Finte emergenze e lotta alle Ong

Prima o poi qualcuno dal governo dovrà spiegare la differenza tra migranti tratti in salvo dalle navi delle Ong e quelli soccorsi dalle navi militari italiane, dalla Guardia Costiera, dai mercantili commerciali battenti varie bandiere.

Mentre ancora a qualche centinaia di migranti veniva impedito lo sbarco dalle imbarcazioni delle Ong, ad Augusta e a Pozzallo senza alcun problema scenderanno quelli soccorsi dalla Guardia Costiera italiana e da tre mercantili civili. Invece per le Ong c’è prima il calvario dell’attesa di un porto sicuro, poi la selezione e il rilascio del «carico residuale». Il ministro dell’Interno ha selezionato la categoria dei «fragili» come se non fossero tutti fragili coloro che rischiano la vita in mare per sottrarsi alla fame e alla guerra. Sul «carico residuale» ha detto ieri mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Jonio e vice-presidente dei vescovi italiani: «Non possiamo permettere che vengano trattati come scarti, carico residuale, e non come persone». Sulla «selezione» va ricordato che veniva fatta sul molo ferroviario di Birkenau e in tempi più recenti dal generale Ratko Mladic a Srebrenica. Le parole sono importanti e se ne dovrebbe evitare un uso ambiguo, almeno a difesa della comune umanità e di una drammatica memoria collettiva.

C’è poi un’altra parola, emergenza, che va trattata con cura. Sembra che appena insediato il governo abbia dovuto far fronte all’«emergenza sbarchi». Ma non è così. Dell’«emergenza sbarchi» si fa uso politico, rieditando la guerra alle Ong. Qui è il punto. Dal 22 ottobre, giuramento del governo Meloni, ad oggi le navi delle Ong internazionali hanno soccorso circa mille persone, mentre nello stesso periodo sono sbarcati in Italia circa 11mila migranti. Quindi le Ong salvano dal mare meno del 10 per cento dei migranti. Eppure su una quota residua si innescano le polemiche, si applicano linguaggi vergognosi e regole al limite della tollerabilità giuridica del diritto del mare, costringendo le Ong a ricorsi, che finora hanno sempre vinto, con dispendio di tempo e denaro soprattutto per lo Stato.

I dati ufficiali del ministero dell’Interno sono molto chiari e dimostrano che non c’è alcuna emergenza. Tuttavia sulla questione dei migranti abbondano le bugie, anzi le fake news, come oggi si preferisce dire. La questione delle bandiere delle navi soccorritrici è una di queste. Alle imbarcazioni delle Ong che battono bandiera tedesca e norvegese si consiglia, tra gli applausi di un’opinione pubblica che non conosce il tema, di attraccare a casa loro. Ma nessuno ha chiesto al cargo battente bandiera delle Isole Marshall che ha salvato migranti la scorsa settimana, sbarcato in Sicilia, di far rotta verso il Pacifico. Poi c’è chi arriva in modo autonomo con barche a vela. Le ultime due sono attraccate a Roccella Ionica, due giorni fa, con 150 persone a bordo nel silenzio generale. Ma il ministro va all’attacco delle Ong e impedisce a 35 persone (trentacinque!) della SOS Humanity 1 considerate non vulnerabili di scendere.

Insomma c’è qualcosa che non quadra. Dalla fine della pandemia gli arrivi sono aumentati, ma quelli salvati dalle Ong sono rimasti pressoché identici, circa il 10 per cento. Fare la voce grossa con l’Europa per richiedere il loro ricollocamento non serve, perché il problema non sta lì. Anzi può essere un alibi, essendo pochissimi.

Così come è una bugia che l’Europa non ci aiuta. Noi siamo il Paese che accoglie meno rifugiati, solo Ungheria e Polonia fanno peggio di noi. Ma Varsavia si è riscattata con i profughi ucraini. Dall’Italia tra il 2014 e il 2018 sono andati via circa 400mila immigrati. L’Europa, sulla base delle norme di Dublino, ci ha chiesto il ricollocamento di circa 197mila persone, ma noi ne abbiamo riprese solo 24mila, cioè più o meno il 6 per cento. Anche noi violiamo gagliardamente le norme di Dublino, che chiediamo agli altri di onorare. Secondo l’Unhcr in Italia ci sono 191mila rifugiati e 53mila persone che hanno richiesto asilo contro un milione mezzo di rifugiati e 232mila richiedenti asilo della Germania. La maglia nera va all’Ungheria che respinge tutte le richieste di asilo. L’ultima falsità riguarda i clandestini. Non è vero che aumentano, il numero stimato (5 per cento del totale) è costante da quasi dieci anni.

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