Democrazia e libertà, il dilemma delle regole

MONDO. Sembra periferia dell’Occidente, ma la Romania rappresenta, con le elezioni presidenziali che si concluderanno domenica prossima, un test centrale sullo stato di salute della democrazia, in questa convulsa fase storica.

A Bucarest, alcuni mesi fa, si è verificato qualcosa di inquietante per la democrazia liberale nel mondo. Un chiaro vincitore delle elezioni, Calin Georgescu, putiniano nazionalista, è stato dichiarato decaduto dalla Corte Costituzionale, sostanzialmente per avere ingannato gli elettori (circa il 40%!) grazie alla propaganda russa, le cui prove sono state mostrate anche a livello penale. Da qui l’annullamento del voto e la riapertura delle urne, avvenuta in prima battuta il 7 maggio. E stavolta ha vinto George Simion, che ha ripreso gli stessi voti di Georgescu e lo vuole proporre come primo ministro, nonostante la maggioranza parlamentare filoeuropeista dell’attuale governo. Occorrerebbero manipolazioni varie, a cominciare da una «vendetta» sulla Corte Costituzionale.

Ad opporsi a Simion – appoggiato da Giorgia Meloni, ammiratore di Trump, un pò meno di Putin (la Romania confina con l’Ucraina) – sarà con la metà dei voti Nicusor Dan, sindaco di Bucarest e indipendente, moderato e competente (cose che di questi tempi non vengono molto premiate). Per vincere dovrebbe fare un piccolo miracolo. Vedremo come andrà, ma il caso ci sembra più in generale interessante, perché la destituzione a tavolino di un netto vincitore delle elezioni non è un caso isolato.

La situazione in Francia e Germania

In Francia, la corsa alla Presidenza della Repubblica di Marine Le Pen è stata bloccata da una sentenza che ne impedisce la candidatura e avendo un consenso popolare molto forte non si può restare indifferenti, qualunque cosa si pensi dell’amica di Salvini.

In Germania c’è un terzo caso che fa riflettere: la denuncia di Afd (dossier di 1000 pagine dei servizi segreti!), secondo partito del Paese, come organizzazione «estremista» (che cosa significa? Chi lo stabilisce?) potenzialmente escludibile dal Parlamento, dove ha recentemente portato il suo 20%, addirittura maggioritario in molti lander dell’Est. Per ogni vero democratico, la questione è lacerante.

Se per l’Italia la norma transitoria che vieta la ricostituzione del partito fascista è più di principio che realtà, in Spagna vi sono state delibere formali contro i fiancheggiatori dell’Eta e in Israele la riforma illiberale della Magistratura è stata resa possibile da una norma costituzionale antirazzista e anti-anarchica. Negli Usa nessuno ha invece avuto il coraggio di fermare Donald Trump per il tentativo di golpe e anzi ben quattro procedimenti giudiziari sono stati congelati al momento della sua rielezione. Come regolarsi con i nemici della democrazia quando da una proclamazione astratta si passa ad una scelta concreta è questione assai difficile da dirimere. La democrazia non può forzare la sua regola chiave, quella dello Stato di diritto, anche quando è in pericolo. Non la pensava così il costituzionalista Karl Loewenstein, teorico della «democrazia militante», disposto a cancellare con regole varie i movimenti che vogliono distruggerla, e lo stesso liberale Karl Popper non escludeva interventi contro chi sovverte le basi della democrazia, ma dopo di lui il neo liberale John Rawls distingueva tra la teorizzazione e la pratica antidemocratica. Norberto Bobbio giudicava «eticamente povero» un simile comportamento anche perché suscita ancor maggiore ostilità. Si vedano i romeni seguaci di Georgescu.

Resta il fatto che, nel mondo della post verità, filosofia e politologia contano davvero poco. Gli assalitori di Capitol Hill si sentivano legittimati da una pretesa truffa altrui.Certo è dura per un democratico reprimere movimenti eletti, e accontentarsi della buona strada indicata dai padri nobili liberali: dimostrare con i fatti la superiorità della democrazia e della libertà. Le peggiori dittature sono nate in contesti democratici con il voto regolare. Certo che se poi persino dei parlamentari del più rigoroso dei popoli, quello tedesco, bocciano nel segreto dell’urna il Cancelliere faticosamente designato per ragioni di «dispetto democratico», si lavora davvero per i propri nemici.

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