(Foto di Ansa)
ITALIA. Bagarre alla Camera come non si vedeva da tempo in un Parlamento che è diventato l’ombra di se stesso, assoggettato al governo di turno (non solo a questo governo, ovviamente: la malattia va avanti da tempo).
È successo ieri a Montecitorio che un ministro - Valditara, Istruzione - e l’Aula hanno bisticciato furiosamente intorno ad un tema delicatissimo, difficilissimo, foriero di scontri epici: l’educazione sessuale-sentimentale nelle scuole. Sinistra e destra da mesi si scontrano dalle rispettive barricate che distano milioni di chilometri. «Siete sessuofobici, avete paura della libertà sessuale, osteggiate la lotta al femminicidio» è l’accusa della sinistra verso la destra. «E voi strumentalizzate il femminicidio per ragioni politiche, vergognatevi». È stata l’accorata, polemica, irritualissima risposta del ministro Valditara. Bagarre, appunto. Offesa al Parlamento, è stata la protesta di deputati e, soprattutto, deputate dell’opposizione: «Lei non è degno di stare in questo Parlamento che rappresenta il Paese e a cui deve la fiducia». Violentissima reazione, interventi in massa dai banchi della sinistra. Consigliato dai suoi, Valditara ha chiesto scusa («Se ho offeso qualcuno, mi dispiace, non mi rivolgevo a voi personalmente, era un’affermazione politica») ma poi ha commesso un errore: ha alzato i tacchi e se ne è andato, lasciando al suo posto un sottosegretario. Altra bagarre.
Sono tanti i punti che dividono maggioranza e opposizione. La sinistra vorrebbe l’educazione sessuale anche all’asilo e alle elementari. La maggioranza no, anche se si è in parte corretta: con un emendamento della Lega l’insegnamento sessuo-sentimentale è stato esteso alle scuole medie, e non solo alle superiori come inizialmente previsto.
In ogni caso, è sempre obbligatorio ottenere il consenso informato da parte dei genitori dei ragazzi (e i maggiorenni dell’ultimo anno?) che devono sapere di cosa si parlerà in classe e quale materiale didattico verrà utilizzato. Questa norma per la sinistra è censura, per la destra è normale ricorso alla potestà educativa della famiglia e dei genitori. Scatenatissime le deputate di M5S, Pd e Avs: «Il governo è fuori dal mondo». Risposta del ministro: «Non è vero, nelle linee generali della scuola è prevista l’educazione alle relazioni, al rispetto, al contrasto alle violenze di genere» ma «non possiamo rinunciare alla responsabilità genitoriale su questo punto in un’ottica di collaborazione scuola-famiglia».
Altro punto dolentissimo: la sinistra non vuole che, nelle nuove ore curricolari, vengano invitati a parlare a scuola esponenti di associazioni e movimenti «regressivi»: nomi non se ne fanno ma è chiaro che viene compreso in questo aggettivo tutto il mondo dei «pro vita» che viene considerato dall’opposizioni espressione di «una cultura arcaica» che di fondo «legittima una cultura patriarcale» e dunque «la violenza tra i generi» e infine «il femminicidio» . È stato di fronte a questa sequela di accuse che il viso di Valditara si è imporporato, la voce si è strozzata, ed è partito l’attacco: «Vergognatevi» con più di un punto esclamativo. Conclusione: le opposizioni provano a questo punto lo strumento dell’ostruzionismo (se ne era quasi persa la memoria, ci sono deputati di prima legislatura che non lo hanno mai visto in azione) per far slittare i tempi dell’approvazione. Vedremo come reagiranno maggioranza e governo.
Nel frattempo sono arrivate le ultime notizie dal fortino assediato del Garante per la privacy: contrordine, i quattro commissari messi sotto accusa da «Report» e da mezzo mondo politico non hanno alcuna intenzione di mollare la presa: restano al loro posto «per difendere l’indipendenza dell’Autorità» ha dichiarato orgogliosamente il presidente professor Scanzione.
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