Due caserme, l’Università e una città viva e dolce

C’è chi ancora pensa al campus universitario agli ex Riuniti come un’occasione persa, facendo finta di non sapere che l’operazione avrebbe ingessato (nella migliore delle ipotesi) i conti dell’Ateneo per sempre, come più e più volte detto dall’allora rettore Alberto Castoldi, con l’onestà intellettuale che gli era propria. Il modello di un’Università diffusa, cioè con sedi in più punti della città, nasce in quel contesto e con l’intesa (faticosamente) raggiunta giovedì 6 ottobre sul comparto Montelungo-Colleoni prende finalmente una forma definitiva.

E porta l’università davvero nella città, e viceversa. Se per decenni le caserme, in quanto tali, sono state un voluminoso e ingombrante corpo estraneo, il loro recupero e soprattutto le nuove funzioni segnano una svolta. Da un lato diventeranno un punto fermo per gli studenti, forti dei loro 400 posti letto, dall’altro un posto da vivere durante e oltre le normali attività didattiche.

Non uno spazio chiuso, ma un importante elemento di ricucitura. Ora come ora difficilmente la percezione del centro va oltre via Tasso: l’abitudine, forse la mancanza di funzioni attrattive e la forte presenza di quelle pubbliche l’ha penalizzata. Solo una minima parte di chi arriva fino a San Bartolomeo prosegue oltre, ed è davvero un peccato. A scanso di equivoci la dotazione di parcheggi c’entra poco: chi nell’ambito di un centro urbano ragiona ancora così pare purtroppo destinato a venire superato dalla realtà.

Qualcosa però in questi anni si sta muovendo: il restyling del Sentierone, finalmente davvero pedonalizzato, la sistemazione di Piazza Dante (molto più vissuta di prima) e la trasformazione in corso sul lato di piazza Matteotti hanno ridisegnato in modo importante questa parte del centro. Magari con soluzioni prevalentemente conservative, nel senso che forse manca un vero segno dei tempi, una testimonianza di contemporaneità, ma il risultato è più che apprezzabile. Ora bisogna andare oltre, portare cioè gente anche in quella parte della città non meno bella ma finora meno vissuta. In via Tasso sta procedendo (con gli inevitabili disagi) il restyling dell’ Hotel Commercio: con il suo bar affacciato sulla via e l’offerta ricettiva nel chiostro si avvia a diventare un nuovo polo attrattivo, il primo passo verso quell’estensione del centro che può comprendere – perché no – anche la riqualificazione a uso abitativo dell’ex sede Italcementi, appena iniziata.

E ancora, il passaggio da via Pignolo tramite l’ex Principe di Napoli al parco Marenzi e da qui alla Montelungo e al parco Suardi. Quest’ultimo collegato a sua volta alla Gamec tramite gli orti di San Tomaso (ceduti al Comune nell’ambito della riqualificazione delle ex Canossiane) e a quella Carrara attesa da un nuovo assetto e, si spera, da prospettive migliori. Senza dimenticare la trasformazione del Palasport destinato a diventare la nuova Gamec, quello dello stadio e pure Chorus Life che sembra lontano ma non lo è, e può contare su un’importante dotazione di parcheggi.

In tutto questo disegno (perché di questo si tratta) l’università gioca un ruolo da pivot: fisico con la riqualificazione delle ex caserme e ideale con la forza delle idee dei suoi giovani, i più inclini al cambiamento. Un disegno che tra le altre cose si salda con la possibilità di raggiungere a piedi attraverso la Noca le sedi di Sant’Agostino e del Collegio Baroni. Tutto senza usare mezzi privati, ma solo con una mobilità dolce. Sembra incredibile, ma si potrà arrivare da Città Alta a via Tasso e da qui a piazza Pontida attraverso percorsi completamente pedonali. E non è un sogno, ma qualcosa per la prima volta davvero a portata di mano. A tanto così da una realtà che a volte sale in cattedra e sa sorprendere.

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