Cosa ci dice il Pakistan devastato dalle piogge

In Pakistan una stagione di monsoni senza precedenti ha provocato un’immensa tragedia che non ha avuto grande risalto sui media, come invece avrebbe meritato. Quasi la metà del Paese asiatico è sotto acqua, almeno 33 milioni di persone sono sfollate (di cui 6,4 milioni in condizioni di bisogno estremo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità) e si registrano finora 1.200 morti: un terzo erano bambini.

I minori uccisi dagli allagamenti sono infatti 399: una strage. A queste cifre si aggiungono le conseguenze economiche e le ripercussioni sul piano della disponibilità alimentare per i 220 milioni di pachistani, già prostrati da un’inflazione al 24%. Finora 287mila abitazioni sono andate completamente distrutte e altre 662mila in modo parziale; 17.566 gli edifici scolastici rasi al suolo o lesionati. Il disastro ha fatto arretrare il Paese asiatico di quasi un decennio in termini di sviluppo economico e la stima di 10 miliardi di dollari di danni attende di essere aggiornata.

A dare un’idea della situazione sono i dati pluviometrici: 190% in più della media delle precipitazioni degli ultimi trent’anni nel periodo giugno-agosto; addirittura il 466% in più nella provincia meridionale del Sindh, la più colpita. Il Pakistan non riesce a contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici per carenze strutturali e cronica mancanza di fondi. È stato classificato come uno degli Stati più vulnerabili ai peggioramenti del clima, pur contribuendo a meno dell’1% delle emissioni globali di gas serra. La situazione, secondo le previsioni, è destinata a peggiorare nei prossimi giorni e settimane, quando le forti piogge continueranno a colpire le regioni già allagate. Secondo il parere di molti esperti, le alluvioni che stanno devastando il Pakistan in questa estate sono da collegare direttamente al cambiamento climatico: il Paese starebbe soffrendo le conseguenze delle pratiche ambientali irresponsabili delle altre parti del mondo. Della stessa opinione è la ministra dei Cambiamenti climatici, Sherry Rehman, che ha voluto sottolineare come questo oceano d’acqua che sommerge interi quartieri sia «l’evento più mostruoso degli ultimi decenni. Gli effetti del cambiamento climatico sono alle nostre porte».Una catastrofe meteorologica in corso da giugno, soprattutto nelle zone settentrionali del Pakistan, che è la conseguenza dello scioglimento accelerato dei ghiacciai dovuto ai cambiamenti del clima e a una stagione monsonica anomala. In genere questa manifestazione dura da giugno a settembre ed è fondamentale per l’irrigazione delle piantagioni e per ricostituire le risorse idriche del subcontinente indiano. Ma quest’anno, invece di rallentare a metà agosto, le piogge monsoniche hanno raddoppiato la propria intensità.

Questa immensa tragedia ci dice due cose: la prima sconfessa ancora una volta la tesi negazionista dei cambiamenti climatici che noi sperimentiamo attraverso temperature tropicali d’estate, siccità e assenza di neve, morti. Altrove accadono stragi di dimensioni inaudite. La seconda considerazione riguarda la nascita di una categoria di migranti, quelli climatici, persone che hanno perso tutto in seguito a fenomeni atmosferici violenti o sono alla fame per la siccità (condizione che riguarda 20 milioni di abitanti nel solo Corno d’Africa).

La maggior parte cerca rifugio in Stati vicini a quelli di residenza, altri provano a raggiungere l’Europa. Entro la fine del secolo in generale cresceranno del 200% rispetto a ora. Potrebbero essere 216 milioni nel 2050. Per i cambiamenti climatici in alcune aree del mondo si può morire come in una guerra.

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