Evasione, il mostro perde colpi ma non basta

ECONOMIA. Il commento sui dati dell’evasione fiscale forniti nei giorni scorsi dal Ministero, riferiti al 2021, provoca un classico caso di scelta tra bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto.

La lettura è dolente se pensiamo alla mole complessiva del fenomeno. La cifra del «gap» tra quanto dovuto e quanto pagato è di ben 83,6 miliardi (la manovra di bilancio di quest’anno è stata di 24 miliardi, poco più di un terzo). Ma in economia sono molto importanti i trend, e occorre allora osservare che dal 2017, questo valore è in discesa. Nei dibattiti tv si semplifica dicendo che l’evasione vale più di 100 miliardi e infatti il livello 2017 era 108,5, ed è rimasto sopra 100 per altri due anni (103,2 e 100,4), ma nel 2020, anno pandemico, è finalmente calato e il salto in giù è stato fino a 86,3. La vera buona notizia (consoliamoci) è che l’anno dopo, anno del rimbalzo, si è scesi ancora, a quota 83,6.

Tanto, tantissimo, intendiamoci, ma per avere un riferimento basti dire che il PNRR ci chiedeva per il 2024 un rapporto tra chiesto e versato in diminuzione del 15% e siamo in anticipo di ben tre anni con il rapporto 15,3%. Eravamo 7 punti sopra cinque anni prima.

Bicchiere mezzo pieno, allora? A raffreddare l’entusiasmo sono altre cifre. La madre di tutti i problemi è nel nostro Paese il sommerso, altro caso da misurare col bicchiere, perché molti lo descrivono come un ammortizzatore sociale, come dimostra l’esistenza del fenomeno anche in altri Paesi, ma con molte decine di numeri percentuali in meno… Da noi il dato, in questo caso, cresce: 16,5 miliardi in più per un totale di ben 173,9, quasi il 10% dell’intero Pil.

Come affrontarlo? Innanzitutto, smettendola con l’indulgenza che ancora questo stesso Governo ha mostrato nei momenti in cui – di fronte alle platee plaudenti di amici – si è lasciato andare, prendendosela con il termometro anziché con la malattia.

Ma soprattutto occorre usare gli strumenti tecnologici che in verità c’erano già da tanti anni. Dopo che i Governi Renzi e Gentiloni hanno puntato decisamente sulle fatture elettroniche, senza passi indietro dei governi Conte e Draghi, gli effetti sono positivi e ne gode il Governo Meloni.

Dove funzionano gli automatismi, l’economia sommersa ha perso i pezzi. Tra il 2020 e il 2021 scende di quasi 4 miliardi l’evasione dell’Iva, con un ruolo in questo caso utile della partita superbonus che, con l’adozione dei pur astrusi riscontri «parlanti», ha obbligato persino i truffatori a pagare l’Iva. Qui i margini di crescita sono peraltro ancora molto elevati, perché all’interno dell’evasione, là dove scatta non il digitale ma la discrezionalità, c’è oltre il 50% di evasione ancora in atto.

Se la tecnologia non arriva con la sua neutralità, c’è spazio per la delinquenza fiscale, ad esempio nel lavoro nero, dove è doloroso constatare (talvolta a valle di gravi incidenti) quanto la pratica di non registrazione dei contributi è diffusa, anche se agricoltura e costruzioni segnano progressi sia pur piccoli.

La nota dolente è ancora l’IRPEF, anch’essa oggetto di forzature molto devianti. Qui siamo sopra i 30 di quegli 84 miliardi complessivi (meno pesante, ma resistente il gap in casa Ires, Irap, accise e Rai), ma il nuovo campo di esercizio dell’evasione rischia di diventare sempre più la tassazione cosiddetta «flat», alla faccia della teoria che tasse più basse dovrebbero incoraggiare la regolarità fiscale. La danza di molti autonomi sotto/sopra la soglia piatta, o altri espedienti societari, facilitano evasioni in prospettiva preoccupanti.

Qualcosa anche nell’attuale legge di bilancio è stato introdotto per scoraggiare o far emergere, ma occorre forte tenuta politica e il periodo elettorale di alta competizione tra i partiti non facilita certo orizzonti confortanti. Più fortuna hanno i condoni, nuovamente proposti anche in questa legislatura.

E pensare che, anche solo dimezzando quel macigno che vale oggi quasi 84 miliardi, potremmo sconfiggere i mostri della nostra finanza pubblica: parametri di Maastricht da rispettare, e debito.

Per dare giustizia alle imprese serie, ai dipendenti e ai pensionati.

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