella primavera 2019, prima della pandemia, l’Osservatorio italiano dei diritti rilevava un’Italia sempre più incattivita, in cui l’odio contro i migranti era salito del 15,1% rispetto al 2018: sul totale dei messaggi via Twitter che avevano per oggetto gli stranieri, quelli di odio erano il 66,7%. Ma il rapporto segnalava con preoccupazione un irrobustirsi anche dell’antisemitismo. Nel 2019 è aumentato del 6,4%: su un totale di 19.952 tweet relativi agli ebrei, quasi 15.200 avevano

un contenuto molto negativo. Secondo un recente studio dell’Eurispes, il 15,6% degli italiani crede che l’Olocausto non sia mai esistito e il 23,9% che gli ebrei controllerebbero il potere economico e finanziario. La tesi trova accordo, in percentuale superiore alla media, tra gli intervistati di centrodestra (33,3%) e di destra (31%), meno tra quelli di centro (7,7%) e di sinistra (17,2%). Un quadro inquietante, anche se ristretto a una minoranza che non conosce la storia e vive al di fuori della realtà.

La situazione è peggiorata pure nel nostro Paese con l’arrivo del Covid. Spaventati, sospesi tra risentimento e speranza, il 73,4% degli italiani indica nella paura dell’ignoto e nell’ansia conseguente il sentimento prevalente in famiglia. Secondo l’Agenzia europea per i diritti fondamentali, sono emersi, specie sul web, nuovi miti antisemiti e teorie del complotto che incolpano gli ebrei della diffusione del coronavirus. Dai sondaggi risulta che gli attacchi contro cittadini appartenenti alla comunità ebraica sono fortemente sottostimati e che l’odio in internet ha messo saldamente radici nelle società europee. Al punto che il 90% degli ebrei residenti nel Vecchio continente ritiene che l’antisemitismo sia in aumento nel proprio Stato e il 38%, spinto dalla crescente percezione di insicurezza, ha preso in considerazione l’idea di emigrare. Perché c’è chi passa alle vie di fatto, incitando o praticando violenza: l’Italia con 101 episodi identificati nel 2021 è al quarto posto in Europa dopo Germania (2.351, dove però i controlli e quindi i rilievi sono molto più stringenti), Paesi Bassi (517) e Francia (339).

Liliana Segre, residente a Milano, deportata nel campo di concentramento di Auschwitz a 14 anni, riceve una media spaventosa di 200 messaggi di odio on line al giorno. Per questo dal novembre 2019 vive sotto scorta: «Rimango sempre un po’ sbalordita che ci sia qualcuno che ancora oggi mi augura la morte. Perché avendo io 91 anni, penso che abbiano poca pazienza...» ha risposto con elegante ironia ai suoi odiatori la senatrice a vita. Uno studio della Commissione europea segnala che nei primi due mesi del 2021, rispetto agli stessi dell’anno scorso, sui social francesi i post antisemiti si sono moltiplicati per sette. I no-vax che si paragonano agli ebrei discriminati prima della Shoah, i no-pass che hanno sfilato a Novara vestiti da internati nei campi nazisti, le foto del cancello di Auschwitz con sovrapposta la scritta «Il vaccino rende liberi» circolanti su Facebook, non sono assimilabili ad antisemitismo ma spia di un’ignoranza abissale dell’Olocausto: la discriminazione fu il primo passo della soluzione finale di Hitler, sei milioni di morti nelle camere a gas, o per fame o per malattie. L’enorme e grave banalizzazione di uno dei crimini più gravi della storia è prima di tutto un’ignobile offesa alle vittime e ai loro parenti.

Nei giorni scorsi Papa Francesco è intervenuto per ammonire che «la minaccia dell’antisemitismo che ancora serpeggia in Europa e altrove è una miccia che va spenta. Impegniamoci a promuovere un’educazione alla fraternità, così che i rigurgiti di odio che vogliono distruggerla non prevalgano». Le micce da spegnere sono anche in luoghi impensabili. «I Protocolli dei Savi di Sion» fu un testo di riferimento del nazismo, un falso documentale creato dall’«Ochrana», la polizia segreta zarista, con l’intento di diffondere l’odio verso gli ebrei nell’Impero russo. Il volume non è citato solo nei messaggi deliranti di alcuni «intellettuali» e capetti no-vax. La scheda sul sito di Amazon infatti promuove una versione del libro con una falsa dicitura: «Tutto si è avverato esattamente». Il titolo «è acquistabile con il bonus cultura e il bonus carta del docente» (!). Nelle librerie di una famosa catena nazionale nata nell’alveo della sinistra, il testo è presentato con queste parole: «Veri o falsi che siano, ormai non conta più, perché i misteriosi protocolli, persino fuori dal loro tempo, si sono rivelati laicamente profetici». Non conta più? Profetici? Questa non è cultura ma abietta menzogna. Lasciamo le teorie della cospirazione ai dittatori e ai paranoici. Per favore, torniamo a vivere nella realtà.

© RIPRODUZIONE RISERVATA