Finalmente parole nette su crimini e ingiustizie

MONDO. Possiamo dirlo? Finalmente. E dev’essere motivo di orgoglio per noi italiani che a tracciare, finalmente, un’analisi politica di alto livello e a pronunciare un toccante appello alla coscienza di tutti, sideralmente lontani dalla piccola e tragica speculazione dei nazionalismi quotidiani, sia stato Sergio Mattarella, il Presidente della nostra Repubblica.

Al culmine di una visita di due giorni nella Germania Federale, Mattarella ha scandito al Parlamento tedesco, nella Giornata del lutto nazionale, parole che lasciano il segno e tracciano di fatto il programma morale per uscire da questa crisi globale che ha come drammatica quinta finale l’olocausto nucleare.

Dopo aver ricordato i grandi massacri delle due guerre mondiali, il Presidente si è chiesto come sia possibile che tutto ciò possa ripetersi («Di nuovo guerra. Di nuovo razzismo. Di nuovo grandi disuguaglianze. Di nuovo violenza. Di nuovo aggressione»), soprattutto dopo un Novecento che «con lo sviluppo della industrializzazione della morte, ha trasformato la tragedia dei soldati in tragedia dei popoli»: oggi il volto della guerra «non si riflette soltanto in quello del combattente, ma diviene quello del bambino, della madre, dell’anziano senza difesa», una guerra che non persegue più la vittoria sul nemico ma l’annientamento del nemico.

Guerre per l’annientamento del nemico

E qui Mattarella scandisce: «È quanto accade, oggi, a Kiev, a Gaza». Forte della propria autorevolezza, nel cuore dell’Europa che sente crescere l’affanno del generoso impegno per l’Ucraina e che si è di fatto disinteressata dei massacri di Israele, nel tempio politico della

«Nessuna “circostanza eccezionale” può giustificare l’ingiustificabile»

Germania che è stata forse il Paese più allineato alle scelte politiche di Gerusalemme, Mattarella allinea le due più grandi crisi contemporanee in nome di un irrinunciabile ripudio allo spirito ferino della guerra: «Nessuna “circostanza eccezionale” può giustificare l’ingiustificabile: i bombardamenti nelle aree abitate, l’uso cinico della fame contro le popolazioni, la violenza sessuale. La caduta della distinzione tra civili e combattenti colpisce al cuore lo stesso principio di umanità. È l’applicazione sistematica della ignobile pratica della rappresaglia contro gli innocenti».

I nuovi dottor Stranamore

Un desiderio di supremazia a tutti i costi, una volontà di dominio che «i nuovi dottor Stranamore» vorrebbero appoggiare alla minaccia finale, quella della bomba atomica, in un pianeta dove «il Trattato del 1997 che mette al bando gli esperimenti nucleari non ha visto ancora la ratifica da parte di Cina, India, Pakistan, Corea del Nord, Israele, Iran, Egitto, Stati Uniti, mentre la Russia ha ritirato la sua nel 2023».

Le vie per la pace

Fin qui l’analisi, e anche l’accusa. Però Mattarella non si abbandona alla mera descrizione del triste presente, a una condanna senza sbocchi. «La pace non è frutto di rassegnazione», scandisce. Ripartire si può, e proprio dall’antico sogno che dopo la prima guerra mondiale fece nascere la Società delle Nazioni e dopo la seconda le Nazioni Unite: eliminare tutte le guerre, «costruire e preservare la pace» attraverso la cooperazione tra Stati regolata e garantita dalle istituzioni multilaterali.

Nell’epoca in cui l’Onu pare impantanato tra una crisi acutissima e un progetto di riforma che non avanza, quello di Mattarella è un assist di grande importanza. Soprattutto perché è accompagnato dalla citazione di un organismo che l’arroganza odierna del potere cerca in ogni modo di disconoscere quando non di demolire: la Corte penale internazionale, l’organismo con sede all’Aja che ha spiccato mandati d’arresto contro Vladimir Putin e Benjamin Netanyahu e che gli Stati Uniti vogliono bloccare con le sanzioni, perseguitando anche i suoi esponenti.

Non è una citazione secondaria. Vuol dire che nel mondo che ripudia la guerra e cerca di costruire la pace, dev’esserci spazio anche per un giudizio: chi sanguinosamente offende l’umanità deve sapere che non ci sarà copertura politica o spettro nucleare a salvarlo dalla condanna del mondo, che potrà forse sfuggire all’azione dei magistrati internazionali ma non allo sguardo delle vittime e alla memoria dei sopravvissuti, non alla reazione dei popoli che non vogliono accettare la deriva di violenza che, nel corso dell’era moderna, ci ha fatto man mano regredire verso progetti di genocidio e di guerra atomica.

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